Credit: NAIC - Arecibo Observatory, a facility of the NSF
Utilizzando il radiotelescopio di Arecibo a Puerto Rico, gli scienziati hanno ascoltato una raffica di lampi radio veloci, durata una frazione di secondo, proveniente dallo spazio profondo.
La scoperta, che è stata pubblicata il 10 luglio sulla rivista Astrophysical Journal, segna la prima volta in cui un "Fast Radio Burst" (FRB) è stato registrato con uno strumento diverso dal radiotelescopio di Parkes in Australia.
Fino ad oggi, infatti, l'osservatorio di Parkes era stato l'unico a rilevare alcuni di questi segnali tanto da portare alla speculazione che, in realtà, provenissero da fonti sopra o vicino alla Terra.
FAST RADIO BURST DISCOVERED IN THE ARECIBO PULSAR ALFA SURVEY [abstract]
Recent work has exploited pulsar survey data to identify temporally isolated, millisecond-duration radio bursts with large dispersion measures (DMs). These bursts have been interpreted as arising from a population of extragalactic sources, in which case they would provide unprecedented opportunities for probing the intergalactic medium; they may also be linked to new source classes. Until now, however, all so-called fast radio bursts (FRBs) have been detected with the Parkes radio telescope and its 13-beam receiver, casting some concern about the astrophysical nature of these signals. Here we present FRB 121102, the first FRB discovery from a geographic location other than Parkes. FRB 121102 was found in the Galactic anti-center region in the 1.4?GHz Pulsar Arecibo L-band Feed Array (ALFA) survey with the Arecibo Observatory with a DM = 557.4 ? 2.0 pc cm?3, pulse width of 3.0 ? 0.5 ms, and no evidence of interstellar scattering. The observed delay of the signal arrival time with frequency agrees precisely with the expectation of dispersion through an ionized medium. Despite its low Galactic latitude (b = ?0°2), the burst has three times the maximum Galactic DM expected along this particular line of sight, suggesting an extragalactic origin. A peculiar aspect of the signal is an inverted spectrum; we interpret this as a consequence of being detected in a sidelobe of the ALFA receiver. FRB 121102's brightness, duration, and the inferred event rate are all consistent with the properties of the previously detected Parkes bursts.
"Il nostro risultato è importante perché elimina ogni dubbio, queste esplosioni radio sono veramente di origine cosmica", ha detto Victoria Kaspi, professore di astrofisica presso la McGill University di Montreal e ricercatore principale del progetto.
"Le onde radio mostrano chiaramente di provenire da lontano, fuori della nostra galassia, una prospettiva davvero emozionante".
La causa di questi brevissimi segnali isolati, lampi di onde radio che durano solo pochi millesimi di secondo e appaiono senza preavviso nel cielo, rimane ancora un enigma per gli astrofisici.
Le possibilità includono una vasta gamma di oggetti esotici, come l'evaporazione di buchi neri, la fusioni di stelle di neutroni, o fenomeni legati alle magnetar, stelle di neutroni con un potentissimo campo magnetico.
Si stima che queste esplosioni avvengano nel cielo circa 10.000 volte al giorno ma la loro imprevedibilità e breve durata ne rende difficile la rilevazione.
Tuttavia, la svolta è arrivata con l'impulso insolito rilevato il 2 novembre 2012, dal Radiotelescopio di Arecibo, il più sensibile del mondo con 305 metri di diametro, che conferma i risultati pubblicati giusto un anno fa, quando il telescopio da 64 metri CSIRO Parkes in Australia, aveva individuato quattro segnali misteriosi di probabile origine extragalattica.
"La luminosità e la durata di questo evento, e la velocità dedotta con cui avvengono queste esplosioni, sono tutti dati coerenti con le proprietà delle raffiche rilevate precedentemente dal telescopio Parkes in Australia", ha detto Laura Spitler, l'autore del nuovo studio.
Le misurazioni basate sulla dispersione del segnale, confermano che questi lampi provengono da oltre la Via Lattea.
Il segnale rilevato dal telescopio di Arecibo, ad esempio, presenta una dispersione oltre tre volte superiore al valore massimo che ci si aspetterebbe da una fonte all'interno della nostra Galassia.
Il prossimo passo sarà cercare di osservare questi eventi con strumenti in grado di monitorare vaste aree del cielo.