Condomini galleggianti. Quante altre isole del Giglio?
Il relitto della Costa Concordia come un manifesto, con migliaia di litri di carburante nei serbatoi e lo scafo “spiaggiato” davanti all’Isola del Giglio, dopo aver ingoiato – oltre alla vita dei suoi passeggeri – un pezzo di preziosa scogliera toscana.
Perché l’industria del turismo navale di massa si porta dietro inevitabili rischi ambientali, commisurati alla stazza delle imbarcazioni e al numero dei passeggeri.
E, mentre i lavoratori Fincantieri di Sestri Ponente (Ge) da mesi protestano, con l’ultima nave da crociera in lavorazione e poi il buio sul futuro della cantieristica nazionale, Costa Crociere S.p.A. e tutto il comparto europeo volano: a giugno 2011 l’European Cruise Council registrava 5,5 milioni di crocieristi nel 2010 (+10% rispetto al 2009) e si contavano 5,2 milioni di passeggeri imbarcati da porti europei (+7,2%), per un impatto economico complessivo dell’industria delle crociere sul territorio di 35,2 miliardi di euro.
Un giro d’affari importante e un dissenso della società civile che cresce. A gennaio la manifestazione di veneziani e ambientalisti contro la Magnifica di Msc (2.500 passeggeri, mille uomini di equipaggio, 16 ponti d’altezza e oltre 93mila tonnellate di stazza), ennesimo “gigante” passato a pochi metri da piazza San Marco (il dibattito sulla questione è vivo da tempo).
Mentre al porto di Livorno si è tenuto un presidio per chiedere conto alla Grimaldi Lines di una notizia secondo cui il 17 dicembre 2011 a causa di una tempesta sarebbero caduti in mare fusti di sostanze tossiche trasportati dall’eurocargo Venezia, disperse nelle acque dell’Isola di Gorgona protette dal Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, a naufragio della Costa Concordia in corso, ricordava: «Questi condomini galleggianti stanno diventando un problema ambientale serio».