Tra mille disgrazie, in Italia abbiamo una fortuna del cui valore a volte ci dimentichiamo: non c’è praticamente borgo, paese o città che non abbia una storia da raccontare, una storia la cui trama si raccoglie intorno a palazzi e monumenti il cui fascino sommerso si rivela ai più attenti nel mezzo di uno sviluppo urbano indifferente alle voci del passato. E sono proprio le località a noi più vicine quelle il cui paesaggio passa spesso davanti ai nostri occhi senza risvegliare in noi la dovuta attenzione.
Accade così che Brescia, dove con i miei amici mi rifugiavo per sfuggire alle interrogazioni di matematica o alle verifiche di latino, e dove a partire da tempi più recenti sono sempre andato in cerca di locali di dubbia fama e spettacoli poco salubri, non è mai stata nel mio immaginario una meta degna di una visita turistica. O almeno fino a domenica scorsa, 12 ottobre, quando il Fondo Ambientale Italiano, in occasione dell’appuntamento nazionale “Ricordati di salvare l’Italia”, mi ha dato una scusa per tornare a Brescia e riscoprirla attraverso un percorso inedito lungo le tracce della storia.
Questa raccolta fondi annuale, ospitata all’interno dell’evento FAIMARATHON, ha coinvolto 120 città in tutta Italia. Un momento per riscoprire le città italiane con le guide volontarie FAI, per dare il proprio contributo per la conservazione dei nostri tesori nazionali e per iscriversi al FAI ad un prezzo scontato. Quello attraverso le strade di Brescia è stato battezzato “il percorso dell’acqua“, perché passando in rassegna numerose fontane ripercorre la storia della città che proprio sulle sue innumerevoli fonti d’acqua ha plasmato il suo sviluppo urbano e sociale.
Abbiamo cominciato con la celebre fontana di Piazza della Vittoria, realizzata nel 1932 da Marcello Piacentini, teorico dell’urbanistica e architetto del Fascismo. Originariamente sulla fontana si ergeva imponente “il Bigio”, come lo chiamavano qui a Brescia, un colosso di virile bellezza che ben rappresentava l’arte fascista dell’epoca. Dopo la guerra Bigio e fontana sono stati eliminati perché ricordavano con troppa intensità il ventennio appena conclusosi, ma la vasca d’acqua è stata riproposta nel 2011 nel corso dei lavori di riqualificazione della piazza.
Un’altra tappa particolarmente interessante si è svolta in Piazza del Mercato, davanti alla fontana la cui statua ritrae un fanciullesco Acheloo. Nel mito greco, Acheloo, figlio di Oceano e Teti, sfidò Ercole per ottenere in sposa Deianira. Trasformatosi in un toro, attaccò il celebre eroe ma quest’ultimo ebbe la meglio e spezzò una delle corna di Acheloo. Proprio quel corno venne raccolto dalle ninfee che lo riempirono di ricchezze dando vita al mito della Cornucopia.
Non poteva mancare nemmeno una visita in Piazza Paolo VI. Qui le fontane sono ben due, una davanti al Duomo Nuovo – il “Broletto” – realizzata nel 1818 dal veronese Giambattista Cignaroli, e un’altra del 1722 posta di fronte al Duomo Vecchio.
Fontane, abbeveratoi, piccoli tesori di una piccola città. Una goccia nell’immenso mare dei tesori culturali e naturali italiani. Opere e paesaggi che però necessitano di cure e manutenzione, ed è per questo che il FAI si adopera per preservarne la bellezza con il sostegno dei suoi volontari e dei soci. I soci FAI godono dell’ingresso gratuito in tutti i beni FAI aperti al pubblico, ma non solo: l’ingresso è gratuito anche nei beni del National Trust nel Regno Unito, mentre per altri monumenti in tutta Italia è previsto uno sconto dal 30 al 50 per cento.