Cristian Sciacca 16 settembre 2013
Come fanno gli americani i road movie non li fa nessuno. Per quantità è qualità, non c’è confronto col resto del mondo: le strade a stelle e strisce sono sempre state quelle più battute dal cinema, vuoi per il valore immaginifico dei loro itinerari, vuoi perché il genere in fondo l’hanno inventato Frank Capra e i suoi nipoti. Il road movie, insomma, proprio come i blue-jeans o i drive-in, è tutta roba yankee, anche se sempre più spesso preso in prestito (con risultati a volte eccellenti, altri giusto parodici) da noi europei. È poi un canovaccio adottato da più di un decennio quello di applicare la comicità, preferibilmente demenziale, alla confezione da road trip, come se ogni miglio percorso corrispondesse ad una gag da proporre. Non fa di certo eccezione Come ti spaccio la famiglia, l’ultimo rappresentante del genere, il cui titolo italiano (che traduce l’originale We’re the Millers), nella sua bruttezza, basterebbe per esplicare l’intero plot: David Clark (Jason Sudeikis) è un piccolo trafficante di erba, che ad un certo punto si trova nei guai per via di un debito col suo fornitore Brad (Ed Helms, lo Stu di Una notte da leoni). Per salvare la pelle, David è costretto ad accettare la proposta di Brad: fare da corriere trasportando un’ingente partita di marijuana dal Messico agli USA, a bordo di un camper. Per non dare nell’occhio ed evitare rogne al confine, David ha un’idea: farsi accompagnare da una finta famiglia, messa su per l’occasione: la spogliarellista Rose (la moglie, Jennifer Aniston), l’adolescente disadattata Casey (la figlia) e il diciottenne imbranato Kenny (il figlio). La famiglia Miller, appunto.
Com’è facile dedurre dalla trama, Come ti spaccio la famiglia fa dell’equivoco un cavallo di battaglia: le gag e le situazioni al limite dell’assurdo (e spesso e volentieri a sfondo sessuale) trovano un alleato fedele ed efficace nell’ambiguità dei rapporti all’interno della famiglia Miller, specie quando si incontrano lungo il cammino altri personaggi (esilaranti in tal senso le sequenze all’interno della roulotte dei Fitzgerald). Nonostante la lunga durata per un’opera del genere (110′) le situazioni comiche funzionano, proponendosi in maniera ciclica e puntando spesso sul politicamente scorretto, grazie anche alla brillante regia di Rawson Marshall Thurber, un nome che non dirà molto al grande pubblico, ma che aveva già dimostrato di saperci fare con Palle al balzo, pellicola tutta da ridere dove Ben Stiller e Vince Vaughn si prendevano a pallonate giocando a dodgeball. Indubbiamente debitore del filone che vede tra i suoi leader i fratelli Farrelly, Judd Apatow e Todd Phillips, il film di Thurber non brilla certo per originalità, questo appare chiaro sin dal primo momento, non tanto per la folta presenza nel cast di interpreti e caratteristi presenti in vari prodotti del genere (su tutti Luis Guzmán, nel ruolo di un “pittoresco” poliziotto) quanto per la costruzione circolare della trama e per il ricorso ad espedienti narrativi un po’ abusati (il guasto al motore quando sembra fatta, per dirne uno).
Non che ci si aspettasse una sperimentazione spinta, sia chiaro, solo si avverte la sensazione che We’re the Millers non riesca ad andare fino in fondo nonostante il suo approccio irriverente e senza censure, un po’ come se Thurber ogni tanto sollevasse il piede dall’acceleratore. Nota di merito per il casting, che riesce a creare un’inaspettata amalgama tra due attori non eccellenti, come Sudeikis (spalla di Owen Wilson in Libera uscita dei Farrelly) e la Aniston (mai così sexy, vedrete) giovando inoltre del contributo dei giovani Emma Roberts e Will Poulter. Come ti spaccio la famiglia insomma, pur senza eccellere, raggiunge l’obiettivo. È ben lontano dal rappresentare una ventata d’aria fresca, ma anche dall’essere solo tempo perso. E di questi tempi è pur qualcosa.