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Confessioni di una mente pericolosa

Creato il 04 febbraio 2016 da Jeanjacques
Confessioni di una mente pericolosa
L'invidia non è mai stata una mia caratteristica principale. Le uniche cose negli altri su cui mi sono fatto dei particolari complessi sono stati l'altezza (vorrei essere alto 190 centimetri, ma mi devo accontentare dei miei miseri 185) e la voce (che è già bassa di suo, ma la vorrei come quella di Luca Ward o Alessandro Rossi), per il resto invece nulla di più. Al massimo ammiro in una maniera sconsiderata le capacita che so non saranno mai mie, come quella di saper suonare bene uno strumento o di una qualsiasi cosa che sfocia nell'ambito musicale. Nel campo che più mi compete, credo di aver avuto i miei picchi di ammirazione per due menti in particolare, quella di Alan Moore e di Charlie Kaufman. Il primo credo sia uno dei più geniali scrittori - non solo di fumetti, ma in senso lato, perché gran parte delle sue opere vanno oltre il media interessato - esistenti, mentre il secondo è lo sceneggiatore che ha scritto il genere di storie che vorrei essere capace di inventare. Basta solo lo script di Se mi lasci ti cancello o tutto il processo che ha portato a quella meraviglia di Synecdoche, NY per far comprendere il perché stimi tanto lui e la sua inventiva. Non per nulla, in tutti i progetti a cui ha collaborato il suo nome sovrasta quello degli stessi registi che l'hanno realizzato. Eppure, un certo Confessions of a dangerous mind è, oltre al suo script meno citato, l'unico film che ha scritto più famoso per il regista che per lui. Inoltre era anche l'unica sua opera che mi mancava da visionare, pertanto è entrato in pieno diritto nella lista dei recenti recuperi.

Il film racconta la vita di Chuck Barris, popolare autore di programmi televisivi quali La corrida o Il gioco delle coppie ma anche un sicario della CIA.

Chuck Barris è esistito realmente, è veramente l'autore dei format di quei due programmi ed ha scritto per davvero il libro Confessioni di una mente pericolosa da cui questo film prende spunto. Tuttavia la CIA ha sempre smentito le sue dichiarazioni e pertanto esse non sono da prendersi come una realtà assoluta. Di tutto questo, manco a dirlo, mi importa relativamente poco nell'analisi del film e preferisco prenderlo come un'opera a sé stante, svincolata dalla realtà oggettiva dei fatti e ancorata unicamente a quella narrativa. A prendermi in maggior contropiede in questo caso è tutto il poco ciarlare che si è fatto intorno a un film così particolare (o, se mai c'è stato, il film è uscito nel 2002 ed ero troppo piccolo per ricordarmene), zeppo di idee e trovate, che alla lunga finisce per non farti districare in un parere preciso. L'unico discorso che si è fatto in merito è sul fatto che sia stato diretto da George Clooney, spesso con un certo snobismo. Preciso che lui come attore mi è sempre stato indifferente, non lo trovo pessimo ma neppure bravissimo, semplicemente è uno che fa la sua parte, spesso cucitagli addosso, e fine. Qui però posso dire che ha fatto davvero un buon lavoro, il film ha un'ottima regia piena di inventiva senza mai eccedere e un ritmo sostenuto che non fa annoiare mai. Il lavoro più grande ovviamente lo fa la sceneggiatura, perché fare un film brutto con uno script simile se non impossibile era molto difficile, però a mio parere il buon George ha saputo essere all'altezza del compito che gli è toccato. Il film ovviamente non è esente da difetti, in certi casi l'eccesso diventa quasi gratuito e non totalmente funzionale alla trama, ma si mantiene sempre un alto livello. Questo perché il raccontare la vita (vera, presunta o dubbiosa) di Barris è solo un pretesto per andare a parlare d'altro. Si tratta di un film così particolare che ognuno può finire col vederci quello che vuole, quindi secondo l'idea che me ne sono fatto Clooney e Kaufman hanno voluto provare a parlare dell'esistenza e delle aspettative che un uomo soddisfa o meno nel corso della sua vita. Barris è (era? è mai stato?) un uomo avido di successo, che vedeva la popolarità come un traguardo fondamentale in quanto lo avrebbe fatto diventare una persona accettata dagli altri e, quindi, da se stesso - ottimo il parallelismo con le sue giovani scorribande sessuali. E' un'anima inquieta, così come è inquieta l'America del periodo, coinvolta in una Guerra Fredda che a malapena capisce e dove il nemico, seppur maldestramente conosciuto, rimane quasi estraneo. Ci ho visto molto, nell'assurdo teatrino mostrato qui, della normale vita quotidiana. C'è la paura di essere mediocri, di non essere accettati dall'altro e di non condurre la vita che ci si è aspettati, tutte cose che hanno portato le idee e i concorrenti a Barris per i programmi televisivi che ha inventato. E' tutto un continuo puntare più in alto per aggiustare il tiro, per far quadrare dei conti che magari non esistono, cose che possono portare a una vera distorsione della realtà dei fatti. Si ride molto, ma non è mai una risata spensierata o gratuita, c'è sempre un'amarezza onnipresente di fondo che, pur portandoti in questa visione surrealista, ti lascia sempre coi piedi ancorati per terra. Kaufman non è mai stato famoso per essere un allegrone, ma il suo pessimismo esistenziale qui raggiunge dei livelli davvero alti. Quello che mi ha lasciato il finale è che noi non siamo nulla, in conclusione, ci illudiamo di governare la vita quando questa non è che governa noi, ma è semplicemente fuori controllo. Ed è proprio il cercare di mettere ordine nel caos a complicare tutto.

Particolarissimo e davvero molto, molto bello. Clooney ha ovviamente continuato la sua carriera da regista, ma i livelli di questa opera prima non sono stati mai più raggiunti.Voto: ★ ½

Confessioni di una mente pericolosa
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