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Con un piccolo sforzo

Creato il 31 gennaio 2011 da Tnepd
Con un piccolo sforzo Proviamo ad immaginare, con un piccolo sforzo di fantasia, che esista ai giorni nostri un Paese in cui convivono lo Stato ed alcune organizzazioni criminali molto potenti e diffuse. Limitiamoci a considerarne due che chiameremo A e B. Se ci puo’ far sentir meglio possiamo contestualizzare questo Paese nel Terzo Mondo ma tale scelta è facoltativa.       Immaginiamo che in questo Paese vi siano numerosi editori e che del più grande tra essi si faccia un gran parlare. Immaginiamo che alcune fonti giornalistiche, non molte a dire il vero, ne dipingano un quadro fosco sostenendo che abbia vissuto compravendite azionarie nebulose, che i suoi vertici odorino fortemente di collusione con la potente organizzazione criminale A e che di conseguenza i capitali che finanziano le sue attività provengano dal mondo della malavita. Le fonti portano a suffragio delle proprie tesi la constatazione che dirigenti e proprietari della casa editoriale sono da decenni coinvolti in procedimenti giudiziari che li vedono accusati di corruzione dei più svariati pubblici uffici, di giudici e testimoni, falso in bilancio, turbativa d’asta, associazione a delinquere, connivenza con la malavita organizzata e di altri reati minori che non ci dilunghiamo ad elencare.
Con un piccolo sforzo Immaginiamo, con uno sforzo supplementare, che il proprietario a cui è in ultima analisi riconducibile questo colosso editoriale sia niente meno che il Presidente dell’ameno Paese in cui la storia si dipana e che lui per primo sia coinvolto nella lunga serie di ipotesi di reato citate, imitato da un cospicuo entourage di parenti e collaboratori al seguito. Già che ci siamo, facoltativamente, possiamo figurarci che la casa editrice non sia la sola attività economica nel carnet di questo Presidente ma che anzi sia tra le perle più minute del suo scrigno e che i suoi affari proliferino numerosi ed immancabilmente macchiati da una o più ipotesi di reato cui conseguono i relativi procedimenti giudiziari.
Se quindi riusciamo ad immaginare un Paese in cui il Presidente si adoperi ogni giorno per non finire in galera, in cui l’amministrazione del potere sia stabilmente distribuita fra lo Stato e le organizzazioni criminali A e B, un Paese in cui la quasi totalità della cittadinanza – che d’ora innanzi chiameremo gregge – subisca tutto cio’ passivamente in una condizione di cecità (indotta) e di miserevole insania... se ce la facciamo ad adoperarci in un tale sforzo di fantasia allora possiamo procedere concentrandoci su di una vicenda che riguarda il già citato colosso editoriale di cui tanto male alcuni tendono a pensare.
Accade che un giorno questo editore pubblichi e promuova con i suoi potenti mezzi un libro, peraltro innegabilmente interessante, che ha per argomento l’avversa organizzazione criminale B e che ne tratteggi un quadro di malvagità e violenza che presumiamo le sia proprio. Autore del testo è un giovane ai più sconosciuto che si apprende esser cresciuto nel dedalo di atrocità perpetrate dall’organizzazione B. Egli si propone, pubblicando il suo testo, di denunciare tutto il male che un sistema criminale produce sugli individui costretti loro malgrado a subirlo. Argomento non nuovo ma che egli deve trattare con particolare efficacia tanto che in breve viene riconosciuto dal gregge come il più valoroso tra i condottieri nella lotta del bene contro il male.
Con un piccolo sforzo La storia in sé si concluderebbe qui e grazie al suo strepitoso happy ending saprebbe assopire il più recalcitrante degli agnellini. Messo a nanna il pupo potremmo percio’ tornare in salotto ed inebetirci un paio d’ore davanti alla tivvu’ prima di prender sonno a nostra volta oppure sforzarci di osservare con maggiore cura la fantasiosa traiettoria editoriale testé narrata. Propendiamo per la seconda alternativa ed approfittiamo del punto di vista privilegiato di cui godiamo, esterno a quel mondo tanto ameno. Ci proviamo di trovarvi, se vi sono, inesattezze ed incongruità inevitabilmente celate al gregge intontito dalle troppe luccicanze del caleidoscopio di contraddizioni che lo involge.
La prima domanda che vogliamo porci, forse retorica ma utile al fine della completezza, è: “Perché l’editore in odor di stretta collaborazione con l’organizzazione criminale A pubblica un libro che denuncia la crescente efficacia nell’operare nefandezze dell’organizzazione criminale B?” La risposta non necessita di prolungate meditazioni per essere formulata: “Per danneggiare la concorrenza, per catalizzare gli sguardi vacui del gregge in direzione di B distraendolo in tal modo dalle proprie attività.” Se poi, come si evince dalle premesse, anche lo Stato è particolarmente vicino all’organizzazione A, ne consegue che anch’esso ne trae beneficio.
