Concerto dei Fleet Foxes a Vienna

Creato il 09 novembre 2011 da Witzbalinka

A qualcuno sembrerà impossibile ma sono già passati vent’anni da quando la città di Seattle, chi l’avrebbe detto, conquistó  il mondo con la sua musica grazie ad una serie di gruppi indimenticabili per il cui nuovo sound si suggellò il termine “grunge” , termine che servì anche a indicare ed etichettare  in  modo generico lo stile di vita con il quale si identificava tutta quella gioventù arrabbiata e sbandata esclusa dalle promesse del sogno americano a causa della politica antisociale del governo statunitense a partire dall’elezione di Ronald Regan.

Con l’arrivo al potere di Bill Clinton nel 1992 coincise lo stupefacente e colossale esito commerciale di queste band, Pearl JamNirvana in testa. Il tragico e triste suicidio annunciato del cantante dei Nivana, Kurt Cobain, così come il conseguente scioglimento del gruppo dopo appena cinque album, convertì immediatamente la band in una delle grandi leggende del rock.

Il grunge fu ben presto inghiottito ed assimilato dal sistema capitalistico del mercato, il che fu senza dubbio uno dei motivi che portarono al suicidio Cobain, che vedeva con stupore e spavento l’irreversibilità di questo processo. Figlio della marginalità,  dell’angoscia e della  rabbia il grunge raccolse  musicalmente in modo brillantissimo l’eredità isolata (nel  deserto della volgarità e del rock da stadio soffocantemente dominante negli anni ottanta quanto a  successi di vendite e diffusione mediatica) dei dissidenti americani  quali Big Black, Husker Du, Black Flag, R.E.M, Sonic Youth o i  Pixies. Si tornò così  a portare sulla  scena musicale un rock fatto di chitarre sporche, attitudine di sfida,  parole belle e crude.  Tuttavia il genere non tardò a morire di successo, soffrendo una forte caricaturizzazione da parte della dittatura del mercato e del denaro, la quale sempre finisce col rubare l’anima delle cose genuine e neutralizzare tutto ciò che è alternativo, convertendolo rapidamente in mercanzia. Ma nonostante tutto,  quegli anni oscuri e dorati, ci hanno lasciato varie opere maestre in diversi ambiti: letteratura, cinema, musica, teatro ed arte. Un’eredità culturale da non sottovalutare. Da  allora sono accaduti molti fatti cruciali (il boom di Internet, nuove forme di ascoltare la musica e trasmettere le informazioni, vecchie guerre con nuovi travestimenti, svariati colpi di stato legali, il continuo attacco alle libertà civili in paesi definiti democratici, la crisi del sistema finanziario pagata da tutti meno che  dai veri responsabili.. ) ma la musica di Seattle è sempre lí, anche se  pure lei è cambiata. Mantenendo un basso profilo alcuni dei suoi migliori rappresentanti attuali, senza abbandonare le proprie radici rock, hanno inclinato verso una musica che si abbevera nelle fonti della ricchissima tradizione folk americana, un fenomeno cui sicuramente non è del tutto estranea l’influenza di quella feconda ed ibrida corrente, comparsa negli ultimi dieci anni,  denominata “freak-folk”. E`il caso dei Fleet Foxes, che suoneranno il prossimo 15 novembre nella Halle E del MuseumsQuartier di Vienna http://www.halleneg.at/ Nella loro ipnotica, formidabile e personalissima musica possiamo sentire risonanze musicali di Dylan, Neil Young, gli Zombies ed i  Beach Boys.

Paul Oilzum


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