E mentre Gabriella è in missione speciale a Milano, pubblichiamo un post, appuntamento “sporadico” con i suoi pensieri…
Pagine di diario di una studentessa “costretta” a viaggiare per studio… BUONA LETTURA!
Sono chiusa in casa da quattro giorni. Non ne posso più. Ho esaurito tutte le cose da fare; casa mia gode di una lucentezza tale che nemmeno i gioielli reali di Elisabetta II. Per fortuna a Roma ha smesso di nevicare da due giorni ma il ghiaccio non ci fa uscire di casa. Se prendessi la mia Seicento giuro che andrei liscia lungo tutta la discesa che porta in via Portuense.
Eppure avrei dovuto aspettarmi una cosa del genere già da mercoledì, quando sono partita per Pisa. Mi sono laureata a novembre ed ho deciso di continuare la magistrale a Pisa.
Mercoledì quindi sono andata nella ‘città che pende’ per cercare una stanza. Sono partita alle 06:57 da Roma Termini e, poiché abito da tutt’altra parte, sveglia alle 04:15. Ma nessun problema, ero felice di farlo, alle 09:30 avrei avuto il mio primo incontro con i docenti del corso di laurea. Lo scompartimento era tutto a mia disposizione. Infatti chi si sveglia per prendere un treno diretto a Pisa così presto e di mercoledì?!
All’altezza di Grosseto iniziavo a vedere campi e tetti imbiancati. Mica starà nevicando?!
Il treno faceva quindici minuti di ritardo. Poco male, sono abituata a peggio. Già pensavo di dover scendere dal treno e sguazzare nella neve mentre a Pisa splendeva un bellissimo sole. Mi dirigo in facoltà con disinvoltura (ero già stata a Pisa qualche mese prima) preoccupata di aver fatto dieci minuti di ritardo all’incontro. L’aula era completamente buia. Avrò mica sbagliato stanza?
Sede? Orario? Giornata? Ricontrollo la mail, era tutto giusto. Ma allora dove sono i professori, i collaboratori, i miei nuovi colleghi? In portineria non sapevano niente, a dir la verità non sapevano nemmeno che ci fosse un incontro. Esco, nervosa, perché mi sono svegliata così presto?
Fuori della facoltà, con il mio trolley rosa in bella vista, provo a contattare l’organizzatore dell’incontro. Inizio a fare la brillante con una signora che si stava fumando una sigaretta: “Mi son detta: vengo a Pisa che son più organizzati. Tanto valeva che continuavo a studiare a Roma“. Cinque secondi dopo scopro che è una mia nuova prof.ssa. “Ci vediamo a settembre” mi dice.
Oops! Vabbé, il motivo principale per il quale mi trovavo a Pisa era cercare una stanza. Prendevo annunci da più di un mese; dovevo aver passato in rassegna tutte le possibili soluzioni abitative. Avevo ben undici appuntamenti in quella giornata, uno ogni mezz’ora. Ma prima passiamo dal b&b. Un posto molto carino in piazza delle Vettovaglie (carino dentro perché in quella zona li, vicino all’Arno, dà un pò tutto di malandato..la puzza di fogna poi regna sovrana). Il b&b era molto simpatico però, adesso che ci penso, la tipa mica mi ha fatto la ricevuta quando ho pagato! Il primo appuntamento lo avevo alle 13. Mi ero preparata da casa riso con carote, zucchine e tonno.
il giorno della mia laurea con Flavia
Avevo tempo per rinfrescarmi un pò prima di vedere la prima stanza. Cosa succede? Non esce acqua dal lavandino. Nooooo. Mi spiegano che la città di Pisa aveva avuto problemi a causa del congelamento delle tubature. Pensavo che la tipa mi volesse fregare, ero già pronta a chiedere almeno dieci euro indietro, però effettivamente sul sito del comune dicevano che c’era stato quel problema li. Esco.
Da questo momento in poi fino alle 19 è stato un susseguirsi di corsette (odio arrivare in ritardo) e di…brividi! Non per il freddo ma perché le case erano veramente in situazioni pietose. Ero abbastanza preparata a quello che avrei potuto vedere ma non fino a quel punto.
Appartamenti sponsorizzati da Eau d’Onion, inquilini invisibili, mobili che se fossero stati del dopoguerra sarebbero almeno d’epoca, ragazze che con due coperte addosso mi dicono che i termosifoni sono perfettamente funzionanti, camerette comunicanti con altre, muffa e prezzi esagerati. Dopo sei ore ero super demoralizzata, ma dovevo vedere l’ultima casa. Per fortuna the last wasn’t the least. Un’atmosfera e un’ambiente gradevoli, tre ragazze tutte del sud, tutte coetanee. Certo, a Roma corro subito da Ikea per cercare qualcosa che colori un pò la mia stanza. Sono soddisfatta. Era troppo tardi per raggiungere la mensa universitaria e prendere la cena. Cosa mangerò? Ci sarà un sushi bar a Pisa? Sii. Proprio vicino casa! Ordino il mio sushi sashimi mix ed edamame e scappo al b&b.
La mattina dopo qualche fiocco di neve cadeva, quindi decido di prendere il primo treno per la Capitale dove la neve non mi avrebbe mai raggiunta. Venerdì mattina su facebook molti miei amici postavano foto di Roma Nord sotto la neve. E’ inutile che continuano a dire che Roma e la neve non si incontrano.
Sono tre anni che nevica almeno un giorno. Ma chi si immaginava un’evento simile? Ne ha fatta tanta, tanta. Un mio amico diretto a Pescara è rimasto fermo a Carsoli su un autobus per 31 ore. Io sono uscita solo sabato mattina per fare un pò di spesa. Naturalmente non si poteva prendere la macchina quindi mi sono imbaccuccata, ho preso la busta blu di Ikea e son partita. Arrivata al market, avendo rischiato parecchie volte di scivolare, trovo l’inizio della terza guerra mondiale.
Tutto il quartiere e limitrofi erano lì a fare provvigioni. Pasta, scatolette, detersivi, pannolini per il bebè che sarebbe nato dopo sette mesi. Riempio la busta e rimango alla cassa ben venti minuti. Per fortuna che c’era un signore (che aveva preso solo broccoletti) con il quale affronto tematiche importanti tipo “non esistono più le stagioni di una volta”. La busta pesava davvero tanto. Nessuno più che dia una mano ad una ragazza in difficoltà al giorno d’oggi! Beh, è da quella mattina li che non esco. Anzi, sono uscita ieri sera sul balcone per spalare la neve (ordinanza del sindaco).
Tanti pensieri in queste giornate dolce far nulla. Per esempio: “Se mi facessi i capelli come Lucrezia Lante della Rovere? Chi sarà il suo parrucchiere? 500 euro? No grazie”. Essenzialmente tre cose fatte: capi di lana lavati a mano in acqua fredda, iniziato il libro della Swan “Un diamante da Tiffany” e provato lo scrub alla rosa di Sabon che ha donato lucentezza e morbidezza alle mie mani gelide.