Non ricordo come nacque il mio amore per il Marocco… Cerco di pensare al perché lo scelsi la prima volta, come semplice meta di un viaggio primaverile, ma non ricordo. Forse fu il caso, forse un suggerimento, forse uno dei soliti giri mentali davanti alla maxi cartina tentatrice sopra il letto, quelli che finiscono sempre con un dito ben puntato. Non importa, è bello pensare che fu solo una sciocchezza, un soffio di vento, a guidarmi. Proprio per questo ho deciso di non fare un elenco dei motivi per i quali vale la pena visitare il Marocco. Tutto il contrario, cercherò di anticiparvi il meno possibile per permettergli di sorprendervi, di commuovervi, di esasperarvi e di togliervi il fiato come molte volte ha fatto con me. Niente di troppo razionale, niente calcoli e niente pro e contro; lascerò che sia la stessa folata di vento casuale a portarvi lì.
Andiamo! Saltate su e lasciatevi guidare!
Se ci fosse un marocchino qui in questo momento, per esprimere la sua speranza che voi andiate davvero, direbbe: “Inshalla”.
“Inshallah” significa “SE DIO VUOLE” ed è una parola che ogni marocchino tiene costantemente appoggiata sulle labbra. Il loro forte senso religioso fa sì che qualsiasi azione futura, riguardante loro stessi o gli altri, debba essere necessariamente accompagnata dalla volontà divina. Che sia andare a comprare la frutta il giorno successivo o sposarsi dopo il Ramadan, tutto avviene sempre e solo Inshallah, sempre e solo se Dio vuole. La pronunciano dolcemente, ma con convinzione, sempre sorridendo e con lo sguardo di chi spera che il futuro sarà come lo ha progettato, ma, allo stesso tempo, non se la prenderà se Allah sconvolgerà i suoi piani. Insomma, uno guardo tra lo “SPERIAMO!” e il “BOH??”.
“Youssef domani ci vediamo alle 9?”
“Inshallah”“Zhara domani a che ora vengo per fare il pane?”
“Alle 7, Inshallah”“Allora quado arriva il pargoletto?”
“Presto, Inshallah”.
All’inizio mi sorprese questa loro fede imprescindibile in Dio e allo stesso tempo questa totale insignificanza che davano a loro stessi, questa totale mancanza di responsabilità verso le loro azioni, che in nessuna maniera dipendono dalla loro volontà. Poi mi ci abituai, io stessa iniziai a ripeterla spesso, in fondo, svuotandola del suo significato religioso, significa solo: “SE IL CASO LO VORRA’ SARA’ COSI’ ALTRIMENTI NO!” ed è bello a volte lasciarsi trasportare dalla volontà del caso, no? Meno responsabilità, meno preoccupazioni, in perfetto stile marocchino!
Take it easy... Tutto andrà per il meglio, Inshallah...(Essaouira, Marocco 2012)
Oltre a Inshallah, in Marocco ci sono tante parole ricche di significati fondamentali. Significati religiosi o attinenti alla tradizione, ma comunque basilari nella loro vita quotidiana. Parole forti, che possono unire o dividere, che definiscono i ruoli e i rapporti. In un paese come questo, pieno di affascinanti contraddizioni, una singola parola può cambiare una relazione, può risolvere un conflitto o semplicemente portare a male o buon fine una contrattazione.
Così, invece di iniziare come tutte le guide da “Come arrivare in Marocco” o dai “Cenni storici” inizierò dalle parole. Parole che sentirete tante volte e che magari, quando farete vostre, ripeterete. Devo specificare che io sono stata per la maggior parte del tempo in contatto con popolazioni di origine Amazigh, comunemente detti berberi, che, ricordiamolo sempre, rappresentano un’altra etnia, diversa da quella araba e con una altra lingua, il Tamazight, comunemente detto berbero. Le parole che prenderò in considerazione in questo caso, a meno che non sia specificato, sono valevoli per entrambe le lingue.
