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Coniglio bianco in campo bianco

Creato il 17 aprile 2013 da Bernardrieux @pierrebarilli1
CONIGLIO BIANCO IN CAMPO BIANCOI tesori di tempo e di divinazione spesi per profetare riguardo al nuovo Presidente della Repubblica sono un autentico spreco. Non solo nessuno conosce il futuro, in particolare quando una votazione avviene a scrutinio segreto; non solo nessuno sa che cosa si dicono quelli che possono influenzare il proprio gruppo, ma perfino azzeccando il nome dell’eletto, nessuno può essere sicuro del suo comportamento successivo alla nomina. Il tempo a volte riserva sorprese. Oscar Luigi Scalfaro, cattolico militante, simbolo di moralità e di correttezza anche da Presidente della Camera, una volta divenuto Presidente riuscì a comportarsi in maniera tale che molti lo citano ancora come un cattivo esempio. Luciano Violante, che per anni è stato l’anima nera della fazione dei magistrati, oggi da quella fazione ha preso le distanze, tanto che qualcuno afferma che persino Berlusconi lo guarda con qualche considerazione. Forse piuttosto che sui nomi bisognerebbe soffermarsi sui temperamenti, più stabili delle idee: un uomo scialbo sarà scialbo per tutta la vita, mentre un uomo dall’animo fervente potrà rischiare, nella stessa vita, di divenire un santo o un eresiarca.
Anche a causa dell’enorme premio di maggioranza che il “Porcellum” ha regalato al Pd, questo partito dispone di uno strabiliante numero di deputati e bisognerà rassegnarsi ad avere ancora una volta un Presidente di sinistra. Dunque un uomo di parte: cosa essenzialmente contraria alla funzione che sarà chiamato a svolgere. A questa obiezione tuttavia qualcuno potrebbe rispondere acutamente così: “Ma se non fosse un uomo di sinistra, e fosse un uomo di centro o di destra, non sarebbe ancora di parte? non sarebbe la stessa cosa?” La risposta potrà sorprendere, ma no, non sarebbe la stessa cosa, salvo fosse un uomo della destra fanatica e fascistoide. Perché chi è moderato, chi è liberale, ha scelto una collocazione che fa a pugni col temperamento degli arrabbiati, dei radicali e dei rivoluzionari. Non fa parte di coloro che hanno un animo appassionato, fervente e zelante nella voglia di realizzare le proprie idee. Il moderato per temperamento è mite, gradualista, tendente al compromesso. Non è una persona pericolosa. Se non potessimo evitare di avere un Presidente di sinistra, a chi non appartiene a questa corrente rimarrebbe solo la speranza del temperamento. E in questo campo il modello più rassicurante è Giorgio Napolitano. Questo comunista di lungo corso, una volta al Quirinale, non è stato il peggiore dei Presidenti. Chi in occasione della Rivoluzione Ungherese lo ha giudicato molto severamente, non ha certo cambiato opinione – per certi crimini morali non esiste prescrizione – ma un po’ tutti hanno dovuto ammettere che l’uomo forse sarà rimpianto. Napolitano non è dunque (stato) un vero comunista? La risposta è che sì, lo è stato: ma per temperamento è un mite, uno che si allinea con la maggioranza per non mettere a repentaglio la carriera (pensiamo al 1956). È uno che riuscì ad essere Presidente della Camera per anni, senza mai sollevare polvere. In conclusione, a scanso di rischi, è meglio evitare di aggettivarne la personalità. Basti ricordare che Giuliano Ferrara arrivò a scrivere che sullo stemma di Napolitano ci sarebbe stato bene “un coniglio bianco in campo bianco”. Applicando questi principi alla competizione per il nuovo Presidente, risulta che tutto ciò che gli italiani moderati possono sperare è che si elegga un “coniglio bianco in campo bianco”. Non un piccolo Saint-Just come Zagrebelsky, non un polveroso ma mordace moralista come Rodotà, per non parlare di figure appartenenti al folklore dell’attivismo come Gino Strada, o di poeti senza contatti con la realtà come Dario Fo. Si può solo sperare che sia eletto qualcuno che sia interessato solo a se stesso e dunque al quieto vivere. In questo senso l’ideale è Giuliano Amato. Un uomo che, da braccio destro di Bettino Craxi, è riuscito ad accreditarsi come uno che non sapeva nulla di come il Psi (al pari del Pci e della Dc) mangiava a quattro ganasce estorcendo tangenti. Un uomo che, quando Craxi è caduto in disgrazia, ha echeggiato le famose parole: “Non lo conosco” (Luca 22, 57). Oltre tutto questo, conosce bene la macchina dello Stato, ha una lunga carriera di politico e riesce a tenere il ponticello degli occhiali in bilico sulla punta del naso. Che cosa si può chiedere di più? Gianni Pardo, [email protected] http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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