Foto | Loud Speaker
Quando la comunicazione è efficace?
Quante (ma quante!) volte abbiamo la sensazione di non riuscire a intenderci col fidanzato, con la moglie, col migliore amico, con la mamma, col figlio… col mondo!? Beh, se volessimo elencare i motivi per cui questo accade potremmo scriverci un’enciclopedia. Ciò che in questo momento ci interessa è sapere che siamo in ottima compagnia: le difficoltà di comunicazione sono alla base di moltissimi rapporti incrinati e della maggior parte delle incomprensioni.
Parlare è semplice, ma “comunicare” è tutta un’altra cosa.
Quindi: “capita”. Capita spesso e capita a tutti: non sempre ci capiamo. Il motivo è molto semplice: comunicare non è affatto facile come pensiamo. Mi sembra di sentire un critica levarsi nel pensiero di alcuni lettori: “ma com’è possibile?”. Già, impariamo a parlare da bambini, è una delle azioni complesse che impariamo per prime (ancora prima che navigare in internet o schiacciare i tasti del telecomando, pensate un po’), ci esercitiamo ore ed ore e non passa giorno (non un singolo giorno, provate a pensarci) in cui non ci serviamo di questa fondamentale abilità. Eppure… si tratta di “semplice” parlare.
Se all’alba dei tempi, quando eravamo ancora simili alle scimmie, per comunicare erano sufficienti un “uh”, un colpo di clava e un battito di mani sul petto, oggi la società si è evoluta (o almeno così dicono) così come evoluto si è il nostro pensiero: ciò ci porta ad essere molto esigenti, sebbene non ce ne rendiamo conto, nei confronti degli altri e della loro comunicazione.
Sia chiaro, non che parlare sia cosa da poco e tantomeno lo è farlo bene. Ma molte volte non è sufficiente, perché parlare non sempre aiuta a raggiungere l’obiettivo che ci siamo posti.
Tra il parlare e il comunicare c’è di mezzo… l’obiettivo.
Questo è il punto. La differenza tra il parlare ed il comunicare sta nel fatto che nel secondo caso si ha un obiettivo. Quando dico “obiettivo” non immaginate, però, chissà quale genere di strano scopo nascosto o di intento malsano: l’obiettivo può semplicemente essere quello di conoscere una persona, di comunicare un’emozione, di far comprendere un proprio pensiero o di fare una richiesta.
Obiettivo dichiarato ed obiettivo reale.
Foto | sms
Facciamo un esempio concreto. Avete in mente le pubblicità? Avete in mente la vendita dei tanti e-book che si trovano in rete e che promettono di farvi trovare felicità/soldi/amore in 12 semplici passaggi? Avete in mente il venditore porta a porta che vi dice che siete davvero una brava massaia, oltreché molto simpatica, e che avete una casa davvero bella e che quindi sarebbe un vero peccato non pulirla con un’aspirapolvere degna di questo nome e che, putacaso, ne ha proprio una in questo momento nel bagagliaio dell’auto (ed oggi, ma solo oggi, la vende col 30% di sconto)?
Avete mai notato che c’è qualcosa di stonato? In questo caso abbiamo un obiettivo dichiarato, cioè espresso a voce, che è quello di farvi stare bene, di farvi fare un affare, di divi che siete molto simpatici, di farvi trovare la pace dei sensi e così via… E poi abbiamo un obiettivo reale, che è quello di vendere un prodotto, di guadagnare del denaro.
Non escludiamo, ovviamente, che ci siano dei venditori in grado di far coincidere obiettivo dichiarato ed obiettivo reale (anzi, sono certo che ci sono) ma… beh, insomma, vi devo spiegare proprio tutto?
Andre, facci un esempio!
Come applichiamo tutto ciò alla vita di tutti i giorni? Semplice, con un altro piccolo esempio!
Orazio è fidanzato con Clarabella da ormai 6 anni. Sono una bella coppia, si vogliono bene e sperano (e tutti glielo auguriamo) di potersi sposare a breve. Hanno un unico problema: a volte hanno la sensazione di non riuscire a capirsi, di litigare per ogni stupidata e di non riuscire a far capire all’altro il proprio stato d’animo.
Proprio questa sera, Clarabella uscirà a cena per una pizza coi colleghi di lavoro. Sebbene sia un periodo per lei molto impegnativo, è contenta di trascorrere una serata fuori: servirà a distrarsi. Orazio no. Lui non è affatto contento perché si è reso conto che Clarabella è TROPPO stanca, ultimamente. Si sta spremendo molto, tra il lavoro nuovo che non le dà tregua e la mamma, che è anziana e malata. Senza contare questo brutto raffreddore che da più di una settimana la affligge.
