Dopo le parole di Gianni Cuperlo, proseguiamo con le parole di Matteo Renzi nel confronto candidati Pd.
Sulla questione della legge elettorale, Renzi non ne vede una ideale, ma una che “garantisca la governabilità e dica di no all’inciucio”. I modelli elencati dal sindaco di Firenze sono tre: due sono mutuati direttamente dalle elezioni amministrative, con un doppio turno, come per i comuni al di sopra dei 15000 abitanti, o con un turno unico, dove chi vince governa, come per i governi sotto i 15000 abitanti. In alternativa rimane in campo anche il Mattarellum, con un premio di maggioranza del 25%.
Sul fronte del sostegno al governo Letta, Renzi stempera un po’ i toni che lo avevano visto protagonista di duna sorta di “ultimatum” a Letta dopo il cambio di maggioranza delle larghe intese. “Sei mesi sono sufficienti, i prossimi dodici saranno ottimi perché gli daremo una mano, noi come Pd”.
Sul tema del lavoro, Renzi spende parole soprattutto per le donne, mimando un’immaginaria conversazione con una persona di nome Francesca: “cara Francesca, sappiamo che l’Italia non ha posto in asilo nido: Lisbona dice il 3% ma siamo al 14%. Sappiamo che c’è un problema di stipendio. C’è problema di servizi, di orari. E la politica non si rende conto cosa significa per una mamma coordinare la gestione di una famiglia, spesso con un padre assente, con il lavoro. Francesca, ti dico che il Jobs act lo faremo con te e non senza di te”. Sul vincolo del 3% deficit/Pil imposto dall’Europa, Renzi dice che “lo possiamo superare”. L’Europa, secondo il sindaco di Firenze, è stata lasciata “in mando ai burocrati di Bruxelles, gli stessi che poi lasciano da parte il problema Lampedusa dicendo che è un problema italiano”.
Sulle vicende di Silvio Berlusconi, Renzi è perentorio nell’affermare che “per 20 anni la sinistra è stata subalterna a Berlusconi, si è fatta dettare l’agenzia da lui”. La ricetta di Renzi propone “una sinistra e un Pd che siano capaci di convincere e di pensare agli italiani e non a Berlusconi”.
Sul Partito Democratico e sulla vicenda delle tessere, Matteo Renzi ha dichiarato che “il Pd non è tesseropoli, per 2 o 3 casi discutibili sono passati per tesseropoli”, riferendosi ai 297mila italiani che sono andati a votare nelle primarie dei circoli. Il sindaco di Firenze ha detto anche che la magistratura farà il suo corso nel caso ci siano dei casi ancora aperti.
Sull’affido alle coppie gay, Renzi è il candidato “meno deciso” dei tre, assicurando di non avere nulla in contrario, ma dietro “precise garanzie” e appoggiando sul tema dei diritti civili una legge contro l’omofobia e ad una civil partnership.
Infine, i due personaggi individuati dal sindaco di Firenze per il pantheon del Pd, si sono fatti i nomi di Meme Auzzi e don Primo Mazzolari.