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“Condividere gattini su Facebook”

Creato il 14 gennaio 2015 da Povna @povna

Questa frase è stata pronunciata – a titolo di esempio di un certo tipo di narrazione individuale, ma collettiva che si va sviluppando sul, e grazie al, social network – da Michelangelo, in quella che è stata senza dubbio una delle più belle relazioni, durante il convegno dell’altro mondo cui la ‘povna ha partecipato a dicembre nella città rossa.
Ovviamente il senso della riflessione andava a indagare modalità narrative abbassate e banalizzate come quelle, appunto, favorite dall’ossessione diaristica di Facebook, e prendeva la condivisione di foto di gatti (intesa sia come propri, sia come quelle orribili immagini che vorrebbero suscitare tenerezza e buoni sentimenti, e sono invece solo kitch) a epitome di un fenomeno più vasto cui, pur con livelli diversi di consapevolezza, nessun iscritto si sottrae.
Il discorso aveva suscitato nella ‘povna pensieri variegati, su cui ha discusso lungamente, ma che non vuole amplificare qui, almeno per il momento. Nello stesso tempo, però, il tema le è tornato alla mente, perentorio, in questi giorni, quando la scomparsa (o forse rapimento?) del gatto Semolino, così come la risoluzione del caso, ha reso, almeno per lei, la questione dell’uso (ma anche dell’utilità) del social network effettivamente cruciale.
I fatti, privati del romanzesco (cui si è affidato il resoconto in prima persona di Semolino, viceversa: ma davvero, come ha osservato in un commento, c’è bisogno di sottolinearne il carattere finzionale in modo esplicito?), sono questi. Nella notte tra il 7 e l’8 gennaio Semolino, uscito per la tradizionale passeggiatina prima di andare a nanna, non ha fatto più ritorno. Poiché il fatto era molto più che insolito, Thelma, assai preoccupata, ha cominciato fin dal giovedì a fare giri serrati nel quartiere (dove Semolino è molto noto, in quanto gatto alla finestra), chiamandolo a gran voce e spargendo notizie tra tutti i vicini della zona. Di fronte alla seconda notte fuori, il venerdì mattina ha stampato e collocato in tutti i negozi, gli angoli delle strade, il mercato, il metro – in una parola: ovunque – appositi biglietti (con foto inclusa, ovviamente): chiunque avesse notizie di Semolino era pregato di farsi vivo con Thelma, ricompensa e gratitudine erano assicurate.
Telefonano alcune persone per solidarietà, ma nessuna notizia; il quartiere continua a stare in ansia. Poi, il sabato pomeriggio (la ‘povna e Thelma sono oramai disperate, anche se non se lo dicono l’un l’altra), si fa vivo un volontario della protezione animali, porta ottimismo, e consigli: “Ti chiamo per dirti che non ho notizie di Semolino, ma di casi come questo ne ho già visti. Volevo chiederti: hai condiviso la notizia della scomparsa anche dai veterinari della zona, e soprattutto su Facebook? Ci sono ottime probabilità che il gatto, visto che è senza collarino, sia stato trattenuto in casa da qualcuno che vorrebbe tenerselo. Bisogna fare in modo che la notizia sia ovunque, in modo che, chiunque sia, capisca che non è aria”.
Thelma ringrazia. Ci pensa. Chiama la ‘povna: “Che faccio? Sbattiamo il gatto in prima pagina?”.
Nessuna delle due ama molto la vocazione ombelical-voyeristica di Facebook, eppure: “Sbatti!” – è la risposta della ‘povna. Quando si è in ballo, e si riceve un buon consiglio, è buona norma provarsi di ballare.
Thelma prepara il messaggio. Alle ore 21 del sabato è on-line. Lo condividono centinaia di persone in pochissimo.
Meno di ventiquattro ore dopo, rigorosamente di buio, Semolino fa ritorno. Lasciando Thelma e la ‘povna con molte riflessioni da pensare.


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