Ho aspettato qualche settimana prima di fare il punto sulla situazione romana. Il precipitare della crisi nazionale rischia di ripercuotersi a livello locale. Roma avrebbe dovuto essere chiamata al voto attorno ad aprile. Poi si è iniziato a parlare di marzo, oggi più di qualcuno lancia l’ipotesi Election Day ai primi di febbraio assieme alle Regionali di Lazio, Lombardia e Molise. Non si esclude neanche il voto congiunto con le Politiche, in programma tra la prima e la terza settimana di febbraio.
I centristi sembrano puntare su Alfio Marchini, costruttore di lungo corso. Il Centrodestra, anche se distrutto in ambito nazionale, riconferma la candidatura di Alemanno al Campidoglio. Il bilancio del sindaco è desolante, lo sanno molti romani. Sta di fatto che i sondaggi continuano a premiarlo (strano ma vero) anche grazie all’incertezza che regna nel CentroSinistra.
La defenestrazione di Zingaretti, sindaco in pectore da due anni e dirottato alla Regione Lazio senza ancora alcuna chiara spiegazione (dal canto mio ho stracciato la tessera del PD dopo tale decisione) ha lasciato un vuoto immenso. Tanti nomi ma poche certezze.
I candidati:
Da questo lato ci sono l’ex ministro Bianchi, i bersaniani Marroni e Sassoli, i renziani Gentiloni, Prestipino e Adinolfi. Ma il numero uno dei democratici teme uno scontro ai gazebo con troppi profili, per evitare i casi Genova, Milano e Napoli dove l’uomo del Pd esce sconfitto. Per questo chiede una candidatura unitaria. Il nome giusto sarebbe quello del segretario regionale Enrico Gasbarra. Che mercoledì incontrerà il leader Bersani per chiudere le liste regionali per il Parlamento. L’ipotesi di election day e i tempi stretti potrebbe dare una mano a chi non vuole più le primarie.
E torna in pista l’ipotesi Fabrizio Barca. Il ministro per la Coesione si dimetterà prima di Natale, ora che il premier Monti ha annunciato la fine della sua esperienza di governo, e in molti pensano che si aprirà lo spazio per una sua candidatura al Campidoglio.
Le primarie avrebbero dovuto tenersi il 20 gennaio ma se davvero si voterà a febbraio, sarebbe una scelta suicida scegliere il candidato meno di un mese prima dalle comunali.
La data delle primarie romane, fissata al 20 gennaio, con il voto per la Regione in 3 febbraio, rischia di slittare: impossibile prevedere a quando, ma l’ipotesi allo studio è quella di trasformarle in «consultazioni» – niente gazebo, voto esclusivamente nei circoli – accorpandole con le primarie per scegliere i parlamentari, obiettivo fissato dal «programma» da segretario regionale dello stesso Gasbarra. Le ipotesi sulle date, al momento, sono pura fantasia: perché il groviglio di date (voto per il Lazio, Politiche, amministrative…) complica un bel po’ il calendario. Nessuno vuole rinunciare alla consultazione con gli iscritti, ma non è escluso che quella sia la direzione. Soprattutto, al momento, il vero nodo da sciogliere è quello del candidato. Se Gasbarra non accettasse, due ipotesi: Ignazio Marino, al di là delle sue smentite, oppure Fabrizio Barca. Ovviamente senza primarie.
Gasbarra, Barca e Marino. Tre nomi sicuramente buoni, personalmente non entusiasmanti. L’unico comunque veramente collegato al territorio, cittadino romano e già presente da anni nella Capitale è Enrico Gasbarra. Vicesindaco con Veltroni, Presidente della Provincia di Roma dal 2003 al 2008, a mio giudizio è il naturale candidato alla carica di Sindaco. C’è un però. Si è sempre tirato indietro nel momento delle scelte importanti. Già nel 2008 era stato proposto come successore di Veltroni ma volle puntare ad un seggio parlamentare. Nelle regionali 2010 non scese in campo, costringendo il PD a rincorrere la Bonino. Anche questa volta rinuncerà?
Una domanda finale, il CentroSinistra sta decidendo ancora una volta di regalare la Capitale alla destra? Vogliamo far vivere a Roma altri cinque anni bui come quelli appena trascorsi? Fatevi tale domanda, cari dirigenti democratici.