Le potenzialità delle cellule staminali sono un argomento discusso in tutto il mondo: oggi vi proponiamo il podcast di un trasmissione radiofonica made in Sidney che analizza promesse e ostacoli da superare per le terapie con cellule staminali.
Se aspetti un bambino informati sulla possibilità di conservare le sue cellule staminali al momento della nascita! Clicca qui e scopri perché conservazione cordone ombelicale e cellule staminali possono rivelarsi importanti per la salute della tua famiglia.
A parlare dell’argomento è David Celermajer, Professore di Cardiologia al Royal Prince Alfred Hospital. Il podcast è disponibile sul sito della abc Sidney che vi linkiamo alla fine di questo articolo ma, per i meno anglofoni, ve ne offriamo un sunto in questo post.
Domanda dell’intervistatore (I): Le cellule staminali sono un incredibile strumento in ambito clinico, che però ancora non si traduce nella pratica clinica in molti casi.
David Celermajer (DC): penso che molte persone vedano le cellule staminali come qualcosa che si possa mettere in una provetta e da cui ricavare dodici ore dopo un cuore nuovo da trapiantare. In questo caso hai ragione: non siamo ancora a quel livello. Però vi sono molte terapia che di fatto sono già state impiegate in ambito clinico per il trattamento di numerose malattie.
I: Ok, iniziamo dalle cellule staminali: cosa sono?
DC: Le cellule si caratterizzano per due proprietà: la loro capacità di rigenerarsi continuamente generando altre cellule staminali e la capacità di differenziarsi in tutte le cellule del corpo umano, una caratteristica che è chiamata totipotenza.
I: Lei è cardiologo, ha trovato cellule staminali nel cuore di un individuo adulto?
DC: Ve ne sono, e la loro scoperta è stato un grasse passo avanti dal punto di vista medico perché precedentemente si era portati a pensare che il cuore non potesse rigenerarsi, ma la presenza di cellule staminali prova che la rigenerazione è possibile, anche se difficile, se riuscissimo a decuplicare il numero di cellule staminali presenti.
I: Come è possibile fare in modo che organi con una ridotta presenza di cellule staminali, come il cuore o il cervello, siano in grado di rigenerarsi?
DC: Questa è la sfida, capire come fare arrivare al cuore e al cervello le cellule staminali nella maniera migliore e, una volta li, come indurle a generare cellule del tessuto cardiaco o del cervello in modo da rigenerarlo. Questa è una delle grandi sfide scientifiche: riuscire a programmare correttamente le cellule staminali per questo compito.
I: Non si potrebbe semplicemente iniettare le cellule nell’organo da rigenerare, per esempio il fegato?
DC: Beh, se si procede così c’è una grossa probabilità che le cellule si differenzino in cellule del fegato, ma esiste il rischio che alcune di queste cellule non si regolino così e si comportino in maniera impropria.
Nel prosieguo dell’intervista, il professor Celermejer ci parla dei possibili rischi di rigetto e di come questi possano essere annullati dal trapianto autologo di cellule staminali. L’intervistatore sottolinea come alcuni membri della comunità scientifica siano entusiasti e molto fiduciosi in merito ai progressi della ricerca in questo ambito anche soltanto nei prossimi dieci anni e menziona HIV e Alzheimer come due patologie sulle quali si sta studiando una terapia basata sulle cellule staminali (una affermazione confermata anche dai nostri articoli relativamente al trattamento dell’hiv con cellule staminali e alla possibilità di trattare l’Alzheimer ). Il professor Celermejer esprime una posizione più cauta e precisa che lavorando sulle staminali adulte i progressi saranno probabilmente più lenti rispetto al lavoro che si sarebbe svolto con le cellule staminali embrionali.
Per ascoltare il podcast in lingua originale basta cliccare qui.
Fonte immagine: Fernando Candeias – Flickr.com