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Con Pierfranco Bruni Gesù e Giuda camminano nel deserto per cercare la Pietra d'Oriente. Un romanzo che segna la vita. Di Gerardo Picardo
Da LalunaeildragoGiuda si è smarrito, come Ulisse che ha dovuto combattere la perdizione per ritornare a Penelope e alla sua terra. Il Nazareno e Giuda sono ancora insieme sui sentieri del tempo. “Gesù gli teneva la mano. Non hai sfidato me – gli dice – ti sei voluto sfidare. Il tuo peccato non è il tradimento, è quello di non essere stato capace di resistere e di aspettare. Non hai saputo sperare”. Si è contrapposto alla Verità con una sua verità. Giuda ormai è l’uomo che vive nei cuori aridi. Tra due destini diversi, la luna è ancora un lancio di stelle. La nostalgia vive negli accampamenti, i tramonti sfilacciano attese lungo le strade di Gerusalemme. Giuda non si dà pace. Dopo quella notte “ha più volte rincorso Giovanni e poi Luca e poi Matteo e Marco, ma non li ha mai raggiunti. Li ha rincorsi non per giustificarsi ma per tentare di capire. Perché hanno scritto di Giuda in quel modo? Non era uno di loro?”. Scorrono scelte nella strada che traccia il Calvario: “Gesù si incamminò tra gli ulivi e con una mano prese un ramoscello. Non parlò ma continuò a guardare Giuda e ad osservarlo attentamente. Gli fece segno. Giuda si avvicinò. Gesù prese il ramoscello che aveva tra le dita e lo spezzò. Metà del ramoscello lo tenne per sé”. Gesù e Giuda non smettono di dialogare.
L'oscuro uomo di Kariot “non è un traditore ma un perduto. Soltanto perdendosi è riuscito a commettere quell’atto”. E’ lui che non si è perdonato, non riesce a farlo. Non ha capito che il Messia non colpiva con la spada ma con il cuore. Eppure bisogna ancora cercare. Anche Giuda deve cercare, non si po’ lasciare il deserto quando il sole è ancora davanti allo sguardo. Scrive Bruni: “Viaggiare è lasciare il paese dei padri ma è anche la forza di portarseli dentro sino all’ultimo respiro”. Il vento attraversa il riposo del silenzio. Lì sulla collina di sabbia è Giuda che parla, e non ha più lacrime, “ha un pianto di vento che taglia gli ulivi”. Il cercatore di senso spagina i Vangeli e incontra la sua storia incompiuta. “Ci sono Vie che attraggono stelle nei nostri percorsi”, ma ricercare è sempre inquietudine. Una donna di Magdala ama Dio, lo sente come vento bussante alle spalle. “Io dal giorno del cerchio sulla terra di polvere seguii i suoi passi. Ci amammo. Nessuno ha mai voluto credere a questo nostro amore. Filippo parlò di noi. Maria parlò di noi. Poi soltanto accenni al mio nome”. E’ bellissima con i suoi occhi azzurri e quelle parole: “Se in te il dubbio vive tu vivrai con il dubbio. Gesù è il cammino. Il tuo camminare”. Sulla nave che porta in Galilea si incontra Zarateo. Il saggio che conosce i venti. Ha gli occhi colore del mare e una voce lenta nella pazienza. Dialogava con le stelle e di notte ascoltava le rose del deserto. Ha segreti da narrare con i suoi papiri e la sapienza dei lunghi viaggi. E’ vero: “Cristo è una sfida e la sfida più imponente”, “incontrare lo sguardo. Il punto sta qui”. La mia vigna e le parole, il vento che porta sempre le ferite del mare. Si raccolgono tre Croci dal Calvario, in fondo “io e l’assurdo abbiamo una battaglia aperta”, “ho tra le mani la pietra che tu mi regalasti”. Nella narrazione parlano anche le paure di Pilato davanti a Tiberio. Il romano sa che nella Giudea è stato ucciso un Dio.
“Occorre tanta misericordia – annota Bruni – noi viviamo di misericordia”. Ora Giuda cammina a fatica. “Nella sabbia i passi affondano. Gesù si è allontanato mentre Paolo, con un lieve movimento della mano lo saluta e lo accompagna con lo sguardo. Si avvolge nella sua veste e resta immobile. In attesa di Giuda che è sempre più stanco. Si parleranno”. Oltre i destini nel mistero. “Sono ancora loro, laggiù. Gesù, Giuda, Paolo. Il mio pensiero. La pietra d’Oriente”.
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