26 aprile 2013 Lascia un commento
Majakovskij con la sua morte, divenne quel punto, la zona franca delle idee nella quale ognuno puo’ ritrovare se stesso e l’altro ma soprattutto un esempio di onesta’ intellettuale non seconda all’arte che esprime.
La raccolta di lettere e discorsi nel ventennio che va dal 1910 sino alla sua morte avvenuta nel 1930, aiuta a comprendere le sue pulsioni ma ancor meglio e piu’ importante, forniscono un quadro piuttosto preciso sul Majakovskij politico, sulla passione viscerale ed infuocata che non si contrappone affatto alla sua poesia anzi si aggiunge alla straordinaria energia che la permea e caratterizza.
La forza con la quale difende le sue tesi non e’ seconda a quella impiegata a smontare quelle altrui e soprattutto non cede di un passo innanzi le difficolta’ di un pubblico ostile o di una critica ancora piu’ severa.
La fede nel socialismo ha retto in lui sino alla fine e se l’amore e’ fatto di contrasti e timori, la politica come la poesia non mostra il fianco a cedimenti ed indecisioni o cosi’ pare voler dare un senso al suo impegno e alla sua vita, malgrado qualcosa che ad un certo punto in lui si spezzo’.
Che il suicidio di Majakovskij sia ad oggi non del tutto compreso lo si evince anche da questo libro dove giusto le note in quarta di copertina di Viktor Sklovskij fanno comprendere non senza poesia, le ragioni del suo gesto o almeno tentano una possibile spiegazione.
"Perito perche’ ha cessato di amare" e nell’epigramma tutta la cauta e circospetta motivazione che in fondo accontenta ogni punto di vista, avvantaggiato forse dal fatto che ogni punto di vista e’ rappresentato nella sua fine.
Disdicevole ma prevedibile, che il regime abbia orwellaniamente trasformato Majakovskij in un eroe e paladino del comunismo, a mio avviso il segno reale e tangibile delle vere motivazioni del suicidio.
Anche la sbrigativa interpretazione, paura di invecchiare, data da Lilja Brik, sua compagna di una vita, fa pensare a ragioni molto piu’ complesse e da lei inesprimibili, per ovvie ragioni.
Ad ogni modo cio’ che piu’ importa e’ strappare Majakovskij dalle grinfie del simbolo e riportarlo ad una dimensione umana che meglio si si addice, nobilita e commuove, forza di sangue e pensiero che nel Poeta trovano degna rappresentazione.
Introduzione al testo di Gabriele Mazzitelli