Magazine Cultura

Confessione di Natale – di Iannozzi Giuseppe

Creato il 18 dicembre 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

Confessione di Natale – di Iannozzi GiuseppeConfessione di Natale

di Iannozzi Giuseppe

Saranno milioni di anni che non metto piede in una chiesa, perlomeno non nel senso canonico se uno ce n’è. Di solito mi sparo dentro la casa di Dio per dare l’estremo addio a qualche amico. Non ho mai pensato di passare dal prete di turno per farmi lavare e stirare l’anima. Non sono mai stato molto aperto con gli sconosciuti; e poi da piccolo mi hanno insegnato a non accettare ‘caramelle dagli sconosciuti’, per cui non faccio mai la comunione, perché non mi fido proprio di quelle ostie che loro ti cacciano in bocca.

In tutta sincerità devo dire che sino a ora, anche se Dio di me se n’è sempre fregato altamente, me la sono cavata in maniera egregia, piuttosto grigia, con alti e bassi, come la stragrande maggioranza: in questo mare di folle umanità ho dato e ricevuto cazzotti in ugual misura, anche se a me mi sembra che siano sempre i colpi bassi ricevuti a esser di più.

C’è aria di neve. Nuvole su nuvole intorno alle Alpi. Il freddo è tale che persino il mio pipino s’è ritirato, roba da matti. Sarebbe stato meglio per me se fossi restato al caldo ad ammazzarmi di noia con un giallo in mano; e invece ho avuto la bella pensata di schiodare le chiappe dalla poltrona per vedere da vicino coi miei occhi lo spirito del Natale. Eccolo. Luci d’Artista: le strade sono volgarizzate da una miriade di luci che ciucciano un casino di energia elettrica e che nessuno caga.
Sotto i portici del centro la calca è impressionante: si riesce a camminare a stento, un passo ogni morto di papa… siamo tutti in fila indiana… basterebbe un po’ di cattiva volontà in più tra spintoni e bestemmie urlate e ci si potrebbe sodomizzare tutti insieme appassionatamente. La gente ha lo sguardo assatanato d’un rottweiler affamato, non ti perdona che respiri. Non c’è un cane con l’aureola, non uno. Anche le ragazze hanno occhi di brace. Le promoter sono a ogni angolo di strada: vestite in rosso, come il Babbo Natale della Coca-Cola, a ogni passante tendono un volantino pubblicitario. Anni fa regalavano le caramelle, oggi ti invitano a comprare o a venderti l’anima. A forza di gomitate nelle reni del mio prossimo riesco a tirarmi fuori dalla fila indiana. C’è la crisi, la gente non ha soldi, ma sotto Natale i ricchi vengono fuori e invadono negozi e supermarket. I poveri cristi muoiono di freddo in una scatola di cartone. E’ impressionante il numero di persone che chiede l’elemosina: una promoter in rosso, e fatti due passi un mendicante. Una ragazza cerca di cacciarmi in mano un volantino pubblicitario; mi prega, grida tutta contenta – ma per finta perché il lavoro è il lavoro – che ha una offerta irripetibile per me. La lascio a sé stessa. I mendicanti non parlano, tendono la mano o nemmeno quella. Anche volendo non potrei dare qualche spiccio a ognuno di loro, e in ogni caso con la mia miseria non risolverei un emerito cazzo, non riuscirei a strapparli al freddo della strada, della solitudine, di un destino senza futuro.

Attraverso una piazza dopo l’altra.
Nessuno bada a me e alla mia fretta nervosa. Ho promesso che mi sarei confessato. Devo trovare una chiesa e spiattellare i miei peccati a un confessore che di me non sa una emerita cippa. Ma ho promesso. Ho promesso e la mia parola non l’ho mai tradita. Ho promesso di confessarmi, per amore, solo per amore, non perché ne senti sul serio bisogno. Ho promesso, ho dato la mia parola che mi sarei confessato, non posso tradire la fiducia di chi ha fiducia in me. Alla fine una chiesa la trovo, una abbastanza piccola, non troppo appariscente. Entrare in chiesa mi fa subito uno strano effetto, mi sento fuori posto. Mi levo gli occhiali da sole e il cappello di lana. Gli occhi faticano non poco a abituarsi alla luce soffusa. Il Cristo è in fondo alla navata, con il capo chino. E’ triste. Non ha una bella cera, proprio per niente. E’ sofferente. Alla mia destra noto una fila di confessionali, vuoti. Sospiro. Mi faccio forza. Mi trascino come un condannato a morte. Ci impiego un’eternità per arrivare a uno di quei cosi con le grate. Non devo pensare. Non devo, mi conosco bene: se penso che in quel coso c’è un prete è finita. Non devo pensarci. Devo fare il vuoto nella mia mente. E’ il solo modo che ho per riuscire a inginocchiarmi in un confessionale e poi parlare da dietro una grata. Faccio il vuoto dentro di me.
Non so bene neanche io come, ma mi trovo dentro in ginocchio.
Qualcuno dall’altra parte della grata mi invita a confessarmi.
Ho la gola secca.
La lingua schiocca nel cavo della mia bocca una due tre volte.
Dovrei dire a un prete che non conosco i miei peccati. Quali?
La testa me la sento piena di niente.
Tossisco.
Resto in silenzio.
Alla fine mi decido: “Non so… non ho niente da dire”.
Da dietro la grata il prete non fa una piega, forse aspetta che continui, ma io non ho proprio altro da aggiungere: il mio peccato è che non ho proprio niente da dire.

Sono di nuovo fuori, al freddo.
Non ha cercato di fermarmi quando mi sono alzato per andarmene.
Non mi ha dato l’assoluzione.
Era il meglio che potessi fare. Quel ‘non ho niente da dire’ l’ho detto col cuore. Se al confessore non è piaciuto, non è mia la colpa.
Mi piazzo il cappello di lana in testa e inforco gli occhiali da sole, un vezzo che non riesco a togliermi. E prendo a camminare, senza una meta.


Confessione di Natale – di Iannozzi Giuseppe
D’AMORE 3

RomanticaVany e King Lear (Iannozzi Giuseppe)
ISBN 978-1-4709-8451-9
Edizione: prima edizione
Editore: King Lear
Pubblicato il 29 novembre 2011
Lingua: Italiano
Pagine 118
Prezzo: € 9,80

Confessione di Natale – di Iannozzi Giuseppe

0.000000 0.000000

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :