Ma io dico che bisogno c’è? È ben noto che l’assessore al bilancio taglierebbe qualunque cosa e in vari casi non senza ragione, ma perché il settore Cultura vuole invischiare i torbidi impulsi della folla maschile con quella schiena ignuda sulla locandina? È la stessa idea grafica del noto film “Il merlo maschio” con Laura Antonelli e Lando Buzzanca, regia di Pasquale Festa Campanile (1971). Schiena femminea a forma di violoncello, film per voyeur, fine umorismo del regista, attori come Toffolo e Tedeschi, ma evocazioni sexy del tutto inutili se si vuole ascoltare un violoncello vero, anzi due. Sappiamo che l’assessora alla cultura è convinta che occorre l’aiuto del giornale cartaceo, quindi ritroviamo Roberto Codazzi direttore a stringere il solito nodo confusionario di poteri ormai invecchiato. È il giornale di miss piscina e mister piscina, si resta in tema.
È la musica del duo di violoncellisti la vera attrazione del concerto che era programmato per il 30 luglio, tanto per fare un esempio riferito al passato e non collaborare troppo con la pubblicità. I video sono la migliore presentazione possibile, basta ascoltarli (cliccare qui). Tutta la rassegna però presenta la stessa locandina che ricorda Laura Antonelli, e prosegue il 6 settembre con l’ennesimo appuntamento. Perché dunque usare il corpo femminile per attrarre? Forse che ogni offerta anche culturale e persino musicale è forma di erotismo? (Questa la pagina del sito del Comune).
L’occasione d’ascoltare un interessantissimo duo di violoncelli si sovrappone al solito crudele e sottile sfruttamento del corpo femminile. Perché? Si parla tanto di femminicidio e di legge apposita perché la tragedia è quasi di tutti i giorni, ma l’ossessione pubblicitaria non trova altro linguaggio.
Pacman
Nostradamus
Magical Cat Adventure
Snake