Sono così felice di leggere degli esordi letterari così convincenti che di quello di Fabio Deotto parlo ugualmente, anche se non è “luttuoso” al 100%. E di questo autore mi piace anche la biografia poco lineare. Classe 1982, laureato in biotecnologie, Deotto è un giornalista freelance, che scrive di scienza ma anche di musica per molte riviste nazionali.
Al suo esordio, che in realtà nasce dopo un lavoro durato parecchi anni, si cimenta con il genere giallo, portando il lettore in una palazzina della semiperiferia milanese, al numero 22 di via Esposti, da cui alle 22,47 vengono estratti cinque quasi cadaveri e un ragazzo in stato confusionale. Pagina dopo pagina, ne scopriamo l’identità e soprattutto le anormalità, perché in quella casa nessuno sembra esserne immune, neppure un bambino di 10 anni.
Di loro non si può dire quasi nulla, perché si svelerebbero dettagli che è meglio scoprire poco a poco, come poco a poco è meglio capire che non tutti e cinque i quasi cadaveri avrebbero dovuto trovarsi lì, in quel momento. L’abilità di Deotto sta nel farci saltabeccare avanti e indietro nel tempo, per far crescere lentamente la tensione e lentamente dare elementi in più perché anche noi lettori, come il commissario Enrico Pallino, possiamo ricostruire un quadro sempre più completo di quel che è accaduto, di come ci si è arrivati e di chi o che cosa possa essere all’origine del male.
Un male dal quale, per altro, sembra che nessuno sia immune, perché tutte le vite che gravitano intorno a quella palazzina sembrano in qualche modo avere qualche scheletro nell’armadio, una parte oscura più o meno evidente pronta a esplodere da un momento all’altro. La quarta di copertina, allora, fa bene a tirare in ballo Roman Polanski e il suo meraviglioso L’inquilino del terzo piano oppure anche James Graham Ballard con Il condominio. La minaccia, il male, spesso non sono a così grande distanza da noi. Sono il prodotto di situazioni compresse, di tapparelle abbassate, di pavimenti che scricchiolano, di rubinetti che perdono. Spesso sono semplicemente nella porta accanto alla nostra. E qualche volta, purtroppo, sono i giornali a raccontarcelo nelle pagine di nera.
Quindi, se avete voglia di un po’ di sana tensione e se, come me, vi siete attardati a oltre un anno dall’uscita in libreria, correte! Condominio R39 è lì che vi aspetta.
Fabio DeottoCondominio R39
Einaudi, 2014
C’è qualcosa di vischioso nel Condominio R39. Un’aria viziata che toglie il respiro. Varcarne la soglia è come entrare in una gabbia di cui solo i bambini possiedono le chiavi. In una tradizione narrativa che va da Ballard a Polanski, il vicino di casa è sempre stato una figura minacciosa. E con Deotto torna a fare paura. Un vecchio biologo infermo ossessionato dalla decomposizione. Una giovane che lavora in un night club e il suo fidanzato, dediti a pratiche erotico-esoteriche. Un’ex attrice di grandi speranze la cui mente è ora preda di fantasmi. Un ragazzino di dieci anni oppresso dall’affetto morboso della madre. Sono gli inquilini di una palazzina di Milano dove si consuma un atto violento e all’apparenza inspiegabile. Delle indagini è incaricato un commissario dal passato oscuro e dal presente tormentato. La realtà prende forma un tassello alla volta, in un’atmosfera che si fa sempre più tesa, fino a comporre un mosaico gotico che costringe i protagonisti a fare i conti con ciò che davvero sono.