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Competenza

Da Loredana V. @lorysmart

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Un antico motto latino recita “Sutor, non ultra crepidam” (Ciabattino, non (giudicare) oltre i sandali). Per meglio dirla in milanese, “Offelee, fa el tò mestee, pasticcere, fai il tuo mestiere.

Quale competenza possono avere i giudici nell’arrogarsi il diritto di decidere le cure per i malati? Con quali criteri scelgono chi debba continuare il trattamento con le cellule staminali e chi invece debba esserne escluso? Non credo che abbiano sufficienti competenze mediche, come molti cittadini del resto. La questione la vedrei meglio trattata da un consesso di medici e di scienziati, non certamente dai togati, che già possono commettere errori nel loro campo…figuriamoci in quello medico.

Lo stesso quando si tratta di giudicare se staccare o meno la spina ad un paziente terminale, per il quale non esistono più speranze. Chi ha stabilito che a Piergiorgio Welby, nonostante fosse nel pieno delle sue facoltà mentali ed avesse manifestato la sua espressa volontà, non venisse staccata la spina, mentre la stessa pratica fu autorizzata nel caso di Eluana Englaro, condannandola ad una morte lenta per mancanza di acqua e cibo, in quanto ormai era in stato vegetativo anche se fisicamente sana? Anche una pianta, un fiore, un “vegetale” in poche parole deve essere annaffiato, altrimenti è destinato ad una morte lenta, un deperimento che può durare fino a due settimane ed oltre: voglio sperare che la morte di Eluana, la cui agonia è durata solo pochi giorni, sia dovuta ad una qualche mano pietosa, come quella del medico anestesista di Cagliari che ha ammesso di aver aiutato a morire dolcemente un centinaio di pazienti ormai in fase irreversibile e destinati solamente a soffrire ulteriormente.

Già, la responsabilità dei giudici che insorgono ogni volta che si parla della questione e che vedono nel risarcimento di danni da loro causati nell’esercizio delle proprie funzioni, nel caso in cui si configuri dolo o colpa grave, un grave attacco alla loro indipendenza! In poche parole, stando così le cose, vorrebbero essere messi in grado di continuare ad agire come ora, secondo la loro discrezionalità. Quindi, tanto per cambiare, sono insorti congiuntamente contro l’emendamento presentato dall’esponente leghista Pini, trovando il sostegno di Napolitano (e te pareva!) e di altri personaggi: per loro “indipendenza” significa solo non dover mettere mano al borsellino in caso di comprovato dolo o colpa grave, come accade per tutti gli altri professionisti e dipendenti statali.

E la battuta di Renzi ” Tanto la norma verrà corretta in Senato”, la dice lunga sulla spocchia di questo personaggio che parla di rinnovamento, ma alcune cose proprio vuole lasciarle inalterate.

 



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