
Parallelamente, le aziende sono indirettamente finanziate dalla ristretta cerchia di grandi fornitori che vantano crediti per decine, se non centinaia, di milioni di euro. A prima vista, sembrerebbe incomprensibile che degli imprenditori privati, che sono costretti dalle dure leggi del mercato a tenere in ordine i loro conti, accettino, senza troppi disagi, di attendere anni per vedersi liquidare le loro fatture. La situazione, invece, ha le sue perverse spiegazioni. Gli imprenditori che operano principalmente nel settore trasporti, in quello ferroviario in particolare, hanno un mercato molto ristretto a cui offrire i loro prodotti e servizi. Si tratta, per lo più, di imprese a così alta specializzazione che il loro mercato ha dimensioni ridotte alle sole aziende di trasporto pubblico. Questo regime oligarchico rappresenta il loro concreto vantaggio competitivo ma anche il loro punto debole. Se il fornitore di binari o di traverse non lavora con le ferrovie locali, non lavora punto. La situazione di indebitamento cronico in cui si dibatte il settore, per certi versi, lega a doppio filo aziende di trasporto e loro fornitori abituali. Il sistema si adegua, così, alle difficoltà economiche, creando una paradossale situazione di dipendenza reciproca, ai limiti della insostenibilità e regolarità contabile. Le aziende fornitrici sanno in partenza che ciò che vendono oggi forse verrà regolato fra due/tre anni, ma preferiscono vendere a credito piuttosto che non vendere. Non vendere alle aziende indebitate significherebbe, infatti, chiudere bottega.
Ovviamente, fornitori così volenterosi nell’accettare biblici ritardi nei pagamenti, riescono a spuntare prezzi di vendita che sono intrinsecamente caricati da una sorta di interessi impliciti. Le aziende, da parte loro, si adeguano a queste richieste capestro, ben sapendo che il mercato fortemente oligarchico, non offre alternative. I fornitori, in sostanza, fanno una scommessa finanziaria sulla solvibilità di aziende che, in un modo o nell’altro, finiranno prima o poi per saldare i loro debiti. Inoltre, il meccanismo, funzionante con queste regole da anni, consente di tenere in vita le aziende fornitrici, perché esse incassano oggi le fatture di due anni fa e con questi incassi tengono in funzione il meccanismo stesso.
Come si capirà, la perversione del fenomeno può alimentare un sottobosco politico che fa pressioni, spesso indebite, indirizzate ad anticipare la liquidazione di una fattura piuttosto che un’altra. Anticipare anche solo di qualche mese una regolarizzazione, infatti, può voler dire aver vinto o meno la scommessa finanziaria che l’impresa fornitrice decise di giocare a suo tempo. Voci per nulla verificate, peraltro, indicano l’esistenza di strane modalità di finanziamento delle imprese fornitrici che, in qualche modo, potrebbero procacciarsi le risorse necessarie a reggere il gioco, agendo da preziose lavanderie per capitali bisognosi di accurata ripulitura.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli
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