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Comunicare a Trieste: questione di caffè

Creato il 01 dicembre 2011 da Nonchiamatemiborgia @nonsonoBorgia
Comunicare a Trieste: questione di caffèDopo qualche tempo sono tornata a Trieste: è stata la città in cui ho vissuto per tre anni, ma solo quando ti allontani per un po', ti rendi conto di quanto possa essere difficile comunicare in questa città. L'Italia si sa, è un Paese con una lingua ufficiale, ma è ricca di dialetti, minoranze, cadenze di ogni genere, ereditati dalla lunga e travagliata storia nazionale.
Ebbene, Trieste può essere assunta come figura di riferimento che possa testimoniare questa particolare mistura linguistica. Dovete sapere che qui non si parla semplicemente un dialetto, ma si vive un vero e proprio stile di vita. Questo post nasce quindi come una piccola guida per i non autoctoni e quindi, semmai vi trovaste a visitare Trieste, ricordatevi questi piccoli, semplici consigli.
Al bar: vi capiterà vi voler bere un bel caffè, che per inciso qui a Trieste è ottimo. Bene, se vi recate al ber, son sicura che in prossimità del bancone vi assaliranno grandi dubbi. C'è chi ordina un nero: ebbene, non è che a questa persona verrà servito un fustacchione di colore, ma un semplice caffè liscio. C'è invece chi chiederà un capo: tranquilli, non è alla ricerca di un leader, ma di un semplice macchiato. E poi arriva un'altra persona che si farà servire un capo in B, cioè il macchiato nel bicchiere di vetro; ma la cosa che proprio non vi aspettate è che uno si faccia servire un capo in B con tanta special (special va letto con la E chiusa, mi raccomando!). Che è 'sta roba? Una marca di crema per il corpo? No no, è il macchiato nel bicchiere di vetro con una superschiuma di latte tipo panna e cacao. Ok, ho capito, niente caffè a Trieste, vero?
Al supermercato: qui a Trieste c'è una cultura cosmopolita che, in alcuni casi, si rifa a vecchi retaggi ancora presenti in Istria. Quando si va al banco salumi, infatti, c'è ancora qualche persona (in particolare gli anziani) che chiedono “Venti deca de praga!”; noi, abituati agli etti, ci troveremo leggermente in difficoltà e andremo quasi automaticamente a cercare nella nostra memoria quella lezione delle elementari: una tonnellata vale mille chili, un chilo vale mille grammi...e i decagrammi? E chi se li ricorda?Beh, poi, c'è una questione che tutti i non autoctoni a Trieste hanno dovuto affrontare: la questione del “Volentieri”. Se un giorno chiedete qualcosa e il commesso o il negoziante rispondono “Volentieri!”, non è che stanno esprimendo felicità nel potervi servire. No, si stanno scusando per il disagio (come direbbe Trenitalia) perchè al momento non hanno ciò che vi serve. Non sapete quanta gente, compresa la sottoscritta, è rimasta ferma impalata davanti a qualche bancone, aspettando invano l'arrivo di una merce che in realtà non c'era; e il negoziante in questione, di riflesso, ci ha guardati come se fossimo degli imbecilli. Oltre al danno, la beffa.
Slang de Trieste: innanzitutto il dialetto triestino richiede, nella parlata, una particolare competenza. In molti casi, infatti, si usa la X che corrisponde a un mix tra la S e la Z, una specie di S di Luisa. Partendo da questo presupposto, quindi, posso consigliarvi qualche frase tipo che vi aiuti a entrare nel mood triestino: “Oh, ma xè cocolo!”. Questa è un'espressione usata da grandi e piccini e non indica assolutamente la presenza di un ottavo nano, bensì esprime la carineria di una persona. E se mentre passeggiate per la strada sentite qualcuno che dice “Varda che bel mulo”, non cominciate a guardarvi in giro cercando un'improbabile fiera di Asini & Co; il mulo, infatti, è la versione triestina di ragazzo.
Pochi e semplici consigli per girare VOLENTIERI (la versione italiana di volentieri) Trieste e fare un esperienza come dire... cocola

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