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E li accetto tutti indistintamente.
Scrivo perchè ci sono momenti in cui non so fare altro, perchè io sto film l'ho amato da sempre e scrivere di qualcosa che ami quando il cuore fa crack quantomeno quel cuore te lo tiene rattoppato sì, ma tutto intero.
E se poi grazie a sto film ho conosciuto un grande amico allora è giusto che senta ancora di più il dovere di parlarne.
Anche perchè se mai pellicola questi 10 anni è stata più sottovalutata è proprio questo esordio alla regia di George Clooney, uno straordinario, profondo e disperato biopic sulla storia, vera o presunta tale, di Chuck Barris, produttore e presentatore televisivo americano che ha praticamente inventato tutti i più importanti giochi a premi degli anni 70/80. Mentre, nel frattempo, uccideva per la CIA.
Se ci si limita ala genialità dell'opera, al suo essere (troppo) originale, ai virtuosismi di regia, di montaggio e di sonoro (con una parodia di Elvis come soundtrack di una scena importante) che continuamente ci propina allora sì, il rischio di ridondanza e la sensazione di trovarsi davanti un giocattolone ben costruito possono esseresenz'altro le sensazioni principali.
Ma se invece del quadro ci limitassimo per un attimo a vedere solo la cornice, la disperata e spietata rilettura di sè che fa Chuck Barris, allora forse capiremmo che qua, dietro quinte semovibili, dietro montaggi assurdi, dietro personaggi macchietta, dietro punte comiche strepitose c'è un dramma raccontato con una lucidità pazzesca.
"Verrà il momento in cui tutti i "potresti essere" andranno a sbattere con ciò che sei stato" dice Chuck,in una delle tante e bellissime frasi di una straordinaria voice off, una delle più belle che ricordi, doppiata da Dio anche qua in Italia.
Sì, perchè tutte le scene del Chuck del presente per me sono di un'intensità pazzesca e non è certo poco il merito di Sam Rockwell, attore strepitoso, secondo per me solo ad Seymour Hoffman. E il finale col vero Chuck, con l'idea di quell'ultimo disperato gioco a premi è qualcosa di grande.
Prima c'è di tutto, dalla commedia brillante ( "era solo un ritardo") al noir (splendide alcune ambientazioni), dal comico devastante (il briefing ai concorrenti, roba da infarto, le due gaffe sessuali durante le dirette televisive con il ragazzo che inizia a suonare il flauto o la coppia del
"qual'è il luogo più strano dove l'avete fatto?"
"ehm... il sedere?")
al drammatico, dal surreale (splendide alcune scene anche se forse Clooney pigia un pò troppo l'acceleratore su questa dimensione) al tragico (alcuni omicidi sono davvero efferati) senza lasciarsi scappare parecchi elementi spy e un prefinale thriller in quella che è la scena più bella dell'intero film, la straordinaria sequenza al Chiaro di Luna tra Rockwell e la Roberts che culmina con lei che cade in terra e lui è in piedi dietro per poi mostrarci con un Beethoven maestoso tutto quello che è successo, capolavoro.
E potentissima è anche l'atmosfera, densa e pregna, di tutte le sequenze in cui Chuck ha il terrore di essere ucciso da chiunque.
Avrei voluto scrivere moltissimo di più su uno di quelli che, senza probabilmente meritarlo affatto, è uno dei film cui sono più legato ma basta così.
Perchè scriver questa era solo una terapia.
E le terapie cominciano e finiscono.
Come la vita.
Per te M.
Magari si rigiocherà a tennis un giorno.
Che poi io ultimamente son peggiorato tanto.
( voto 8,5 )
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