Ripresentiamo questa intervista rilasciata a fine 2010, dopo l’annuncio del rilancio di Dragonero, fantasy creato da Luca Enoch e Stefano Vietti per Sergio Bonelli Editore come Romanzo a fumetti nel 2007, come serie mensile non a termine. Allora, quando Saguaro ancora non era stato annunciato, si presentava come il primo esempio di un ritorno al seriale senza un limite di uscite dell’editore milanese.
La notizia trapelata in seguito alla richiesta di un nostro lettore ha lasciato piuttosto sorpresi anche gli stessi fan di Dragonero, c Sarà una miniserie come le ultime proposte dell’editore milanese o una serie “infinita”? Quindi sarà della prima nuova serie non limitata da anni a questa parte, una notizia “epocale” se vogliamo. disegni di Giuseppe Matteoni tratti dal Romanzo a fumetti di Dragonero Questo può rappresentare anche un segnale per tutto il mondo del fumetto, un atteggiamento maggiormente ottimistico e propositivo? Questo cambiamento è dovuto anche all’abbandono del formato “Romanzo a Fumetti”? Da quanto si dice, a Sergio Bonelli non è mai piaciuto molto… Lo stesso Sergio Bonelli, nel presentare la graphic novel dedicata a Dragonero, non si disse esattamente entusiasta dei prodotti fantasy. Cosa gli ha fatto cambiare idea per darvi il lasciapassare per proseguire questa avventura? Hai parlato di buon successo all’estero: la distribuzione ha interessato anche mercati non abitualmente battuti dalla Bonelli Editore? Il fantasy, rispetto alla fantascienza, genere spesso utilizzato come tramite per critiche sociali, mi ha sempre dato l’impressione di essere più distaccato dall’oggi, una fuga dal presente più che una sua analisi trasposta. Conoscendo la tua attenzione verso il sociale e la storia risulta difficile pensare a Dragonero come una serie unicamente d’intrattenimento. Le storie saranno anche veicolo per parlare d’altro, della nostra realtà? Immagini che tu e Vietti siate attenti lettori di fantasy, un genere che si è rivitalizzato anche per il successo cinematografico, appunto, de Il signore degli anelli. Quali sono le letture che vi accompagnano in questa fase di definizione della serie? Anche in Italia abbiamo avuto negli ultimi anni esempi di nuovi autori fantasy come Andrea D’Angelo, Licia Troisi, Pierdomenico Baccalario, Francesco Falconi e altri. Cosa pensi del loro stile e dell’importanza di avere autori italiani “di genere”? Pensate di mantenere un certo stile grafico omogeneo oppure non è questo uno degli elementi di selezione dei disegnatori? Ci saranno dei cambiamento nel cast dei personaggi della storia? E più in generale, come sarà articolata la serie? I primi tre albi saranno un’unica avventura, come “esplosione” del preventivato volume unico. Anche il resto della serie si svilupperà per micro-saghe piuttosto che singoli albi? Il fantasy classico con la struttura delle “quest” sembra adatto a questo genere di struttura… Le immagini che accompagnano l’intervista sono di Giuseppe Matteoni, che ci ha concesso un disegno inedito e gli studi del personaggio di Ian che vedete qua sotto.
The Flash Player and a browser with Javascript support are needed. Luca Enoch, il blog: lucaenoch.ilcannocchiale.it Etichette associate: Puoi leggere anche: Condividi:
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È una cosa che bolliva in pentola da tempo. StefanoVietti e io lavoriamo al progetto di una serie fantasy mensile da prima di Gea. Avremmo dovuto proporre la cosa a Bonelli più di dieci anni fa ma arrivò come fulmine a ciel sereno la proposta dell’editore per una serie interamente gestita da me; nacque Gea e Dragonero venne riposto nel cassetto, in attesa di tempi migliori. Poi fu il momento del romanzo a fumetti e ora, finalmente, è giunto quello della serie.
Questa sarà una canonica serie mensile, “infinita”, almeno fino a quando ce lo consentirà il mercato.
Si tratta di fasi ricorrenti. Tempo fa furono varate molte serie nuove e in Bonelli in seguito sentirono l’esigenza di provare nuovi formati editoriale, tra cui le miniserie e la serie “d’autore”, come Gea.
Ora, forse, è semplicemente tornato il momento delle serie “classiche”.
Dipende da che angolazione lo si guarda. I detrattori diranno che si tratta di un ritorno al passato, che l’editore non ha più voglia di sperimentare, che si rifugia nei triti e muffi formati editoriali che gli danno sicurezza. Per me si tratta invece di un chiaro e sano segnale di vitalità della casa editrice e questo è un buon segnale per il mondo del fumetto italiano.
