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Confess di Colleen Hoover

Creato il 05 febbraio 2016 da Anncleire @anncleire

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I look down at the paper when I hear her say, “Write something about yourself that no one else knows. Something you’ve never told anyone.”

I smile when she says this, because there is so much I could tell her. So much that she probably wouldn’t even believe, and so much I’m not even sure I want her to know.

“Here.” I tear the paper in half and hand a piece of it to her. “You have to write one, too.”

“Confess” che è stato tradotto in italiano per Leggereditore come “Le Confessioni del cuore” è il penultimo romanzo di Colleen Hoover. È rimasto diverso tempo a sedimentare tra le mie cose da leggere perché ad essere sincera avevo perso un po’ di entusiasmo per i lavori della Hoover dopo “Ugly love”. Ma in un momento di disperazione post esercitazione da Java (si è una vita e mezza che devo recensirlo) l’ho iniziato a leggere e resta uno dei soliti megadrammoni creati dalla scrittrice texana, e purtroppo non posso dire con molta convinzione che  il libro mi sia piaciuto, perché tra alti e bassi, sono rimasta abbastanza delusa.

A ventuno anni, Auburn Reed ha già perso tutto quello che era importante per lei. Nella sua lotta per ricostruire la sua vita distrutta, ha degli obiettivi in mente e nessun spazio per gli errori. Ma quando si avvicina ad uno studio d’arte di Dallas alla ricerca di un lavoro non si sarebbe mai aspettata di provare una profonda attrazione per l’enigmatico artista che lavora lì, Owen Gentry. Per una volta Auburn si butta e decide di seguire il cuore, solo per scoprire che Owen le sta nascondendo un segreto enorme. Il suo passato minaccia di distruggere tutto quello a cui tiene Auburn, e il solo modo per riportare la sua vita in carreggiata è quello di tagliare fuori Owen. Per salvare la loro relazione, tutto quello che Owen deve fare è confessare. Ma in questo caso, la confessione potrebbe essere più distruttiva di quello che si immagina…

 

Credo di avere un problema ormai con la Hoover, devo dire che probabilmente ha perso il suo posto tra le mie scrittrici preferite con alcuni passi falsi che mi hanno lasciato molto incredula. E non perché non continui ad apprezzare il suo stile lineare e incandescente, ma perché credo che la notorietà l’abbia portata ad uniformarsi a quello che i lettori americani si aspettano e dopo la virata sempre più new adult e sempre più esplicita, abbia perso di quello slancio che la caratterizzava in Slammed (Tutto ciò che sappiamo dell’amore). E se continua ad essere osannata dai fan deve esserci pur un motivo no? Forse ho superato la fase del new adult, forse, con la fine del mio percorso universitario non cerco più il mero intrattenimento fatto da storie d’amore strappalacrime, ma cerco un altro tipo di concretezza. E allora le storie della Hoover hanno smesso di esercitare il loro fascino. Non posso certo negare che non ci sia una certa dose di originalità, con la scelta di abbinare a qualcosa di unico come i quadri presenti in questo volume creati da Danny O’Connor, artista che la Hoover ha trovato su internet e che è davvero molto bravo, ad una romance intensa, intrisa dalla solita spettacolarizzazione. Nulla dei fatti descritti è semplice, entrambi i protagonisti si sono ritrovati ad affrontare esperienze traumatiche, e ora che si sono incontrati devono esorcizzare le proprie sofferenze.

Da un lato abbiamo Auburn, che da un lato si sforza di uscire dal suo guscio invalicabile, irrimediabilmente segnata da una delle perdite più brutte che abbia mai sofferto e dall’altra abbiamo Owen bloccato da una confessione che non emerge, mai, in modo chiaro. Owen che si nasconde dietro i suoi dipinti, anche se ammantati dal fascino dei fogliettini con le confessioni di chi vuole lasciare un segno della propria follia, del proprio dolore, della propria cattiveria. Abbiamo tutti qualche segreto, qualche scheletro nell’armadio che custodiamo gelosamente e di cui vorremo liberarci. Ma Owen non vive, traspare da racconti di altri, ma non emerge dalle pagine, la sua caratterizzazione resta offuscata. Owen è un mezzo che giustifica la rinascita di Auburn ma allo stesso tempo si muove in un campo che non le appartiene, risucchiata dal carisma quasi forzato di Owen. I due si conoscono, sono visceralmente attratti l’uno dall’altro e si subiscono, senza creare niente di particolarmente forte. D’altronde la loro storia decolla più per l’intervento di Trey, personaggio di cui davvero non ho capito l’utilità che altro. I tira e molla basati su espedienti molto forzati, l’inabilità di prendere la situazione in mano e lasciarsi trascinare dagli eventi, mi hanno lasciato molto delusa, senza contare che almeno Miles di Ugly Love aveva una certa prominenza, tratti molto più plausibili, rispetto ad Owen.

E Auburn è un personaggio odioso, debole, artefatta, facilmente condizionabile, totalmente unreliable, e mi ha dato sui nervi per tutto il tempo. A lamentarsi invece di agire. E quando incontra Owen, gli cade tra le braccia come se non fosse niente. Sempre a tormentarsi per il suo primo amore e poi basta un bel ragazzo qualsiasi e adios. Tra l’altro vogliamo parlare di questa affermazione?

What the hell am I doing? I don’t do this kind of thing. I don’t invite guys into my home. Texas is turning me into a whore.

No perché WTF? Io davvero non capisco come si possa scrivere una cosa del genere, solo perché Auburn ha invitato a casa Owen. So no, no, no! Sono esterrefatta. Basta pensare che se una ragazza è intraprendente con un ragazzo debba per forza essere una poco di buono. Una ragazza è libera di fare quello che vuole, è libera di intraprendere una relazione, fisica o meno con chi vuole, l’importante è che siano entrambi consenzienti.

Una delle cose che ho apprezzato di più comunque sono state le descrizioni legate ai dipinti di Owen a quel senso artistico che è totalmente peculiare a chi prende un pennello o uno scalpello per creare qualcosa dal nulla. Quando davanti hai il nulla e lo riempi di dettagli e meraviglia. La passione del ragazzo è genuina, la sua bravura incredibile, l’arte emerge davvero.


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