Sono molti i bambini che, trascorrendo con i (dai) nonni parte del pomeriggio, si trovano a fare i compiti in loro presenza/compagnia. La domanda dunque si pone. E’ il caso di aiutarli?
In primo luogo, ricordarlo sarebbe superfluo, occorre attenersi alle istruzioni di papà e mamma. Nei primissimi anni di scuola di solito tutti concordano per il sì, almeno un po’. Ma, attenzione, solo se lo chiedono.
Infatti i compiti a casa dovrebbero (per i fautori) sviluppare la capacità di organizzarsi e rendere più autonomi i bambini: danno loro il senso del dovere e li aiutano a reagire alle difficoltà e ad applicarsi per raggiungere un obiettivo (naturalmente a patto che sia alla loro portata). Un intervento non richiesto e non necessario vanificherebbe gli obiettivi!
Utile ricordare, spero non sia necessario, che per fare i compiti sarebbe meglio scegliere una stanza poco rumorosa, senza televisione accesa o videogiochi a portata di mano e senza giochi in giro.
Quando i nipoti sono più grandi, l’opportunità di aiutarli viene messa decisamente in discussione. I ricercatori della University of Texas at Austin e della Duke University, per esempio, sostengono che …Già a partire dalle medie, il coinvolgimento dei genitori nei compiti ha un impatto negativo sui risultati dei test. Vale anche per i nonni, è chiaro. Tuttavia nel Regno unito due genitori su tre (…) aiutano i figli fra i 5 e i 15 anni nei compiti e uno su sei non aiuta semplicemente, ma esegue i compiti al posto del figlio. Addirittura!
Perché lo fanno? …per mantenere la pace in famiglia. O per proteggere un figlio da un fallimento. «Certe volte, i genitori intervengono anche per un senso di iper-protezione», conferma la psicologa e psicoterapeuta Francesca Broccoli.
E perché l’aiuto risulta in genere inefficace? «Difficile dirlo con certezza. Probabilmente, è dovuto a una sorta di gap generazionale e, infatti, verso la fine del liceo, le capacità di aiutare con i compiti diminuisce, perché i genitori non conoscono il programma oppure lo hanno dimenticato» Vero: non me la sono cavata benissimo con il greco del mio primo nipote!
Ma allora quale dev’essere il ruolo degli adulti rispetto allo studio dei ragazzi? L’ingrediente fondamentale è comunicare l’importanza dello studio e il valore della scuola», scrivono Robinson e Harris (…)scegliere l’insegnante più adatto; parlare delle attività scolastiche a cui partecipano (…) e avere alte aspettative per l’università.
Ma, prosegue la dott. Broccoli, i grandi possono fare altro di utile: Leggere ai bambini prima che inizino la scuola è sempre un’ottima idea, perché aiuta lo sviluppo del linguaggio, delle capacità cerebrali e contribuisce a far crescere il vocabolario che, conseguentemente, aumenterà la capacità di imparare. Sono felice di sentirlo ripetere!
E anche, dice Robinson: …cercare di dare una mano nella gestione dello spazio e del tempo in cui vengono fatti i compiti e nella distribuzione settimanale del carico di lavoro, per non trovarsi – per esempio – con una mole di compiti da fare la domenica sera.
Avere idee chiare su tutto ciò mi sembra utile e interessante. Quanto al praticarlo, naturalmente lo faremo nella misura in cui ci compete, care nonne!
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