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Comodo, ma come dire, poca soddisfazione

Creato il 31 marzo 2011 da Idl3

Ho appena finito di leggere un interessantissimo post di Kevin Kelly dal titolo “The Satisfaction Paradox“. Nel post l’autore ci pone di fronte ad un interrogativo, cosa succederebbe se vivessimo in un mondo nel quale tutto attorno a noi fosse cio’ che vogliamo? E ce ne fosse in abbondanza? Come potremmo fare delle scelte dato che ci piace tutto? Si tratta di un problema legato alla teoria di Barry Schwartz sul paradosso della scelta, spiegato nel suo libro “The Paradox of Choice: Why More Is Less“. Ed e’ legato anche alla la marea di informazioni nella quale stiamo annegando.

Comodo ma come dire poca soddisfazioneIL PARADOSSO DELLA SCELTA – Il paradosso della scelta [1] di Barry Schwartz (potete vedere il video su TED) dice che la liberta’ di scelta non ci ha resi piu’ liberi ma piu’ paralizzati, non piu’ felici ma piu’ insoddisfatti. Dobbiamo continuamente fare delle scelte, prendere decisioni in ogni momento. Questo produce paralisi invece che liberta’ [2]. Con tante opzioni fra le quali scegliere, diventa molto difficile farlo. Inoltre:

“anche se riusciamo ad evitare la paralisi e fare una scelta, alla fine siamo meno soddisfatti dal risultato di come saremmo stati con meno opzioni fra le quali scegliere. E questo per diverse ragioni. Una di queste e’ che con tanti condimenti fra i quali scegliere, se ne comprate uno e non e’ perfetto, e’ facile immaginare che avreste potuto fare una scelta diversa che sarebbe stata migliore. E quel che succede e’ che l’alternativa immaginata ci induce a rammaricarsi della scelta, ed il rimpianto diminuisce la soddisfazione ricavata dalla decisione presa, anche quando fosse un’ottima decisione. Piu’ scelte ci sono, piu’ e’ facile dispiacersi di qualunque dettaglio che sia insoddisfacente dell’opzione scelta.”

In Internet tutto cio’ viene moltiplicato, abbiamo molti piu’ contenuti tra i quali scegliere e le nostre aspettative saranno altissime.

Comodo ma come dire poca soddisfazioneIL PARADOSSO DELLA SODDISFAZIONE – Tornando al post di Kevin Kelly, in questo caso si tratta di contenuti (video, libri, immagini, testi) tutti rispondenti ai nostri gusti, ma in quantita’ tale da non permetterci di vederli tutti. Dobbiamo dunque scegliere, ma il loro numero rende impossibile (o quantomeno troppo difficile) scegliere autonomamente. E’ allora necessario utilizzare degli strumenti che filtrino per noi i contenuti presentandocene un numero o una graduatoria che ci consenta, a questo punto, di scegliere. Si potrebbe arrivare a ipotizzare l’esistenza di uno strumento cosi’ “efficiente” da darci come risultato della sua analisi solo i contenuti che visioneremo, rendendo cosi’ superflua da parte nostra la scelta. Ed ecco il paradosso della soddisfazione:

“Il paradosso della soddisfazione indica che gli strumenti che utilizziamo per incrementare la nostra soddisfazione delle scelte – filtri e raccomandazioni – puo’ essere insoddisfacente se diminuiscono il nostro potere di scegliere. Detto in altri termini: nessun sistema puo’ essere completamente soddisfacente.”

Oltre agli strumenti che filtrano e raccomandano i contenuti, ci sono anche strumenti che rendono piu’ facile la creazione e la diffusione di contenuti. E’ piu’ facile scrivere del testo, girare un video, registrare dell’audio, creare un gioco o un altro programma. E ovviamente diffondere tutti questi contenti. Dunque il costo unitario diventa bassissimo (se messo in rapporto al numero potenziale di utenti).

