Solitamente mi piace restare molto con i piedi per terra. Solitamente i discorsi circa complotti sinarchici o disegni di trame e intrighi suscitano la mia ilarità. Ma comincio a pensare che ci sia qualcosa di simile allo scopo di affossare il centro storico di Montegranaro. Non voglio cadere nel ridicolo, ben inteso, e non sto scrivendo l’ennesimo risibile capitolo di Voyager o Mistero. Ma credo che, nell’incuria in cui versa il nostro centro storico e nella ormai assodata totale assoluta mancanza di una volontà politica di mettervi mano e invertire la tendenza al declino ormai ultra decennale, ci sia uno scopo preciso e non soltanto la casualità che porta l’attenzione della politica altrove. Lo scopo di portare la gente altrove.
Fermo restando che tutta la città versa in condizioni a dir poco disastrose, la sua parte antica è quella più male in arnese per una miriade di ragioni di cui si è già ampliamente dibattuto in queste pagine. Fatto sta che ormai si è creata una coscienza dello stato di degrado del borgo e della necessità di intervenire per rimediare anche in coloro che il borgo non lo vivono. Credo di poter affermare che il concetto di centro storico come bene comune sia passato, grazie all’impegno di tante persone e, permettetemi, anche mio.
E quando parli con la classe politica, sia essa di maggioranza o opposizione, sono tutti concordi nell’affermare come sia necessario dare priorità agli interventi in tal senso. I fatti, però, dicono altro. E dicono che in bilancio non si stanzia mai un centesimo per il centro storico. E dicono anche che le battaglie politiche per sollecitare interventi o le fanno i cittadini o non le fa nessuno, opposizione compresa.
Oggi era la festa del Santo Patrono. In un paese normale questa si dovrebbe svolgere in prevalenza dentro le mura cittadine, cuore della città. A Montegranaro in piazza non c’era NIENTE. Non una bancarella, non un’attrazione, non un gioco, niente. C’era una bella mostra di Arte 2000 che sarebbe stata gremita di gente se fosse stata al centro della manifestazione ma che è rimasta deserta perché non c’era nessuno in piazza. C’era un bar figlio di nessuno dove c’erano solo i soliti affezionati e un altro bar poco più fortunato per avere la pesca di beneficienza di fronte. Per il resto il cuore della città era senza sangue. E non è la prima volta.
Viene da pensare ad una volontà premeditata. Viene da pensare che si voglia togliere valore al centro storico, magari per favorire un’ulteriore cementificazione periferica, dove è molto più agevole speculare. Paranoie? Forse. Ma stamattina in via Garibaldi, a trenta metri lineari da piazza Mazzini e a qualche metro in più da piazza San Serafino, il mucchio di immondizia di cui ho parlato ieri era ancora lì. Nessuno l’aveva tolto, nella presumibile certezza che tanto di lì non sarebbe passato nessuno perché la festa, il grosso, il movimento, era altrove.
E’ sempre altrove. E intanto, per quanto ci possiamo arrabattare per dargli vita, il centro storico sprofonda, tra le buone intenzioni sbandierate dagli amministratori, le solidarietà postume degli oppositori e le piazze piene di macchine con centinaia di bambini impegnati nella caccia al tesoro. Viene da chiedersi o no ma chi ce lo fa fare?
Luca Craia