Dopo aver visto la fondamentale Inshalla, passiamo ai convenevoli. L’unica lingua ufficiale del Marocco è l’arabo, poi abbiamo le lingue non ufficiali che sono il berbero e il francese, quest’ultimo parlato dalla stragrande maggioranza della popolazione. Se dunque per dire ciao e arrivederci utilizzerete Bonjour e Au revoir tutti ovviamente vi capiranno e non ci sarà alcun problema. Eppure… Perché salutarli in francese? Non sono francesi e voi nemmeno. Perché non salutarli in arabo/berbero e oltrepassare subito questa prima barriera? Per la maggior parte dei marocchini tutti i turisti sono francesi (perché i francesi, turisti, investitori e residenti, rappresentano sicuramente la maggior parte degli stranieri nel paese) e, allo stesso modo, per la maggior parte dei turisti, i marocchini sono francesi perché parlano francese, il paese è un ex-colonia (per correttezza dovrei dire protettorato!) francese etc etc… Volete far parte di queste maggioranze? Io personalmente ho sempre voluto prenderne le distanze. Non vedo il motivo del perché loro debbano parlarmi in francese e io altrettanto quando è possibile parlare in arabo e berbero. Anche se sono pochissime le parole che potrete dire in queste ultime due lingue, fatelo, gli dimostrerà che sapete che c’è una distinzione tra loro e i francesi e lo apprezzeranno molto. Ad eccezione di quella fetta dell’alta società che ha fatto del francese uno status symbol per distinguersi dalla classi più basse. Loro, anche se li saluterete in arabo, vi risponderanno in francese. Ma non preoccupatevi, non è con loro che ci interessa stare!
Dunque, per salutare all’inizio di un incontro potete dire “Salam Aleikum” (letteralmente “la pace sia con voi”), riducibile per i più pigri al solo “Salam”; al contrario, quando qualcuno vi saluta con Salam Aleikum voi risponderete, capovolgendo le parole “Aleikum Salam”. Facilissimo:
Salam Aleikum!
Aleikum Salam!
Per dire arrivederci alla fine, quando ve ne state andando, potete invece dire “Bislamah”.
Bislama!
Quando vedrete due amici marocchini che si salutano rimarrete confusi e disorientati dalla quantità di baci profusi sulle guance, ma soprattutto dal numero delle incomprensibili parole che si scambiano velocemente e sovrapponendosi l’uno con l’altro. Non preoccupatevi, è impossibile imitarli, l’unica cosa che potete fare è fermarvi e godervi lo spettacolo. Si chiederanno come stanno, come sta ogni singolo componente di ciascuna famiglia e si risponderanno con le formule adeguate. Non solo, la cosa strabiliante è che ogni volta riescono a farlo in modo diverso, magari invertendo le parole, cambiando le domande, aggiungendone o sottraendone alcune. E non crediate che lo facciano solo con gli amici più stretti, anche il conoscente più lontano si merita per lo meno 3 frasi di rito!
Tra questo groviglio di formalità potete ricordare una mini frase importante e facile che è “Labas?” che significa “COME STAI?, COME VA?”. Come vi capiterà di ascoltare, al Labas? si risponde con un altro Labas, un po’ come in spagnolo si fa con il Que tal? e in inglese con l’ How are you doing? (ho constatato che ormai l’How are you? è passato di moda). Si tratta infatti di formulette che accompagnano il saluto e non richiedono necessariamente una risposta precisa su come state ma solo una ripetizione! Quello che potete aggiungere alla ripetizione di Labas è la parola “Hamdullah” che significa “GRAZIE A DIO” ed è ovviamente fondamentale per loro.
Facile no?
Labas?
Labas! Hamdullah.
Se comunque ancora non ve la sentite di sperimentarvi con l’arabo/berbero e non conoscete il francese, la soluzione come sempre è l’inglese, anche se devo orgogliosamente dire che il “CIAO” sta diventando sempre più compreso e diffuso
Un’altra parola a cui io mi sono molto affezionata e il cui uso è multiplo è “Bismillah”.
