Il presidente del Burundi Pierre Nkurunziza ha congelato un controverso accordo con un’impresa cinese, del valore di 200 milioni di dollari, dopo le proteste di alcune organizzazioni della società civile locale.
La Sino-African Trading and Investments Initiative Company avrebbe dovuto costruire un grande centro commerciale nella capitale Bujumbura, nello stesso luogo dove sorgeva uno dei più importanti mercati della città, bruciato due anni fa. La compagnia, registrata ad Hong Kong aveva ottenuto il terreno in concessione per 50 anni in cambio dell’8% dei ricavi netti dell’attività. Numerose realtà della società civile, con in testa l’Osservatorio per la lotta alla corruzione e alle frodi economiche, avevano però criticato l’accordo in quanto raggiunto senza tenere una gara d’appalto.
Gabriel Rufyiri, che guida l’Osservatorio stesso, aveva parlato di 1.500 associazioni pronte a scendere in piazza in rappresentanza di collettivi femminili, sindacati, partiti d’opposizione e altre realtà sociali, se l’accordo on fosse stato cancellato. Per discutere della vicenda si è anche tenuto un incontro tra i contestatori e funzionari dell’ambasciata cinese.
Ieri il governo ha ufficialmente sospeso l’accordo spiegando attraverso il portavoce Leonidas Hatungimana di averlo fatto “per impedire che chi protesta disturbi le elezioni”. In Burundi si voterà il 26 giugno per le presidenziali e Nkurunziza appare intenzionato a ricandidarsi sfruttando un’interpretazione della costituzione che, a parere dello schieramento governativo, gli permetterebbe un’ulteriore mandato. E sarebbe il terzo.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)