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Conduttività elettrica e luce

Creato il 30 dicembre 2013 da Straker
Per serendipità una studentessa universitaria ha compiuto un’interessante scoperta... ma è veramente una scoperta o la giovane si è imbattuta in un segreto militare? Da anni alcuni scienziati, tra cui il fisico canadese Neil Finley, spiegano che il titanato di stronzio è, tra gli altri, uno dei composti all’origine degli archi chimici (chembows). L’articolo che pubblichiamo aiuta a comprendere molte cose...
Conduttività elettrica e luce
Avete presente quanto correte per prendere il bus ed inciampate per sbaglio e trovate per terra una banconota da 500 euro? Ecco, questo è più o meno quello che è successo ad una studentessa dell'Università statale di Washington, Marianne Tarun, che, grazie ad un errore in laboratorio, ha scoperto un nuovo modo per aumentare la conduttività elettrica di un cristallo del 40.000%, semplicemente esponendolo alla luce!
Tarun aveva accidentalmente lasciato un campione di titanato di stronzio fuori su una bilancia, prima di saggiare la conduttività del cristallo ed ha così scoperto questo incredibile fenomeno. Il team ritiene che i fotoni rilascino elettroni che contribuiscono alla conduttività. Ulteriori test hanno confermato l'effetto, appurando che appena dieci minuti di esposizione alla luce possono far durare l'effetto per giorni.
Questo fenomeno è conosciuto come fotoconduttività persistente. Anche se non si avvicina neanche alle proprietà dei materiali super-conduttivi, potrebbe portare a grandissime novità in campo tecnologico, specialmente perché la super-conduttività funziona solo a temperature molto basse ed è difficile da mantenere, mentre questo effetto si manifesta a temperatura ambiente.
"La scoperta di questo effetto di alta conduttività a temperatura ambiente apre a nuovi possibili usi in dispositivi pratici", ha spiegato Matthew McCluskey, co-autore della pubblicazione e presidente del Dipartimento di Fisica dell'Università statale di Washington. "All'interno di una memoria standard usata dai computer, l'informazione viene immagazzinata sulla superficie di un chip o in un hard-drive. Un dispositivo che usa la fotoconduttività persistente, tuttavia, può archiviare informazioni per l'intero volume di un cristallo. Questo potrebbe portare ad un enorme incremento nella capacità di memoria dei futuri elaboratori".
Fonti:
news.wsu.edu
link2universe.net

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