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Non sono una vera intellettuale, perché la tv mi piace. La guardicchio, anzi, la guardo, anzi, per dirla tutta, qualche volta seguo con passione anche delle immonde schifezze. A volte invece la guardo solo perché ci sono le figure che si muovono, senza preoccuparmi veramente di quello che sta scorrendo sul video: quando sono stanca vanno bene pure le aste dei mobili stile impero, con inserti a cammeo intarsiato in cui Napoleone ha un profilo rigorosamente berlusconiano.Poi ci sono le cose che mi piacciono e che guardo con passione. Mi piacciono i film, però quelli con almeno 4 stellette, quelli di registi importanti o con attori importanti. E poi ci sono le serie tv, e qui sono esigente: quelle italiane decisamente non mi piacciono; sono sempre troppo sdolcinate e piene di moralismi ipocriti che proprio non sopporto. Mentre invece devo confessare che sono una fanatica di CSI che inseguo per tutti i palinsesti televisivi. Ma non è finita: proprio la settimana prossima ricomincia una serie che mi piace molto. Ebbene sì: sono una affezionata telespettatrice del dr. House! Anche questo è americano , lo so, ma non so che farci, mi piace e lo guardo. Secondo molta parte della critica, sarebbe la versione cattiva e politicamente scorretta di ER. In effetti lì c’è un Pronto Soccorso zeppo di medici che i pazienti, più che guarirli, li adottano. Non gli basta prescrivere le cure giuste, devono anche risolvergli la vita, compartecipare ai drammi delle loro esistenze. Sono buoni, buoni, buoni. Problematici, sofferenti e ancora buoni. Un po’ sfigatelli, anche, molto spesso, ma quel tanto che basta per impietosire il pubblico. Sono i medici che ognuno di noi spera di incontrare all’ospedale quando stai male: educati, precisi, sensibili. Parlano per ore, si interessano della storia dei pazienti, filosofeggiano e psicologheggiano.
Il Dottor House no.
House è il primario del dipartimento di Diagnostica della clinica universitaria di Princeton. Siamo in America, e si vede, perché, pur essendo primario, è scandalosamente figo, sotto ai cinquanta e in rotta con il sistema, cosa in Italia impossibile, perché qui il primario di un reparto similare avrebbe come minimo settant’anni, una pancetta prominente e ricoprirebbe quel posto solo a patto di aver leccato tutti i politici e gli amministratori presenti nel raggio di centinaia di chilometri.Inoltre il dottor House è cattivo. Nel senso di tagliente, insopportabile, maleducato, egocentrico, drogato ed infelice. E dichiaratamente ateo. Di quel bell’ateismo incazzoso che non si limita a tralasciare la religione come cosa che non interessa. No, la prende di petto: non crede in Dio ma questo non vuol dire che non ci possa litigare.Mi ricordo di una puntata di parecchio tempo fa nella quale il dr. House si deve confrontare con un giovane predicatore che, a quanto pare, è stato in grado di far andare in remissione un cancro ad una paziente ricoverata in oncologia. House non ci crede, naturalmente, mentre i suoi assistenti, più possibilisti, quasi quasi sono disposti a gridare al miracolo. Ma House non demorde. Ristudia cartelle, affastella esami su esami, usa la sua lavagnetta per le diagnosi differenziali come un segnapunti: a destra House e a sinistra Dio. E alla fine, dopo aver analizzato di nuovo tutto alla luce della razionalità medica, smonta il miracolo.Il dottor House crede nella medicina e nella scienza. Punto e basta. Le tac sono i suoi articoli di fede. Guarda i suoi pazienti come criceti da laboratorio, tratta i suoi collaboratori come strumenti. Se Sherlock Holmes si fosse laureato sarebbe stato House. Del resto Conan Doyle creò il suo Holmes proprio basandosi sulla figura di un suo ex professore di medicina, che, grande diagnosta, era in grado con una sola occhiata di capire non solo di che malattia soffrisse il paziente, ma anche che mestiere faceva e cosa aveva mangiato a colazione.
L’America è quel paese dove i predicatori in tv fanno spettacoli con le guarigioni in diretta, e dove i teocon citano la Bibbia per giustificare i bombardamenti. È il paese dove una percentuale altissima di cittadini dichiara di credere in Dio. Poi però produce anche telefilm come “Doctor House versus God”, titolo originale della puntata che ho appena raccontato.
In Italia, terra dove Ratzinger, la Curia e gran parte dei nuovi atei devoti tuonano contro il razionalismo trionfante e il relativismo culturale che ormai controlla la società la puntata è stata mandata in onda, ma il titolo è diventato il più tranquillizzante “Il dottor House e Dio”. Che sembra descrivere un incontro fra vecchi compagni di college, non uno scontro ai punti sul ring come era nell’originale.
Ma del resto noi in Italia quando descriviamo la classe medica in tv al massimo produciamo la Dottoressa Giò………che non è la stessa cosa.
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