Bonelli predilige il racconto seriale, con un protagonista definito e chiaramente riconoscibile, non lo ha mai nascosto; del resto, questa è la formula editoriale che ha fatto la fortuna della casa editrice e che piace di più ai lettori. Io sono al lavoro su Lilith, la mia seconda serie “a termine” dopo Gea, ma il genere fantasy, che finora mancava in casa editrice, si presta magnificamente alla narrazione seriale senza limiti, proprio per l’infinità di situazioni avventurose che permette di creare e per la possibilità che offre di sviluppare nel lungo periodo un mondo narrativo. Un po’ come la fantascienza stellare alla Star Trek.
L’abbiamo preso per sfinimento?
Più probabilmente, dopo i coraggiosi esperimenti con le miniserie e le storie one shot, esperimenti che mi auguro continuino a lungo, ha voluto tornare a produrre nuove serie classiche, provando qualcosa di veramente nuovo – per la Bonelli – come il fantasy tradizionale. Inoltre Dragonero si è comportato molto bene in quanto a vendite… E’ stato apprezzato in Italia e all’estero. Infine, Stefano ed io in questi anni abbiamo costruito un dossier narrativo davvero corposo e raccolto moltissime idee che era forse davvero un peccato lasciare nel cassetto.
Il primo Dragonero è stato venduto in molti paesi europei, negli Stati Uniti e anche in Giappone (credo nella versione inglese). Il formato “one shot” e il genere fantasy puro sono sicuramente stati due elementi che lo hanno reso interessante per il mercato estero.
Quante chiavi di lettura si possono trovare ne “Il signore degli anelli”? Se lo si vuole leggere come una trasposizione moderna di miti classici nordeuropei ci si diverte lo stesso, ma non si può certo dire che sia tutto lì. Col fantasy, esattamente come con la SF si può raccontare puntualmente la società umana di ogni epoca.
Per quanto mi riguarda Neil Gaiman con il suo strepitoso “Nessundove”, i formidabili romanzi del Mondo Disco di Terry Pratchett e l’epocale saga delle “Cronache del ghiaccio e del fuoco” di George R. R. Martin che, tra l’altro, sono riuscito a contattare personalmente dopo aver illustrato l’edizione italiana del suo “Il drago di ghiaccio”.
Confesso con vergogna di non essere lettore di fantasy nostrano :-(.
Il fantasy è legato indissolubilmente al gioco di ruolo, da Dungeouns & Dragons in poi. Siete (o siete stati) giocatori? Ci sono aspetti della narrazione-ludica del gdr che vi sono serviti per definire storie, toni e stile di Dragonero?
Io no, Stefano invece sì.
Paradossalmente la struttura “ a crescita” del protagonista tipica dei giochi di ruolo mi è stata utilissima per impostare l’evoluzione del personaggio di “Gea” che incomincia come combattente di livello 0 e nel corso delle sue missioni acquista punti, conoscenza e capacità.
Non possiamo, ci dispiace, ma siamo in piena fase di pre-selezione. Abbiamo individuato un buon numero di disegnatori il cui tratto ci è sembrato molto promettente e abbiamo sottoposto loro delle tavole di prova; una volta realizzate, passeremo alla selezione finale in modo da avere un numero sufficiente di disegnatori per far partire la serie. Potremo sbottonarci in primavera, quando i disegnatori selezionati inizieranno a lavorare.
Giuseppe Matteoni sarà il disegnatore “ufficiale” della serie, avendo realizzato il Romanzo e la storia che occuperà i primi tre albi della serie mensile. Quello di Giuseppe sarà lo stile di riferimento per i vari disegnatori, fermo restando il loro tratto personale.
La “compagnia” iniziale sarà quella che abbiamo lasciato alla fine del Romanzo: Ian, Gmor, Sera, Alben e Myrva. Man mano si aggiungeranno altri comprimari, che si alterneranno tra loro nell’affiancare i nostri eroi nelle loro tribolazioni. Naturalmente, ragionando ora come un progetto seriale, i rapporti tra i personaggi diverranno più sfaccettati e a ciascuno sarà dedicato il giusto spazio, senza però dimenticare che il protagonista è Ian.
Per il primo anno le storie saranno autoconclusive, con una continuity minima, per rodare la serie, presentare per bene le ambientazioni ricorrenti e delineare in modo compiuto i vari comprimari, vecchi e nuovi. Per il dopo, abbiamo già in mente storie più estese, da due/tre albi al massimo, in cui far affrontare ai nostri viaggi perigliosi e portarli in lande sconosciute.
Già mi lecco i baffi… :-P
Riferimenti:
Sergio Bonelli Editore: www.sergiobonellieditore.it
Stefano Vietti, il blog del Voc Studio: vocstudio.blogspot.com
Giuseppe Matteoni su deviantART: giuseppematteoni.deviantart.com
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