Già, pare impossibile, eppure c’è già chi ci ha pensato. La notizia arriva dagli Stati Uniti dove, a fronte di un modico esborso, nel giro di poche settimane un laboratorio di analisi rilascia la mappa genetica del richiedente dandogli poi la possibilità di condividere ogni informazione con altri clienti tramite una sorta di social network.
La stranezza, che negli Usa è ormai normalità (ma anche in Europa c’è già chi lo regala per Natale), è raccontata in un recente libro edito da Marsilio e vincitore del premio letterario Galileo 2013 (dedicato a opere di divulgazione tecnico-scientifica), Il DNA incontra Facebook, viaggio nel supermarket della genetica, scritto da Sergio Pistoi, giornalista scientifico con alle spalle un dottorato a Parigi proprio nel campo della genetica.
L’autore ha acquistato un kit per l’analisi genomica dalla ditta californiana 23andme (spesa modica, appena qualche centinaio di dollari, ma fino a qualche anno fa ne occorrevano più di 1000. Occhio però ché, di tanto in tanto, ci sono anche offerte speciali: nei giorni scorsi, ad esempio, era offerto a 99 dollari) e poi, una volta ricevuti i risultati, ha raccontato la sua esperienza. Da dire che, per gli amanti della pluralità di opinione, altri racconti simili si trovano facilmente in rete, anche se meno dettagliati, come quello raccontato da mygenomix.wordpress.com, ad esempio.
Il bel libro di Pistoi (238 pagg. a 16,50 euro, ma solo 4,99 euro nella versione ebook) merita di essere letto, soprattutto da chi, troppo frettolosamente, si volesse schierare contro la scienza per partito preso, magari a difesa dell’insondabilità del mistero della vita. Fermo restando che quanto finora sondato (del Dna) palesa inconfutabilmente la propria sondabilità, è comunque la piattaforma di condivisione genetica a destare forse il maggior interesse.
Basti pensare alla possibilità di condividere informazioni su malattie rare o contro le quali la scienza ancora non ha trovato una cura. Certo, implicazioni delicate ce ne sono molte, dalla privacy a possibili fenomeni di discriminazione “genetica”, passando per la (probabile) nascita di un mercato di farmaci creati “su misura”, magari solo per cittadini abbienti. Ma una volta tanto proviamo a essere positivi. Lo scambio di informazioni è elemento essenziale del progresso, e mai come in tale caso c’è la possibilità di far viaggiare informazioni fondamentali alla velocità della luce.
Conoscere la predisposizione genetica a una certa malattia, o sapere prima del concepimento se si è portatori di qualche grana genetica può essere sicuramente molto utile al miglioramento della propria vita e delle generazioni a venire. E unendo l’utile al dilettevole, attraverso il social network del Dna, possiamo anche scoprire da che etnia proveniamo o avere informazioni in merito a elementi di familiarità condivisi con altre persone nel mondo. L’importante, semmai, è che anche in questo caso la ricerca e la condivisione di informazioni attraverso una piattaforma social non diventi essa stessa una malattia.
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