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CONFRONTOAlex: “Ciao Roberto, ho visto l’ultimo album di ...

Da Alxcoghephotographer
CONFRONTO
Alex: “Ciao Roberto, ho visto l’ultimo album di foto che hai pubblicato, e voglio farti i miei complimenti, sono tra le cose migliori che tu abbia mai fatto”!
Roberto: “Grazie Alex, tengo sempre in grande considerazione i tuoi pareri”.
A: “C’è soltanto una cosa non mi piace: nessuna foto ha un titolo, e questo è un difetto secondo me, il messaggio delle immagini così risulta incompleto,il titolo ci deve essere, fa parte integrante di una fotografia”.
R: ”Ma che dici Alex, le fotografie devono essere prive di titolo, devono parlare da sole; se ci fosse bisogno di un titolo significherebbe che ho fallito, che non sono stato capace di trasmettere il messaggio che volevo”! Io non devo condizionare chi le guarda.
A: “Eh no, non ci siamo. Il titolo non condiziona, ma serve a dare un’informazione in più a chi guarda la foto, serve a chiarire il punto di vista del fotografo, serve a veicolarne il messaggio, così chi osserva la foto parte da una posizione “informata” e poi, facendo leva sulla propria autonomia valutativa, confronta le proprie sensazioni con quelle dell’autore e si fa un’idea personale della foto”.
R: ”Continuo a non essere d’accordo, io non devo plagiare, io devo “dire la mia”, e poi che ognuno capisca quello che vuole, senza condizionamenti”!
A: ”Ma scusa, se noi consideriamo la fotografia come un mezzo di comunicazione (e di certo lo è), possiamo paragonarla ad un articolo giornalistico. E tu hai mai visto un articolo che non abbia un titolo? No! Anzi il titolo quasi sempre è fondamentale, introduce il testo e avvia ad una lettura consapevole, tanto è vero che è
sempre una parte dell’articolo molto studiata, pensata, e nelle redazioni ci sono degli specialisti “titolisti”
R: ”Ma è un confronto che non regge questo: il messaggio scritto è un messaggio complesso, che si sviluppa ampiamente con centinaia, migliaia di parole, mentre il messaggio fotografico è immediato, sferzante, globale, dice tutto in un colpo d’occhio, e deve essere autosufficiente, al massimo una didascalia (se serve) che informi sul luogo, l’occasione, la data della foto, come informazioni d’archivio.
A: “Questa è un’altra cosa, io non mi riferisco certo a un titolo didascalico, ma sostengo l’importanza di un titolo evocativo, ovviamente. Ti faccio un esempio: una delle tue foto ritrae un uomo, con aspetto e abbigliamento molto dimesso, all’angolo di una strada, in controluce, che sembrerebbe aspettare l’elemosina, mentre sul marciapiede ci sono tanti passanti (bello il “mosso”) che vanno di fretta.. Ecco, quella foto, secondo me, potrebbe intitolarsi “Miseria” trasmettendo un messaggio di testimonianza di povertà , ma anche “Verranno tempi migliori” veicolando un messaggio di speranza malgrado la situazione contingente del personaggio, oppure “Ero un dirigente” e sarebbe una denuncia sociale dei “nuovi poveri” rimasti senza lavoro ma non ancora in età da pensione, oppure “Indifferenza” evidenziando il menefreghismo della gente che passa, incapace di solidarietà e attenzione verso gli emarginati; e potrei continuare all’infinito….
R: ”E se io avessi voluto dire tutto questo”?
A:” Mi sembra difficile, perché alcuni dei messaggi portati come esempio msono addirittura antitetici, e comunque molto diversi tra loro, e tu non sei uno dalle idee confuse, di solito”
R :”Uhmmm, sei riuscito quasi a convincermi…..”
PS: il dialogo è immaginario, ma io….sono Alex.

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