In parte è già così, e lo è perché in Italia non abbiamo mai avuto una destra che abbia saputo tutelare e preservare l’italianità e gli interessi nazionali; interessi che non sono quelli di questo o quell’oligarca, ma degli italiani in quanto italiani. Più che una destra, in Italia abbiamo avuto un centro paludoso, la cui filosofia è sempre stata divide et impera, illustre massima latina più modernamente e causticamente tradotta in “a letto con il nemico”. Il risultato può essere osservato e toccato con mano ogni santo dì.
Sono stati bravi a sinistra a far credere alla gente che la colpa per tutti i mali dell’Italia è (stata) di Berlusconi, del berlusconismo e in generale del centrodestra o se vogliamo di una destra centrista (il che è già una contraddizione). Complice una Storia insegnata in questo paese come fosse il Credo cattolico, solo con forte venature rosse, i cittadini tuttora continuano a bersi la falsità di una sinistra buona e disponibile nei confronti degli italiani, capace sul serio di riformare un paese allo sfascio.
Ma come è possibile che gli sfasciacarrozze siano coloro che poi si propongano di riparare i danni che hanno causato? È questa la più ingombrante delle assurdità italiane! In questi anni, il centrodestra berlusconiano ha fatto poco (ed è vero). Tuttavia, se in parte il niente è stato causato da una diffusa inettitudine della ormai quasi ex maggioranza, nella maggior parte dei casi, è stato causato da un’opposizione istituzionale, amministrativa, mediatica e sindacale che seppur non trova un reale riscontro maggioritario nel tessuto sociale, è stata in grado di bloccare anche la pur minima istanza di riforma proposta dalla destra centrista, taroccandola come legge ad personam o peggio come legge che intendeva distruggere e/o compromettere le libertà costituzionali.
Ai più sfugge. Il centrodestra è sempre stato circondato da una cultura marxista di fondo, radicatasi in modo a dir poco canceroso in questo paese e che ne impedisce tuttora il progresso e l’evoluzione. Nelle istituzioni, nella magistratura e persino nell’informazione, la presenza spesso ingombrante e potente di uomini di fede sinistra, complice pure una costituzione costruita su misura per il cattocomunismo postbellico, ha impedito alla nostra immatura democrazia di evolversi in direzione liberale, garantista, decisionista e capace di assicurare agli italiani una sana vita democratica e di pari dignità con gli altri popoli.
La verità dunque è un’altra: siamo succubi dei potentati internazionali e delle oligarchie interne loro serve. E non perché non saremmo capaci di essere altro, quanto perché siamo affetti da un’intrinseca debolezza interna, causata e generata da una cultura marxista che ha sempre odiato e detestato (e continua tuttora a odiare e detestare) l’immenso valore del patriottismo identitario e l’ancor più immenso valore della partecipazione democratica del cittadino alle scelte di fondo del nostro paese. La presunzione arrogante che gli italiani non sappiano scegliere o che la scelta diretta dei cittadini sia un male, ha ridotto il nostro paese a una succursale delle grandi lobbies finanziarie, malgestita dai poteri oligarchici cattocomunisti loro rappresentanti, affetti a loro volta da una carenza di legittimazione democratica spaventosa. Il tutto in nome del bene degli italiani (è questo l’odioso leit motiv a cui ricorrono beffardamente).
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In questo contesto, la destra, con tutti i suoi vizi e i suoi difetti, è sempre stata considerata un corpo estraneo, un atto rivoluzionario indesiderato e intollerabile, portatrice com’è di una verità dannatamente concreta: per settant’anni abbiamo vissuto in una cappa di falsità storica e pseudodemocratica che nessun altro popolo con un minimo di orgoglio nazionale e coscienza comune avrebbe mai tollerato. Hanno approfittato di noi, e noi - causa pure l’uscita dal disastroso fascismo - ci siamo offerti loro ben volentieri, nell’erronea quanto stupida convinzione che stessero agendo per il nostro bene, là dove invece avevano altre mira: distruggere la nostra coesione e la nostra identità nazionale, considerata quasi un reato e un peccato nella distorta visione cattocomunista dell’italianità post-fascista.
Dopo quasi venti anni di speranze di riscatto, il rischio che si ritorni indietro, al periodo oscuro della falsa democrazia, basata sulla cultura partitocratica cattocomunista, o peggio sulla dissoluzione definitiva della nostra comunità nazionale – attuata in nome di un europeismo finanziario profondamente nocivo non solo per noi, ma per tutti i popoli europei – è diventato concreto. Non ci sarà più possibilità di ritornare indietro, perché in parte siamo già stati svenduti e in parte siamo stati preparati a questo, attraverso un martellamento mediatico e culturale (lo stesso che si è sempre opposto a una legittimazione democratica della destra italiana) che ha contrabbandato certe (possibili e deprecabili) conquiste sociali e politiche per una democrazia compiuta che non esiste, se non nelle ipocrite parole degli esponenti post-marxisti.
Del resto è sufficiente osservare l’Italia che ci circonda: povera, derisa, in difficoltà, avvilita, vilipesa, costretta in un’Europa che l’ha soffocata, esposta a una migrazione selvaggia che la sta divorando dall’interno, corrosa da una dissoluzione etica, culturale e morale che poggia le sue basi su un falso e ipocrita principio di non discriminazione che discrimina gli italiani. Ridotta in altre parole ai minimi termini, a un’informe massa d’uomini privi di identità, che rischiano di non avere più nulla in comune se non la lingua, l’odio nei confronti delle oligarchie privilegiate e lo strozzinaggio fiscale che alimenta i privilegi di queste oligarchie.
Davvero poco. E ancor meno avremmo se la sinistra (che cambia nome ma non condotta) arrivasse nella stanza dei bottoni. E non tanto perché sarebbe incapace di governare gli italiani (chi lo pensa fa un madornale errore), quanto perché la sinistra è allo stesso tempo causa ed effetto del tristo percorso dell’Italia verso la propria dissoluzione nazionale e identitaria. Con i post-comunisti pseudodemocratici al governo, non potremmo far altro che rassegnarci al ritorno di un passato di conformismo culturale, di dissoluzione etica e morale, di dittatura mediatica (allentatasi in questi ultimi venti anni) e al compimento del progetto ultimo: la svendita dell’Italia ai potentati internazionali, sempre e solo – ci diranno – nel nostro unico “interesse”…