Magazine Diario personale

Confessioni motivazionali

Da All_aria @all_aria
Ho perso il lavoro. In questi casi è così che si dice. Non la facciamo tragica, non lo è in fondo. Di lavori ne avevo due. Per vivere continuo a scrivere, solo con minore libertà. E, se ci pensiamo bene, al mondo c’è di peggio: c’è gente che neppure sa cosa vuole fare per campare. Io faccio parte di un’altra categoria del precariato, sempre malpagata ma appagante. Sì, perché a me il mio lavoro - seppure “smarrito” - piace. Fino a qualche tempo fa neppure avevo idea di quale fosse il mio destino. Lavoravo, guadagnavo, senza nemmeno un briciolo di entusiasmo. Questo finché, qualcuno lo sa bene, non ho deciso di mandare tutto all’aria e assecondarmi. Così l’anno scorso, più o meno di questi tempi, ho lasciato il precariato senza scrupoli per “dedicarmi” al precariato consapevole. E oggi mi ritrovo a casa, perché il mio debitor… ehm, volevo dire editore ha deciso di chiudere bottega. Nessuna crisi “mistica”, un lavoro (in testa) c’è e in quel senso continuerò ad insistere. Perciò no, non mi pento di aver fatto delle scelte e non ho intenzione alcuna di stare ferma a piangermi addosso. Ma, dato che il mio cinismo sta cagando fuori dal vasino, confesso di aver perso - oltre al tanto amato co.co.co. - la “connessione” con la mia parte più profonda, che continua a chiedermi spiegazioni. Io la lezione penso di averla fatta mia, mi dice di credere, di crederci sempre, specie quando tutto il resto sembra aspettarsi un tuo cedimento. Pertanto, lei e il mondo intero dovranno farsene una ragione: nella vita mi capita spesso di inciampare, ma altrettanto spesso poi mi rialzo...

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