Concorsi beffardi

Creato il 12 luglio 2011 da Oblioilblog @oblioilblog

Per alcuni impieghi, sono gli unici strumenti per essere assunti. Sono metodi costosi, per chi ci partecipa e per la collettività, ma sono utili: selezionano le persone più adatte e garantiscono un’entrata sicura nel mondo del lavoro.

Almeno, dovrebbero.

C’è una macchina sempre in moto in Italia: quella dei concorsi. Vengono spesi circa 3 miliardi l’anno, a carico di ministeri, enti locali, previdenziali o di ricerca e di amministrazioni provinciali e comunali. Ogni anno se ne svolgono 7 mila, ma non tutto funziona come è lecito aspettarsi. 

Non sempre l’assunzione per il posto che ci si è guadagnati con merito è automatica, soprattutto per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione. Secondo la CGIL, sono 100 mila i vincitori mai assunti negli ultimi dieci anni. C’è anche un’associazione che li riunisce: il Comitato XXVII ottobre.

Il meccanismo è ormai automatico: il Ministero autorizza concorsi su concorsi, migliaia di persone diventano idonee per entrare nel carrozzone della PA, ma poi rimangono nel limbo, in attesa di una chiamata. Ogni anni, puntualmente, il primo punto sforbiciato dalle varie manovre economiche è quello dei dipendenti pubblici e la prima mossa è il blocco delle assunzioni. Anche quella sotto esame prevede uno stop al turn over fino al 2014.

Un paio di situazioni sono emblematiche circa il caos che circonda i concorsi. Nel 2004 il Ministero di Grazia e Giustizia bandisce un concorso per 39 psicologi per le carceri. Le selezioni vanno avanti per due anni finché nel 2006 si arriva a decretare i vincitori, ma nessuno viene assunto per mancanza di fondi. La palla passa al Ministero della Salute, che però non è obbligato a pescare tra i selezionati. I 39 fanno ricorso al Tribunale del Lavoro che dà loro ragione e nel 2010 obbliga il Ministero ad assumerli. Il Ministero risponde con un contratto a progetto: 45 ore mensili a 650 euro lordi al mese.

Storia ancora più assurda quella del concorso dell’Istituto del Commercio Estero. Nel 2008, sebbene in odore di chiusura, indice un concorso per 107 posti e aderiscono in 15 mila. Nel 2010 Tremonti include l’Ice nella lista degli enti da tagliare, ma si salva. Il responsabile assicura l’assunzione entro 10 anni. La manovra in esame, però, ha deciso di sopprime l’Istituto una volta per tutte.

Però i concorsi continua a fiorire indefessi.


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