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Come ti vedo il transito da Terra

Creato il 01 dicembre 2014 da Media Inaf
Terra_55Cancrie

La L’immagine illustra una simulazione del transito di 55 Cancri-e davanti alla sua stella ospite 55 Cancri A, in confronto con il transito della Terra e Giove nel caso del Sole. Credit: J. Rowe, NASA, SETI, J. Matthews, UBC

La caccia ai pianeti extrasolari si fa anche da Terra. Se infatti fino ad ora la ricerca di esopianeti avveniva prevalentemente con telescopi spaziali come Kepler e da Terra grazie allo spettrografo HARPS, ora un gruppo di ricercatori ha dimostrato che, nonostante le turbolenze prodotte dall’atmosfera terrestre, si possono scoprire pianeti extrasolari anche molto piccoli usando la tecnica del transito.

I ricercatori, infatti, hanno eseguito le osservazioni con lo strumento Nordic Optical Telescope, un modesto telescopio di 2,5m situato sull’isola di La Palma, in Spagna, mentre le precedenti osservazioni di 55 Cancri-e sono state effettuate con i telescopi spaziali. Durante il suo transito, il pianeta passa davanti la sua stella ospite, 55 Cancri che si trova a quasi 41 anni luce nella costellazione del Cancro e visibile ad occhio nudo, bloccando una minima frazione della luce stellare pari a 1/2000, equivalente allo 0,05%, per quasi due ore. “Le nostre osservazioni dimostrano che possiamo rivelare i transiti di pianeti molto piccoli utilizzando i telescopi terrestri”, spiega Ernst de Mooij della Queen’s University di Belfast, in Inghilterra, e autore principale della ricerca. “Si tratta di un risultato particolarmente importante poiché le prossime missioni spaziali, quali TESS e PLATO, dovrebbero essere in grado di identificare numerosi pianeti di tipo terrestre attorno alle rispettive stelle ospiti”. TESS è una missione della NASA il cui lancio è previsto nel 2017 mentre PLATO è una missione dell’ESA il cui lancio è in programma per il 2024. Lo scopo di entrambe le missioni spaziali sarà la ricerca di pianeti terrestri con il metodo del transito.

“E’ davvero significativo ciò che possiamo fare spingendo al limite gli strumenti che abbiamo a disposizione a dispetto delle difficoltà che pone la turbolenza atmosferica dovuta al nostro pianeta”, dice il professor Ray Jayawardhana della York University, a Toronto, e co-autore dello studio. “Le osservazioni come queste stanno aprendo una nuova strada man mano che tentiamo di trovare segni di vita su altri mondi alieni. L’identificazione di una pianeta su distanze dell’ordine di decine di anni luce non è immediato ma può essere fatto con la giusta tecnica e con un po’ di ingegno”.

Il pianeta 55 Cancri-e è 2-3 volte più grande e circa 8 volte più massiccio della Terra, simile a Nettuno, ha un periodo orbitale di 18 ore ed è il più interno dei cinque pianeti che formano il sistema planetario. A causa della sua vicinanza alla stella, sul pianeta fa molto caldo al punto che la temperatura superficiale della parte esposta alla stella supera i 1700 gradi Celsius, cioè tale da fondere il metallo. Inoltre, non c’è bisogno di dire che le condizioni estreme non sono adatte per la vita. Identificato inizialmente nel 2004 attraverso le variazioni della velocità radiale della sua stella, il pianeta è stato poi confermato osservando il suo transito davanti alla stella madre con i telescopi MOST e Spitzer. Finora, solo il transito di un’altra super-Terra, GJ 1214b che orbita attorno ad una nana rossa, era stato rivelato con telescopi situati a terra.

Nonostante la turbolenza atmosferica del nostro pianeta renda estremamente difficili tali osservazioni, il successo ottenuto dai ricercatori nel caso di 55 Cancri-e apre nuove prospettive verso la ricerca di altri pianeti di tipo terrestre per le future osservazioni del cielo. Il passo successivo sarà ora quello di analizzare l’atmosfera del pianeta per vedere se sono presenti tracce riconducibili alla presenza di molecole d’acqua.

E se tutto ciò è possibile con telescopi di piccole dimensioni, immaginiamo cosa sarà possibile fare con l’E-ELT dell’ESO, il megatelescopio ottico del diametro di 40 metri, in costruzione in Cile.

Fonte: Media INAF | Scritto da Corrado Ruscica


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