“Bismillah” è la parola che viene pronunciata prima della lettura di ogni Sura del Corano, prima di ogni discorso pubblico (soprattutto per specificare che lo speaker è un musulmano praticante ma qui mi asterrò dall’entrare nello specifico religioso-politico delle parole) e in generale prima di iniziare qualsiasi azione, come buon auspicio e, ovviamente, per chiedere la benedizione di Dio. L’uso più comune nella vita quotidiana è per dire “BUON APPETITO”, prima di mangiare. È una delle parole che ho notato apprezzassero di più che io dicessi, perché significava rispettare i commensali ed onorare il cibo che avevano cucinato per me. Si può sussurrare anche un secondo prima di infilarsi l’enorme cucchiaio di cous cous in bocca, non importa, l’importante è non dimenticarla. E anche in questo caso, non importa se non credete nel loro Dio o in nessun Dio, si tratta semplicemente di ricordare e apprezzare la fortuna di poter condividere il pasto con loro e di augurargli perciò un Buon pranzo o Buona cena!!
Tajine appena fatto! Bisbmillah! (deserto Erg Chebbi, Marocco 2012)
Cosa abbiamo poi? Pensando a quanto sono insistenti i marocchini, che cercano di venderti anche le proprie mutande se possono, è doveroso imparare la parola “Safi” che significa: “BASTA COSI’”, “ABBIAMO FINITO”. Può essere usata alla fine di una trattazione, quando forse siete riusciti a pagare quell’oggetto solo il doppio di quanto vale, per sancire la chiusura dell’affare, oppure per bloccare qualche scocciatore che non si arrende. Se quest’ultimo continua a insistere al “Safi” aggiungete il “Baraka” che è molto più pesante e significa “ADESSO BASTA MI HAI SCOCCIATO!”. Non vi assicuro che funzioni, ma se lo accompagnate ad una faccia arrabbiata e ad una andatura sostenuta, vi assicuro che vi salverete dalla teiera in “vero” argento o dalla borsa di “vero” cammello. Mi raccomando non perdete subito la pazienza e non usate troppo facilmente queste parole, potrebbero offendere chi è abituato a mercanteggiare per almeno mezz’ora buona!
Venditore di spezie al mercato di Rissani (Marocco 2012)
Infine Safi può essere usata anche per dire “basta così” quando vi stanno servendo a tavola, ma aspettate che il piatto sia pieno, non fate gli schizzinosi!!!
Sicuramente molte volte sentirete il bisogno di ringraziare. Ringraziare il bimbo che per pochi dirham vi ha ricondotto sulla strada giusta, ringraziare il cammelliere per avervi recuperato al volo mentre stavate per rotolare giù dal cammello, ringraziare la donna che vi ha disegnato di hennè la mano etc etc… “GRAZIE” in arabo si dice “Shukran”. Beh, non serve dirvi quanto possano apprezzare di essere ringraziati nella loro lingua, anche se, come detto, il finissimo, elegantissimo e francesissimo “merci”, è da tutti compreso. “Shukran bisef” significa “MOLTE GRAZIE” mentre “La, Shukran” significa “NO,GRAZIE”, anche questa parola molto preziosa per far capire subito gentilmente che non siete interessati ad alcunché!
Shukran è usata da berberi e arabi allo stesso tempo, ed è sufficiente, ma voglio lo stesso dirvi una parola speciale che alcuni berberi (ci sono tre distinti dialetti berberi in Marocco) usano per ringraziare. Mi ha sempre commosso per la profondità del significato che racchiude. La parola è “Lahermualdin” e significa “RINGRAZIO TE E I TUOI GENITORI” e la risposta è ““Waldina Waldik”” che significa “E’ PER I MIEI E PER I TUOI GENITORI CHE LO FACCIO”. Ho sempre amato queste parole (che qui ho scritto nella maniera in cui si pronunciano) perché simboleggiano quanto è importante per i marocchini la famiglia. Ci sono tanti esempi che lo testimoniano: come detto, quando si salutano, la prima cosa che chiedono è come sta la famiglia, sulla carta d’identità compare sempre il nome dei genitori (figlio/a di…) e quando vogliono appunto ringraziare sentitamente includono la famiglia in tale ringraziamento. Non solo ringrazio te ma tutta la tua famiglia. Bello… e sentirlo dire da loro, mentre si baciano le mani o il capo è davvero emozionante.
