Anno: 2011/ Distribuzione: 01 distribution / Durata:105’ / Genere: Fantastico / Nazionalità: USA / Regia: Marcus Nispel
Nell’immaginario collettivo delle generazioni vissute tra la seconda metà del XX secolo e la prima del XXI, il personaggio del duro e imperturbabile barbaro senza legami Conan, capace di superare enormi ostacoli grazie alla forza bruta e alle sue doti di guerriero, ha di sicuro le fattezze di Arnold Schwarzenegger, che lo incarnò sia in Conan il barbaro, diretto nel 1982 da John Milius, che nel suo sequel Conan il distruttore di Richard Fleischer, risalente a due anni dopo.
Ma è in realtà dal 1932, grazie a una serie di racconti dello scrittore di narrativa pulp Robert E. Howard, che il personaggio-visione idealizzata di una mascolinità estrema imperversa in ambito culturale, contribuendo a fondare il genere conosciuto come sword and sorcery (letteralmente spada e stregoneria) ed anticipando di vent’anni il lavoro del maestro del fantasy J.R.R. Tolkien; per poi essere ripreso – nonostante un più volte annunciato ma mai realizzato Conan 3 – in questo lungometraggio in 3D a firma del Marcus Nispel che, al di là dei remake di Non aprite quella porta e Venerdì 13, curò nel 2007 Pathfinder-La leggenda del guerriero vichingo, liberamente ispirato al norvegese L’arciere di ghiaccio, di vent’anni prima.
Ed è questa volta il mezzo hawaiano e mezzo irlandese Jason Momoa – fattosi notare nella serie televisiva Baywatch – a concedergli anima e corpo, affiancato dall’agile novizia Tamara, interpretata da Rachel”Star trek”Nichols, nell’epica battaglia contro il responsabile della morte di suo padre Corin, con le fattezze di Ron”Hellboy”Perlman: Khalar Zym, nei cui panni troviamo lo Stephen Lang di Avatar, interessato, insieme alla figlia Marique alias Rose”Scream”McGowan, a ritrovarela Maschera di Acheron che gli permetterebbe di riportare in vita la moglie morta e di raggiungere l’immortalità.
Epica battaglia che, senza lasciare tregua già a partire dai primissimi, movimentati minuti di visione, sguazza felicemente tra scontri all’arma bianca, mostruose creature in digitale e inseguimenti a cavallo; con la risultante di un’altamente spettacolare e tutt’altro che noioso elaborato che non rientra davvero tra i meno riusciti lavori del regista, il quale testimonia i suoi citati trascorsi horror tramite l’introduzione di una non indifferente dose di splatter e violenza.
Ma, catturati dal facile intrattenimento, è inutile effettuare paragoni sia con l’opera di Howard che con il dialogatissimo film di Milius, in quanto lo stesso Nispel spiega: “Non stiamo tornando al Conan mitologico descritto nelle storie di Robert E. Howard. Ma, allo stesso tempo, non possiamo negare che l’opinione comune si è evoluta e alcune cose sono diverse. Il pubblico ha cambiato idea su quello che dovrebbe essere Conan, mentre altre cose non devono essere modificate. Insomma, il nostro mantra nella realizzazione di Conan the barbarian è stato di dare alla gente quello che voleva, ma non nel modo in cui si aspettava”.
Francesco Lomuscio
Scritto da Redazione il ago 16 2011. Registrato sotto IN SALA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione