Conclusioni e ritorni

Creato il 21 agosto 2012 da Unarosaverde

Le onde solleticano quiete i sassi della battigia. Cessato il venticello che nei giorni scorsi increspava la superficie, questa mattina il mare si allunga piatto sotto il solleone.

La spiaggia libera non e’ affollata ne’ lo e’ l’area camper che si e’ via via svuotata nello spazio di due giorni. Alcuni restano, altri se ne sono andati, altri ancora si fermano per una notte o per poche ore di interruzione nel viaggio di risalita della penisola.

Domenica sera il lungomare appariva stranamente svuotato, la passeggiata priva di ingorghi di persone, passeggini, biciclette, e silenziosa, senza la musica dal vivo dei locali, senza code al chiosco del miglior gelato della citta’.

La Fano marittima si regala qualche giorno tranquillo prima della Fiera di San Bartolomeo che riportera’ ressa e turisti da giovedi’ a domenica. Io per allora saro’ nella quiete di un ufficio ancora vuoto, prima del rientro chiassoso e collettivo del 27, nel fresco delle stanze della mia casa in penombra, nell’allegria degli impegni con gli amici che custodiscono ancora scampoli d’estate, nell’odore del cloro della piscina, nel nuovo attacco alla lista delle cose da fare che, con con molta lentezza, si sta accorciando.

Me la ripasso nella mente e mi organizzo il rientro, mentre cammino tra le mura della citta’ semideserta nella domenica mattina o rianimata dagli aperitivi del tardo pomeriggio del lunedi. Compro cosine, mi infilo nei negozietti, ricordo le passeggiate per queste stesse stradine in compagnia di mia madre, quando curiose ci infilavamo in androni svelati da portoni aperti per scoprire cortili e giardini tra la semplice bellezza ristrutturata dei muri a mattoncino marchigiani. Sento la sua voce di meraviglia risuonare nel ricordo e ne rivedo il sorriso rilassato delle vacanze. Oscillo tra dolore e malinconia e la voglia di nuove scoperte e risate.

Ho salutato con nostalgia immediata l’amica che ci ha raggiunto per la settimana di ferragosto con la quale sono tornata bambina al mare. Abbiamo giocato in acqua, straviziato nelle colazioni in pasticceria, fatto spesucce qua e la’, assaggiato curiose, alla fiera della birra, ambrate e di altri colori interrotte da arrosticini, crostolo, crescione e sublimi waffles alla crema e pistacchi, turbando allegre la quiete di mio padre che tentava di riaversi dopo il tour de force archeologico.

Da ragazzina non ho mai avuto compagne di giochi estivi: le vacanze in camper alla scoperta dei Paesi del Mediterraneo erano itineranti per loro stessa natura. Non ci si fermava che di rado per piu’ di due giorni nello stesso luogo e c’era l’impiccio della diversa lingua: troppi ostacoli per creare amicizie con cui dividere il materassino o far volare un aquilone.

Oggi finisco le mie letture sugli Etruschi e inizio un romanzo, mentre resto seduta all’ombra, poi faccio il bagno e ritocco l’abbronzatura al sole mentre ripeto meccanici “nograzie” ai venditori ambulanti che battono con insuccessi implacabili la spiaggia.

Assorbo l’ultima tranquillita’ dallo sciabordio ritmico delle onde in questa calda mattina d’estate: sono pronta a tornare a casa.


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