Ritorniamo a noi. Abbiamo detto che La shukran significa No,grazie, dunque intuirete che la parola “La” da sola significa “NO” mentre “SI” si dice “Na’am”. Anche questa è valida per berberi e arabi, ma devo dire che i berberi la usano poco. La maggior parte delle volte che vogliono dire “SI” dicono “ee”, “aa” o anche solo un cenno del capo. Insomma monosillabi qualunque! Sono molto pragmatici loro! All’inizio non capivo come potesse essere che non avevano una parola per dire SI e mi ostinavo a dire Oui. Poi ho scoperto quanto era divertente inventare versetti ogni volta diversi!
Ecco una delle mie preferite: “Marhaba”. Non so se avrete l’occasione di dirla ma sicuramente la ascolterete molte volte. Marhaba significa “BENVENUTO/I” e va sempre accompagnata da thè con noccioline! Inoltre nella stessa identica maniera in cui gli inglesi utilizzano You’re welcome per dire “prego” anche i marocchini utilizzano questa parola così! Quindi, quando li ringrazierete con Shukran, nella stragrande maggioranza dei casi vi risponderanno proprio Marhaba.
Marhaba
Vorrei concludere con alcune frase che per me hanno significato davvero tanto, soprattutto in contesti particolari. Immaginate infatti di essere in un piccolo villaggio berbero, in una zona rurale. Siete donne quindi parlare con gli uomini è complicato, se non impossibile, dunque vi restano solo donne e bambini con cui comunicare, ma questi non parlano né francese né arabo perché sono lingue che si insegnano a scuola e loro non sanno neanche cosa sia una scuola. Anche loro sono diffidenti, ti guardano con occhi sospettosi. Allora tu vai avanti, li guardi negli occhi, sorridi e ti presenti nella loro lingua. Pochissime parole e in un attimo non sei più un semplice straniero, ma uno straniero che parla un pò di berbero. Questo vuol dire che sei già un pò parte di loro e vi posso assicurare che è un enorme passo avanti. E’ così che sono entrata nelle scuole, negli asili, nelle associazioni di donne etc etc…
Ebbene, per presentarvi direte ““Isminu…”” seguito direttamente dal vostro nome. Mentre per domandare “COME TI CHIAMI?” chiederete ““Mismnk?”” per rivolgervi ai maschi e ““Mismenm?”” alle femmine. Non vi spaventate se sembrano strani, la pronuncia è rispettivamente Mismennek e Mismennem. Invece La pronuncia di Ismenu corrisponde a come è scritto.
Un esempio di presentazioni (ricordiamo che stiamo parlando in berbero in questo caso, non in arabo!!)
Ismenu sara? Mismnk?(maschile)
Mohamed
y kiy? (maschile)
Ibrahim
y km? (femminile)
Fathima
Di seguito la traduzione:
Mi chiamo Sara. Come ti chiami?
Mohamed
E tu?
Ibrahim
E tu?
Fathima
Quante volte mi sono circondata di bambini con cui giocare tutto il giorno in questa semplice maniera!
Basta un semplice Isminu...
Non voglio fare un elenco troppo lungo, vi ho citato le parole più importanti per iniziare una conversazione e quelle che hanno significato di più per me, in quanto questa mini guida sarà basata sempre e comunque sulla mia esperienza personale che cercherò di trasmettervi. Ci penserà poi la Lonely Planet o la Routard (sono le migliori!!) a dirvi come si dice “Sono allergico a…” o “Quanto costa questo?” anche se poi la forma migliore di imparare e soprattutto la più divertente, è girare con un taccuino (per me erano scontrini, scotch, mani o quant’altro mi capitasse al momento), annotare tutte le parole che vi incuriosiscono e poi ripeterle al momento opportuno. Non siate prevenuti non è per nulla difficile! Per incentivarvi ancora vi dico solo che mamma e papà in arabo si dicono Mama e Baba??!! Non mi sembra una lingua così lontana dalla nostra no?? Coraggio!!
Ecco un piccolo riassunto delle parole fondamentali:
Ciao (formale e informale)= Salam Aleikum
Rispondere al Ciao= Aleikum Salam
Come stai?= La bas?
Tutto bene, grazie a Dio= La bas, Hamdullah
Arrivederci= Bislama
Se Dio vuole (da usare alla fine di ogni frase riguardante il futuro)= Inshallah
Buon appetito= Bismillah
Grazie= Shukran
Prego/benvenuto= Marhaba
No= La
Si= Na’am
Basta= Safi
BASTA!!= Safi Baraka