Lo fa gentilmente notare a Clarabella. Clarabella non è d’accordo, ritiene che in fondo una serata coi suoi nuovi colleghi di lavoro non potrà certo stressarla, anzi! E a dirla tutta non si spiega come Orazio non riesca a capirlo. Orazio non accetta di essere preso per un deficiente: lui ha capito benissimo cosa intende Clarabella, mentre lei non è in grado di badare a se stessa, a volte è proprio stupida. Clarabella non intendeva dare del deficiente ad Orazio, anche se in questo caso sta dimostrando di esserlo. A dirla tutta non riesce a sopportare questo suo volersi sostituire in ogni minima decisione, cosa crede, che lei non sia in grado neanche di decidere se è il caso o meno di uscire una sera? Vada al diavolo!
E così Clarabella esce sbattendo la porta.
Hanno comunicato in maniera efficace?
Foto | She stands up high on her tippy toes
Il loro problema più grande è certamente quello di essere dei personaggi di fantasia creati dalla mia fervida e un po’ malata mente al fine di essere da esempio per questo post. Ma non è il loro unico problema: manca la comunicazione!
Analizziamo la situazione. Gli obiettivi dichiarati sono: il benessere della propria fidanzata, che è molto stanca, da una parte, e il voler trascorrere una serata in pizzeria per stare bene coi propri colleghi, dall’altra. Il punto è che entrambi hanno degli obiettivi reali che, per vari e comprensibili motivi non hanno voluto esprimere.
Orazio, per cominciare, è molto geloso di Pippo, uno dei nuovi colleghi di Clarabella. È un tipo atletico e pieno di sé. Sembra fare sempre la battuta giusta al momento giusto. Certo, non può dirlo perché rischia di fare la solita figura del gelosone possessivo. Molto meglio tenerlo per sé, e sperare che per Pippo arrivi presto il trasferimento che aveva richiesto. Inoltre, porca miseria, proprio questa sera aveva noleggiato una commedia sentimentale, di quelle che Clarabella ama tanto, da guardare assieme strafogandosi di gelato crema e cioccolato. Ma è meglio non dirlo, perché non vuole che Clarabella rinunci alla sua serata perché ha compassione di lui, dovrebbe farlo perché ha piacere di passare una serata col suo fidanzato!
Clarabella, d’altra parte, non ha poi tutta questa voglia di passare una serata coi colleghi. È molto stanca e anche un po’ preoccupata per lo stato di salute della mamma. Ma ha un contratto di tre mesi e questo lavoro è molto importante per lei: può perdere l’occasione di far bella figura col capo che ha organizzato questa cena? Inutile parlarne con Orazio, non vuole che pensi che è la solita insicura, e poi non è affatto fiera di dover leccare il fondoschiena al capo per ottenere un maledetto lavoro. Poi non vuole scaricare su di lui le preoccupazioni per la mamma: Orazio ha già i suoi pensieri ed è inutile aggiugerne altri che comunque non potrebbe risolvere. Infine, come se non bastasse, stasera c’è anche Pippo. Odioso. Palestrato e borioso, Clarabella non riesce a sopportare le sue battute scontate. Spera che stasera gli venga il mal di pancia, così non lo vede. Anche in questo caso, non ha senso dirlo a Orazio, perché non vuole fare quella sempre ipercritica verso tutto e tutti. È già tanto che ha trovato questo lavoro e il minimo che possa fare è accettare i colleghi che si ritrova. Mamma mia, cosa non darebbe per potersi guardare un bel film col suo fidanzato, magari strafogandosi di gelato, prima che litigassero voleva chiedergli di noleggiarne uno per domani…
Morale della favola: chiarire gli obiettivi.
Quando si comunica con una persona, specie se è una persona cara e con la quale sappiamo di poterci “aprire”, è sempre bene guardarsi dentro e domandarsi: “Cosa voglio realmente chiederle?”.
Molte volte il motivo reale della nostra comunicazione è oscuro prima di tutto a noi stessi, perché ci infastidisce l’idea di essere gelosi, o possessivi, o esigenti, o fragili, o paranoici, o insicuri, e così via. Quindi ce lo nascondiamo. Può bastare porsi la domanda giusta e poi contare fino a dieci. Potrebbe cambiare la prospettiva con cui stiamo parlando.
Infine, e qui viene la parte difficile, ci si dovrebbe affidare con fiducia all’altra persona (se è una persona di cui possiamo fidarci). Insomma, non siamo tutti venditori di aspirapolveri: la relazione non è necessariamente una sfida in cui uno guadagna e l’altro perde. Se questa fiducia ci manca, dovremmo porci qualche domanda sul nostro modo di fidarci degli altri oppure su quanto quella persona sia effettivamente “cara” per noi e meritevole di fiducia.
Chiarire i propri “obiettivi reali” può aiutare entrambi gli interlocutori a raggiungere i propri e a supportare l’altro nel raggiungimento dei suoi.
Comunicare efficacemente: chiarire gli obiettivi della comunicazione. è stato pubblicato da Andrea Ciraolo.
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