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Concorso scuola, quiz pedanti per macchine docenti? (di Michele Scolari)

Creato il 10 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Il 17 e 18 dicembre, oltre 300mila candidati (per la precisione, sono 321mila, dei quali 214mila non iscritti alle graduatorie ad esaurimento) si cimenteranno dunque con i 50 quiz della prova preselettiva del concorsone scuola 2012 (prova computer-based, «unica per tutti i posti e le classi di concorso e per tutto il territorio nazionale» (come si legge nel documento del Ministero dell’Istruzione), il cui superamento darà accesso alle prove scritte e orali per le singole classi di concorso). Nella provincia di Cremona, fanno sapere dalla sede dell’Ufficio Scolastico Territoriale di piazza XXIV Maggio, i candidati sono circa 2250. L’approssimazione del dato deriverebbe dal fatto che potrebbero aggiungersi concorrenti “esterni” che hanno richiesto di concorrere per la Lombardia e verrebbero quindi “distribuiti” tra le varie province della regione. Ulteriori variazioni nel numero potrebbero inoltre essere causate dal fatto che ancora non si conosce a quale categoria di esclusi faccia riferimento il decreto del Tar (in seguito all’esposto presentato da 340 candidati, sparsi sull’intero territorio nazionale, che si erano visti sbarrare la strada dai criteri d’ammissione). Nella nostra città, le sessioni si terranno all’Itis, al Ghisleri, all’Einaudi e al Beltrami.
Non poche le critiche e le lamentele piovute sul concorso a causa di numerosi “vizi di forma”. A cominciare dall’impossibilità di verificare i propri errori sui modelli di simulazione pubblicati dal Ministero: nelle settanta batterie di quiz per prepararsi alla prova infatti non sono state pubblicate le soluzioni. Un’abile mossa strategica, comunicano dagli alti comandi del Miur, per evitare che i furbetti imparino a memoria le risposte. «Iniziativa comprensibile – commenta Maria Teresa Perin, sindacalista della Cgil Scuola di Cremona – anche se vien da chiedersi quale candidato possa mandare a memoria le migliaia di risposte». In effetti occorrerebbe un hard disk esterno collegato al circuito neuronale per “salvare” in memoria 3500 soluzioni. Altro aspetto piuttosto curioso riguarda gli insegnanti precari candidati: per partecipare potranno prendere un giorno di ferie qualora l’abbiano maturato. Altrimenti? Ma è elementare Watson: il permesso non retribuito. E che dire del florilegio di corsi di preparazione a pagamento sbocciati all’indomani della pubblicazione del bando? «Ci chiediamo oggettivamente quale precario o semplice laureato possa sborsare 200 euro per seguire uno dei questi corsi», prosegue la Perin.
Ma la vera libidine (come direbbe Jerry Calà) arriva con gli stessi quiz della prova, raggruppati in quattro macrosettori: informatica, lingua straniera, lingua italiana e logica. Proprio quest’ultima sezione è quella maggiormente incriminata da gran parte dei candidati. Pare infatti che i concorrenti dovranno affrontare anche quiz inerenti il calcolo delle probabilità, le serie numeriche e l’insiemistica, in quello che per i laureati in materie umanistiche si preannuncia come un vero e proprio ginepraio. Questa richiesta di preparazione specificatamente matematica divide le opinioni sul web: «scolastica e da terza media» secondo chi possiede una formazione scientifica ma «per nulla ovvia e banale» per chi vanta una preparazione umanistica.
Le solite critiche infondate di “sfigati esigenti” o segnalazioni di problemi reali?
Ovviamente sul web non mancano i “tuttologi” con la malattia del genio di Laplace, pronti a vociare che loro non hanno avuto problemi con nulla, che i quiz erano tutti arrivabili e che la preparazione matematica richiesta da quei quiz dovrebbe esser bagaglio di ciascun “buon” insegnante, anche di lettere (non si capisce allora perché il latino non dovrebbe costituire bagaglio di ogni buon insegnante anche di fisica o matematica, dato che è stata la lingua della scienza europea almeno sino al XVIII secolo). L’argomentazione più diffusa tra gli apologisti dei quiz “matematici”, comunque, è che quelle materie dimostrano le capacità logiche del candidato. A parte che anche domande di grammatica sul dialetto swahili sarebbero utili a tale scopo, viene naturale un ragionamento (logico). Supponiamo che un candidato si sia laureato in lettere non con la solita tesi compilativa su qualche protoumanista locale e blenorragico ma con una tesi di ricerca alla quale è stato riconosciuto il merito di aver contribuito a cambiare il profilo critico di uno letterato famoso. Supponiamo che questo candidato non superi i quiz di insiemistica, calcolo delle probabilità e serie numeriche. Per quanto detto sopra, si deduce che non possiede sufficienti capacità logiche. Ma allora la stessa logica impone una domanda: come ha fatto a partorire un simile lavoro di tesi?
La risposta purtroppo resta avvolta nel mi(ni)stero…

di Michele Scolari

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