Prendiamo in esame due racconti di Poe contenuti in “Tales of the Grotesque and the Arabesque”: “The Man who was used up” e “The Spectacles”.
Il Cunliffe, nella sua “Storia della letteratura americana”, considera questi due racconti “penosi e persino orribili”.
Effettivamente, la storia del soldato che appare aitante solo grazie a ritrovati tecnici, ma, in realtà, è così mutilato da sembrare “un grosso e buffissimo pacco”, e quella del miope che s’innamora di una donna che poi risulta essere la sua bisnonna, non sono grandi prove letterarie, non hanno niente della compattezza, della tensione, e della poesia dei racconti maggiori, ma sono tuttavia interessanti come documenti per uno studio sull’umorismo di Poe.
Il Cunliffe stesso, parlando dei racconti umoristici di Poe, ammette che
sono proprio le loro qualità negative che li rendono interessanti. Stridenti, sforzati, grotteschi, persino macabri, rivelano la passione dell’autore per i criptogrammi e l’artificio
“The Man who was Used up” ha come sottotitolo “A Tale of the late Bungaboo and Kickapoo Campaign”. Con questo sottotitolo, Poe può aver giocato sullo slogan delle elezioni presidenziali del 1840 “Typpcanoe and Tyler Too”, con cui la vittoria del generale Harrison su Tecumseh a Typpcanoe (1811) fu celebrata dai Whigs in un programma di revival del sentimento di unità nazionale. Il sottotitolo, dunque, indica la presenza di una pur lieve satira politica all’interno dell’umorismo di Poe.
Secondo David Galloway, la satira implicita nel racconto tende soprattutto a mettere in ridicolo la cieca fede nel progresso tecnologico dell’America contemporanea, attraverso l’immagine del generale Smith orrendamente mutilato dagli indiani e “ricostruito”, pezzo per pezzo, dalla tecnologia, persino negli organi vocali. Tuttavia, al di là della satira, ciò che interessa maggiormente Poe in questo racconto è proprio quello che risulta meno attraente per la critica, cioè la situazione orripilante della mutilazione. (Si confronti la scenetta delle prove teatrali nelle Georgia Scenes)
La comicità del racconto nasce immediatamente dal contrasto fra la prima impressione che l’io narrante ha del generale e l’ultima. Prima di venire a sapere delle mutilazioni, il narratore ammira ignaro questo uomo ricostruito tanto alla perfezione da apparirgli splendido e imponente. Nella descrizione che egli fa del generale, così come lo vede la prima volta, il linguaggio iperbolico porta a una comicità che si acuirà “retrospettivamente” alla fine del racconto, quando l’imbroglio sarà svelato.
La descrizione iperbolica della perfezione del generale è un esempio di comico del personaggio.
Le basette del generale Smith
were the handsomest pair of whiskers under the sun
La sua bocca era
utterly unequalled
I suoi denti erano
the most entirely even, and the most brilliantly white of all conceivable teeth.
Ognuno dei suo occhi ne valeva due di quelli della gente normale.
La descrizione del generale, comica di per sé, in virtù del comico dell’esagerazione, diventa addirittura esilarante per contrasto con l’altra descrizione iperbolica, quella finale.
There was a large and exceedingly odd looking bundle of something which lay close by my feet.
Aggettivi come “unequalled”, infatti, assumeranno un’accezione tutta particolare quando si scoprirà che molti degli organi del generale sono “ineguagliabili” perché finti e quindi non riscontrabili nella realtà comune. Analoga luce comica acquisterà la descrizione delle movenze rigide del generale. La sua “rectangular precision”, dapprima interpretata come dignità e compostezza di gesti, risulterà poi prodotta dal movimento d’ingranaggi meccanici e perciò “rettangolare” nel vero senso della parola!
Un’altra descrizione comica è quella dell’atteggiamento di Mr Sinivate, il quale, durante la conversazione
thought proper to put his finger on the side of his nose.
Oltre a essere comico il gesto in sé, è comica la notazione “thought proper” in quanto è impensabile che un gesto spontaneo, un vizio, venga compiuto volontariamente.
Il nome del generale “Brevet Brigadier General John A.B.C. Smith” è fonte di comicità. Il generale non viene mai chiamato semplicemente “generale Smith” ma sempre con tutti i suoi appellativi e prenomi. La ripetizione di un nome lungo è sempre stata comica, lo è maggiormente qui quando ci accorgiamo che a essere chiamato con tutti quei nomi non è che un grottesco fagotto senz’arti, dal momento della scoperta, infatti, l’io narrante comincerà a chiamarlo semplicemente “the thing”.
Il comico dei nomi è presente in tutto il racconto nei suoi vari aspetti. Abbiamo già accennato alla ripetizione comica di appellativi lunghi e pomposi. Un altro esempio è quella situazione comica che potremmo chiamare “del nome capito male”. Il generale Smith, infatti, continua assurdamente a chiamare il narratore “Mr Thompson”, nome che non è il suo.
Gli altri personaggi del racconto, poi, hanno tutti, chi più chi meno, nomi particolari, alcuni dal suono buffo come “Reverend Doctor Drummummup” e “Chiponchipino, the sculptor”, altri allusivo come “Mrs Pirouette” riferito a una donna che sta ballando.
continua…






