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Per festeggiare il ritorno, vi offro uno scorcio del mio salon-salle à manger in stile Royal Rwandan-Kenyan Lodge.
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Adoro viaggiare, ma soltanto se ho una casa. Cosi', in qualunque parte del mondo vada, la mia prima preoccupazione è quella di farmi un nido. Io sono fondamentalmente casalingo. Nella mia casa sto benissimo, quando l'ho arredata come voglio e ho tutto quello che mi serve. Adoro fare i lavori domestici, cucinare, coltivare il giardino, occuparmi delle bestie e dei bambini. Esco solo per divertirmi.
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Ecco la salle à manger
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Questo per dire che per me il ritorno a casa è la parte più dolce di un viaggio. E' fantastico arrivare a casa e trovare i boy sorridenti, i cani scondinzolanti, la mia poltrona preferita, la mia musica, i numeri arretrati del New Times che i boy hanno diligentemente comprato durante la mia assenza, un fresco succo di mango da sorseggiare nella penombra del soggiorno mentre il sole picchia all'esterno. Io sono la prova vivente che si puo' essere simultaneamente casalinghi e viaggiatori. Il mio sogno è sempre stato quello di avere un "chez moi" in ogni parte del mondo e ritrovarlo intatto anche dopo 10 anni, magari con un ingiallito giornale del 2002 negligentemente abbandonato sul tavolino del soggiorno accanto a una tazza sporca. E' la prima cosa che farei se vincessi alla lotteria: comprarmi case in ogni parte del mondo e abitarle a turno per tutto l'anno. Con mia moglie ci divertiamo a scegliere le città e il tipo di casa: un loft a New York con vista su Central Park, una casa vittoriana a San Francisco con vista sul Golden Gate, una casa georgiana a Londra con vista sui Kensington Gardens, un appartamento a Barcellona nella casa Batllo', un battello ad Amsterdam, un attico a Roma, una mansarda a Parigi, un palazzo a Venezia, uno chalet in Baviera, un ranch in Australia, una casa tradizionale a Kyoto con le pareti scorrevoli, un lodge a Nairobi, una dimora coloniale a Bahia. Sogni, sogni, sogni.. .
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E il corridoio
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Dragor