Il periodo del secondo conflitto mondiale è un momento della storia recente forse ancora troppo vicino e bruciante per ottenerne una visione lucida e obiettiva. A questo proposito, e per commemorare il Giorno della Memoria, proponiamo due libri di recente pubblicazione.
Il primo, “Il cattivo tedesco e il bravo italiano. La rimozione delle colpe della seconda guerra mondiale” di Filippo Focardi, mira a confutare gli stereotipi della memoria pubblica nazionale e di certa propaganda tendente a “oscurare le responsabilità italiane” per far prevalere “un’immagine autoassolutoria che ha addossato sui tedeschi il peso esclusivo dei crimini dell’Asse, non senza l’interessato beneplacito e l’impegno attivo di uomini e istituzioni che avevano sostenuto la tragica avventura del fascismo”. Un testo interessante che intende analizzare quegli avvenimenti da un punto di vista scomodo ma coraggioso.
Il secondo testo, “Credere, distruggere”, di Christian Ingrao, analizza l’attività del corpus intellettuale tedesco che teorizzò, pianificò e giustificò l’eliminazione di venti milioni di individui ritenuti di “razza inferiore”, cercando di capire “come questi intellettuali fecero a credere, e arrivarono a distruggere”. Il libro segue l’evolversi della propaganda nazista mediante un pianificato utilizzo del linguaggio e di argomenti funzionali alla causa antisemita. La constatazione di come una élite intellettuale, colta e preparata, sia stata capace, con metodo e pianificazione, di prestarsi alla creazione di un progetto di tale barbarie pone interrogativi a cui la società civile contemporanea non può e non deve sottrarsi.
Ricordiamo inoltre l’imminente uscita del film-documentario “L’ultimo degli ingiusti” di Claude Lanzmann, che si ripropone di riabilitare la figura del rabbino Benjamin Murmelstein, l’ultimo capo del Consiglio ebraico del ghetto di Terezin, e di scagionarlo dalle accuse di tradimento e collaborazionismo formulate dalla comunità ebraica. Il responsabile del trasferimento degli ebrei nei campi di concentramento, Adolf Eichmann, provava una sorta di rispetto nei confronti di Murmelstein, che lo aveva edotto sulla storia del popolo di Israele, tanto che una volta lo fece sedere alla sua stessa tavola – fatto impensabile per gli ebrei che dovevano servire e restare in piedi dietro ai commensali. Lanzmann intende dimostrare che fruttando il suo rapporto con Eichmann, il rabbino sarebbe riuscito a mettere in salvo centoventimila persone, se pure pagando un prezzo terribile con la propria coscienza: era stato delegato alla selezione delle persone da inviare al Lager.
MC