Tutto cio’ porta ad un incredibile incremento di contenuti potenzialmente a nostra disposizione e dunque di contenti che rispondono ai nostri gusti. Si accumulano cosi’ tanti contenuti ed ad una tale rapidita’, rispetto alla nostra capacita’ di attenzione, da porci dinnanzi ad un problema. Come scegliere tra i tantissimi contenuti disponibili quelli che rispondono ai nostri gusti? E tra questi, come scegliere quelli che umanamente possiamo leggere/ascoltare/guardare?

L’eccesso di contenuti potenzialmente di nostro gusto e il loro bassissimo costo unitario fara’ si’ che il vero servizio non sara’ piu’ venderci contenti, invece:

“si paghera’ Amazon, o Netflix, o Spotify o Google per i loro suggerimenti circa quello a cui dovremmo prestare attenzione. Amazon non vendera’ piu’ libri (che sono marginalmente gratuiti), ma mettera’ in vendita le sue raccomandazioni su cosa leggere. Le raccomandazioni (ipotizzando un continuo miglioramento per una maggior collaborazione e scambio di recensioni, ecc.), varra’ piu’ dei singoli libri. Non compreremo i film, compreremo a basso prezzo l’accesso, e pagheremo per dei consigli personalizzati.

La nuova scarsita’ non sara’ dei contenuti creativi, ma della soddisfazione. A causa del paradosso della soddisfazione, saranno poche le persone soddisfatte.”

Quando dobbiamo scegliere tra troppe possibilita’, la non semplice e chiara offerta ci rende difficile (o impossibile) scegliere, inoltre le troppe alternative creeranno in noi un’aspettativa troppo alta, che rendera’ ogni nostra scelta potenzialmente non ottimale, cosi’ si abbassa la soddisfazione percepita, ogni scelta si trasforma in una rinuncia. Per questo motivo sempre piu’ ci affidiamo a strumenti che scelgano per noi, vuoi perche’ non abbiamo il tempo o la voglia di ottenere abbastanza informazioni che ci consentano di fare una scelta “razionale“, vuoi perche’ e’ piu’ comodo non dover prendere delle decisioni di cui in ogni caso con tutta probabilita’ ci pentiremmo, e’ meglio per noi che ci venga presentato solo un risultato cosi’ non saremmo coscienti di cio’ a cui stiamo rinunciando. Quando e’ possibile ci affidiamo alle abitudini, altrimenti ci sono le pubblicita’, le raccomandazioni (le serp di Google ad esempio), ecc.

Tutto cio’ riguarda vari aspetti del nostro vivere, sempre piu’ spesso rinunciamo alle nostre scelte individuali e ci affidiamo a scelte collettive preconfezionate, omologate. Raccomandazioni che trasformiamo automaticamente e acriticamente in nostre decisioni, e per quanto quelle raccomandazioni possano essere personalizzate, non saranno mai personali e accettandole rinunciamo al nostro diritto all’autodeterminazione, ossia alla scelta autonoma ed indipendente dell’individuo.

Per fare un esempio, possiamo trovarci di fronte all’alternativa se continuare, come siamo stati abituati, ad utilizzare un sistema operativo chiuso oppure optare per un sistema operativo libero. Se dar comodamente retta alle raccomandazioni e optare per le scelte collettive o fare una scelta individuale cercando di informarci. Puo’ essere che ignorare le alternative ci renda piu’ soddisfatti della scelta (anche se ne dubito fortemente), ma siamo sicuri che questo sia veramente quello che vogliamo? Purtroppo troppo spesso siamo cosi’ spaventati dal dover scegliere, che ci lamentiamo della stessa possibilita’ di scelta. In questo modo, ad esempio, le numerose distribuzioni GNU/Linux e i tanti programmi alternativi per “fare una cosa” (masterizzare, ascoltare musica, guardare un video, ecc.), diventano un limite del software libero e non invece una garanzia di liberta’.

[1] Il paradosso delle scelte a mio avviso e’ strettamente collegato al paradosso di Easterlin, ma potrei sbagliare. [↩]
[2] La parte della teoria di Barry Schwartz sulla paralisi non mi trova d’accordo, una situazione da asino di Buridano non si puo’ verificare, la scelta avverra’ sempre in un modo o nell’altro. [↩]



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