In questi giorni di clamori post hollywoodiani, di soddisfazioni collettive a forma di statuetta dorata, di glorificazioni nazionali per la pellicola multipremiata che ha riportato il cinema italiano agli antichi fasti, stridono in modo lacerante con la Grande Bellezza, osannata globalmente, i crolli vergognosi di Pompei.
Quanto è facile parlare di cultura se si vince un oscar ed è semplicissimo riconoscersi un seppur minimo merito anche se magari il film lo si è detestato .
Molto più difficile è invece impedire che la vera grande-bellezza di un sito che il mondo intero ci invidia scompaia definitivamente dopo essere sopravvissuto all’eruzione devastante di un vulcano.
Più del Vesuvio può la politica italiana che con l’arroganza dell’ignoranza si bea delle vittorie altrui ma non riconosce al nostro patrimonio storico-culturale il suo vero, incommensurabile, preziosissimo valore.
Il neo ministro della cultura Franceschini commenta Sorrentino ha vinto l’Oscar ed è crollato un altro muro a Pompei. Sono insieme la dimostrazione di come dobbiamo credere nella forza straordinaria della nostra bellezza e insieme tutelarla orgogliosamente, che è quello anche che il mio ministero cercherà di fare utilizzando anche il veicolo di Expo 2015. Penso ci sia una potenzialità enorme e la possibilità di valorizzare lo straordinario patrimonio di iniziative a tutti i livelli istituzionali”.
E che significa?
Non c’è bisogno che lo dica lui: tutti sappiamo che l’Italia ha, soprattutto dal punto di vista culturale, un potenziale enome. Ma Franceschini -da anni in Parlamento e reduce anche dal Governo Letta- e tutti gli altri cosa hanno fatto per impedire che crollino Pompei e le speranze del Paese più bello del mondo?