Questo è l’ultimo o penultimo post prima di una breve interruzione di 8-10 gg. (ma forse riesco a postare !) in quanto devo andare all’estero per una borsa di mobilità (long life learning) che credo sia l’ultima data l’età.
Il titolo mi è venuto in mente da alcune proposte e idee della Regione Lombardia e della provincia di Mantova. Quest’ultima peraltro, causa terremoto, a rinviato a settembre un incontro proprio sul tema.
La Regione Lombardia ha fatto qualcosa di serio sul come muoversi sull’agric. sociale. Ha cioè coinvolto tutti i soggeti stakeholders (le 4 organizzazioni professionali, le cooperative e loro centrali, fondazioni, enti morali) cioè chi in forma più o meno organizzata eroga servizi in ambito della cosiddetta fattoria sociale.
Altre Regioni hanno legiferato e ancora si aspettano regolamenti attuativi (tutto è pertanto sulla carta) qui invece si è proceduto a realizzare un questionario per sapere chi sono oggi le fattorie sociali, come operano, perchè e quali risorse hanno investito e dove l’hanno trovate.
Le organizzazioni così hanno sondato i propri soci, gli hanno parlato, gli hanno prospettato lo scenario di forte richiesta che verrà, data la crisi del welfare. Hanno evidenziato le competenze presenti , come le hanno acquisite o come potranno acquisirle, insomma si è sviluppato un interesse, una riflessione per orientare una possibile legge (teniamo presente che non esiste una norma quadro nazionale, come ripetutamente richiesto dal Forum Nazionale dell’Agr. sociale).
A me sembra un procedere giusto per capire, progettare e poi deliberare.
La provincia di Mantova invece su un bando di innovazione (mi sembra si chiamasse province giovani) svilupperà un sostegno professionale a chi vorrà intraprendere un servizo di multifunzionalità in ambito sociale. Mantova pertanto orienta, scalda i motori, in attesa della norma che definisce nella sua Regione il ruolo e gli eventuali incentivi o priorità della fattoria sociale.
L’azione mantovana è positiva in quanto ad un breve percorso formativo si affiancano esperti per alcuni mesi per costruire un businness plan sostenibile e nel frattempo l’impresa valuta le risorse interne e quelle che mancano.
L’innovazione va progettata con serietà e coinvolgimento altrimenti si rischia di cadere nella..moda!