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Dopo "Due uomini contro la città" (Deux hommes dans la ville) ('74) sempre con Delon e un'immenso Jean Gabin, e “Lo Zingaro" ('75) precedentemente da me affrontato, Alain Delon collabora per la terza volta consecutiva con Josè Giovanni, nel duplice ruolo di attore e produttore.
Purtroppo il film quando uscì non incontrò il responso sperato, ciò nonostante rimane invece un bel film, con un finale bellissimo e memorabile. Delon venne molto preso dalla realizzazione e produzione di questo film sempre in collaborazione con il fido socio Raymond Danon, il cui tema gli era particolarmente caro e congeniale, soprattutto perché questa fu la prima volta che egli investì tanto scrivendo anche i dialoghi in prima persona.
La storia: Il giovane Eddy Batkin, 17 anni, ha assunto troppo alcool e sostanze stupefacenti in una festa in cui circolavano massicciamente. In un raptus allucinatorio dovuto alle droghe, per la paranoia spara e uccide un poliziotto sopraggiunto a fare un controllo. Suo padre Jacques (A. Delon), grosso industriale adduce le attenuanti dello stato d'incapacità d'intendere e volere a causa dello stato del ragazzo, sotto effetto di stupefacenti al momento del fatto, e della sua giovane età come imputato oltre che della sua assoluta mancanza di precedenti,ovviamente con l'aiuto dell'avvocato di famiglia (Charles Vanel, tra i protagonisti di “Vite vendute” (Le Salaire de la Peur) ('51 ) di Henri Georges-Clouzot, vera e propria leggenda del cinema e del teatro francese, uno degli attori più anziani in attività -fino alla soglia dei cent'anni- ancora negli anni novanta). Delon e Vanel riescono perciò e sinceramente, quasi a conquistare la fiducia della vedova del poliziotto, ma la stampa nel frattempo è già venuta in possesso di informazioni che rivelano il passato di Batkin, il quale una volta era un gangster che è anche stato in carcere. Il giudice matura dunque la ferma intenzione di addebitare al figlio il passato del padre...
“Comme un boomerang” (nel ben più bello e rappresentativo suo titolo originale) diventa quindi anche anche la storia di un uomo che sacrifica la sua carriera e la sua raggiunta tranquillità e tutte le sue certezze economiche e di posizione per riuscire a salvare il figlio... questo aspetto del film è un grande successo. Perchè è realizzato benissimo e con grande partecipazione da Delon.
Quando il suo personaggio di gangster iniziò un po' a “stancarsi”, Delon come co-produttore e co-sceneggiatore ebbe l'intelligenza di saperlo far evolvere, come già si è ben potuto vedere dall'appena precedente “Lo Zingaro". Il suo impegno sincero nel film e il suo personaggio di un padre che accoglie anche le critiche del figlio e che colpisce sia per la sua sentita interpretazione -lui solitamente così volutamente “algido” e glaciale-, che per il suo impegno a rinnovare la sua vita come anche il suo rapporto con il figlio... Ciò nonostante, José Giovanni ammise che la sua fretta di scrivere "Comme un boomerang" non servì al meglio il film. Commettendo un poco l'errore di non prendersi il tempo di approfondire i personaggi. Come invece è solitamente sempre stato per le pagine e le sceneggiature di Giovanni. In sostanza, il film rimane comunque un'opera Noir eccezionale o poco meno, ma è un po' difficile identificarsi con il personaggio interpretato da Delon. La sua posizione sociale iniziale è un po' troppo immersa nel lusso
Il soggetto è naturalmente bellissimo e tratta di una vicenda, una storia, che potrà essere sempre eterna, ma anche di grande attualità in quanto, tratta nel nostro tempo, dell'emancipazione nelle realizzate fortune personali, di molti personaggi dalla grande agiatezza economica che nella violenza e nella sopraffazione hanno passato la maggior parte della loro esistenza, e che grazie al crimine, hanno raggiunto una posizione e una enorme fortuna e rispettabilità sociale, la quale è ovviamente solo apparente. Il film spera di far comprendere o almeno mostrare come una spada di Damocle incomba su tutti coloro, ma anche che una tale tragedia può capitare un domani a tutti, quando le famiglie si addormentano, “anestetizzate” nelle loro routinarietà soprattutto lavorative, alimentando le loro indisponibilità con i figli, spesso i più fragili e sprovveduti, per non dire impreparati.
In questo film, Delon e Giovanni sono circondati da grandi figure del cinema francese come Charles Vanel, ma è presente anche Suzanne Flon come la Vedova Grimaldi del poliziotto ucciso, splendida. Girato in Costa Azzurra, nella splendida Nizza, oggi come negli anni '70, la storia di questo film è sempre molto movimentata, e in particolare l'ultima mezzora è davvero emozionante, anche perché sottolineata da una partitura al solito splendida di Georges Delerue, (il quale meriterebbe almeno una pagina anche da queste parti per quello che è stato, ovvero uno dei più grandi compositori di musica da film della storia) e nella quale Delon ha deciso di fare di tutto per liberare il figlio dal carcere (dove è in attesa di giudizio dopo aver come detto accidentalmente ucciso un poliziotto).
Il padre industriale rivive il suo passato di gangster e inizia una corsa contro il tempo davvero senza fiato. Fine superba che ferma il film dopo uno struggente rallenti in uno splendido “freeze frame”, il quale sembra evocare l'immagine di un'altra fine possibile: ma se si guardano i titoli di testa, poi si saprà allora già da principio come il film finisce. Non vorrei rivelare nulla, ma se qualcuno vorrà davvero vedere, o spero ri-vedere, questo bellissimo film francese in Italia come al solito affondato nell'oblio, lo invito a fare molta attenzione durante i titoli di apertura che saranno (e si capirà solo alla fine) determinanti per comprendere come per davvero finirà il film.
Napoleone Wilson
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