Possiamo domandarci, a corollario, chi altri si avvantaggi dell’operazione editoriale brevemente narrata. Allo schieramento costituito dall’organizzazione A e dallo Stato possiamo aggiungere l’editore stesso, non tanto per il brillante bilancio finanziario della pubblicazione che ha rapidamente scalato le classifiche di vendita, quanto per aver saputo creare dal nulla un paladino del bene contro il male da potersi annodare intorno al marchio scrollando in tal modo parte del fango accumulatosi nel corso delle udienze in tribunale. Persino il gregge puo’ ben dirsi soddisfatto e tosto si trastulla del suo nuovo idolo luccicante. A conti fatti, neppure l’apparentemente vilipesa organizzazione criminale B si chiama delusa dell’evolversi degli eventi. La sua immagine pubblica ne è uscita idealizzata nella forma se non nella sostanza (che i più ancor oggi rifiutano) e mitizzata nella sua efficacia operativa. Pare anzi che la sua dirigenza attendesse da tempo l’occasione per replicare all’assoluta preponderanza mediatica della ben più nota organizzazione criminale A. Cio’ non toglie che in certi ambienti uno sgarro resta sempre uno sgarro – anche se per qualche ragione evolve in senso positivo – e solo col sangue si puo’ lavare.
Con un piccolo sforzo Quest’ultima cruda considerazione focalizza la nostra attenzione sul tassello conclusivo del mosaico, l’autore, ma se l’interpretazione del comportamento di un’azienda o di un’organizzazione – benché criminali – è agevolata dalla prevedibilità delle relazioni causa-effetto e dalla limitata quantità di variabili, lo stesso non puo’ dirsi qualora s’intenda analizzare l’agire di un singolo individuo le cui scelte trascendono sovente i dettami della logica. Vien da chiedersi, a tal proposito, per quale ragione un ragazzo nel pieno degli anni e della salute decida di esporsi pubblicamente mettendo a repentaglio la propria vita. Migliaia di altri, intorno a lui, se ne guardano bene, sanno quanto sia pericoloso. Idealismo? Brama di notorietà? Bisogno di rivalsa? Noia? Le ipotesi sono infinite, insondabili e non comprovabili, sono da ricercarsi fra le motivazioni economiche, emozionali, culturali, individuali o sociali, occasionali o permanenti, congenite o acquisite, volontarie o meno. Poiché stiamo dipingendo un quadro immaginario ci avvaliamo della facoltà di scegliere per lui l’ipotesi più genuina a cui la mente ci conduce. Diamo quindi per scontato che questo ragazzo, incapace di sopportare ulteriormente una vita di soprusi fisici e mentali, di privazione del libero arbitrio, di malvagità e di violenze abbia sfogato la bile accumulata in gioventù scrivendo un coraggioso testo di denuncia del mondo infame che l’opprimeva. Tanto di cappello.
Vien da chiedersi, pero’, per quale ragione questo ragazzo mosso da tali limpidi intenti finisca per scegliere, tra i numerosi e pressoché equivalenti editori disponibili, proprio quello di cui tanto si chiacchiera dentro e fuori i tribunali per le vicinanze sospette dei suoi proprietari e dirigenti all’organizzazione criminale concorrente a quella dei suoi aguzzini. Per ragionevolezza si esclude da sé l’ipotesi che il giovane non fosse a conoscenza della natura tutt’altro che cristallina dell’editore il che avvalora la tesi che ne abbia accettati gli emolumenti a ragion veduta. Forse per miopia o per eccesso di cautele nessun altro si era dimostrato interessato alla sua opera? Ci permettiamo di dubitarne. Un testo interessante e pregno di contenuti come quello della nostra storia non sarebbe passato inosservato proprio da tutti, a maggior ragione qualora fosse circolata la voce che addirittura l’editore leader del mercato era pronto a mandarlo in tipografia. Ci permettiamo altresi’ di dubitare che la scelta non sia stata meditata, tenendo conto che l’autore procedeva alla pubblicazione consapevole di mettere a repentaglio la propria incolumità fisica. Egli stesso, nel suo libro, descriveva la crudezza dei modi di coloro che si apprestava a denunciare ardentemente. Quale scudo avrebbe potuto difenderlo dalla loro reazione il giorno in cui le prime copie avessero raggiunto le librerie?
Con un piccolo sforzo Perdiana! Par d’intuire che, benché mosso dalle migliori intenzioni, il nostro giovane autore sia caduto dalla padella alla brace. Per divincolarsi dalle grinfie dell’organizzazione criminale che gli aveva alienato la giovinezza si è gettato in quelle di un’altra che inquinerà il tempo che gli rimane. Ma ora una grave minaccia pende sul suo capo.
Infine abbiamo trovato chi non gioirà di tutta questa storia: il giovane autore che ha sofferto i traumi di una società malata in un Paese corrotto e - sfinito dalle troppe contraddizioni - ha creduto di poter essere più libero cambiandosi casacca. La sua posizione non è mai stata tanto incerta. Adesso il suo futuro dipende dallo share e dai vezzi di un nuovo padrone che si rivelerà più burbero ed invadente del precedente.
Il suo destino sarà di meteora o di martire, chi puo’ dirlo. Comunque vada, non sara’ stato lui a deciderlo.
Riedizione riveduta dell’articolo “Con un piccolo sforzo” del 28 agosto 2010

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