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E allora per Natale mi regalano questo libro, apro il pacchetto, Carlo M. Cipolla c’è scritto, Allegro c’è scritto, ma non troppo puntualizzano. Il Mulino, l’ha pubblicato.
Mi dico: a sfogliar Cipolla ci sarà da piangere, mi dico. Rido: solo io.
Ed invece è un libello geniale, quello di Cipolla, che riluce talmente tanto per brillantezza, arguzia, intelligenza che fosse stato Cipolla ad inventarsi il metodo per vestirsi à Cipolla, ch’è poi un metodo brillante, arguto ed intelligente invero, mi stupirei mica.
In Allegro ma non troppo c’è, nella seconda parte, quel saggio che magari conosci sulle Leggi fondamentali della stupidità umana, in cui con assi cartesiani, seni e coseni ti si spiega come la persona stupida sia quella che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita, ch’è una legge aurea almeno per tre motivi: motivo a, perché c’è una d eufonica dopo la o che son sempre belle cose; motivo b, perché riesci a capire come le ròbe che stanno nei quadranti a sudovest dei piani cartesiani, quelli tra le sei e le nòve, quelli in cui i valori di x e di y son negativi, son sempre ròbe malvagie; motivo c, ed ultimo, perché se non te ne fossi mai reso conto prima Cipolla t’illumina sul fatto che la stupidità è un po’ la feconda e verde vallata che s’estende tra le colline della sprovvedutezza e gl’impervi picchi della testadicazzitudine.
Ma se non siete stupidi, sprovveduti o peggi’ancora testedicazzo, è nella prima parte, oh la prima parte, che vi troverete davanti al capolavoro assoluto.
Io, per dire, non m’ero mai interrogato sul ruolo delle spezie (e del pepe in particolare) nello sviluppo economico del Medio Evo.
Ora, grazie a Cipolla, so che il pepe, quello che metti nel peposo, negli spaghetti cacio e pepe, nell’impepata di cozze, è il vero motore della storia marxiano.
Spiega, Cipolla, che col pepe va sempre d’accordo, che la caduta dell’Impero Romano sia da addurre di riffe o di raffe ad un’elevata predisposizione dell’aristocrazia dell’Urbe all’assunzione di piombo. Piombo nel vino, tubi di piombo, coloranti al piombo, medicinali a base di piombomina. Ed il piombo, si sa, rende sessualmente inappetenti. Ed un popolo sessualmente inappetente non copula. Ed un popolo che non copula non si riproduce, non cresce. E poi arrivano i barbari, che invece copulano abbestia. E ti fottono, i barbari. In tutti i sensi.
Ci vorrebbe, per tornare ad aver voglia di copulare, per togliersi dai maroni i barbari, del pepe. Ma il pepe ce l’hanno gl’arabi. E allora: bisogna fare le Crociate, così ci riprendiamo il pepe. Mica la Terra Santa: il pepe.
I crociati, nel dubbio che durante la loro assenza le donne loro trovassero rimedi più efficaci ed immediati dell’aspettare gl’uomini loro che portavano a casa il pepe, questa è storia, decisero di trincerare l’amore dietro una cortina di morigeratezza, e mica in senso metaforico: in senso metallurgico. In quegli anni, il settore fabbricolo registrò una rapida impennata. E non è tutto.
Perché poi in Oriente le battaglie per vincerle si son vinte, il pepe per circolare è tornato a circolare, ma ci son pure delle gran gnocche: saracene, arabe, siriane, roba che ti vien mica da pensare di tornartene a casa. Dove la moglie tua t’aspetta tutta asserragliata.
Epperò: alla moglie non fare sapere quant’è buono il cacio con il pepe. Che ad esser buono è buono. E a risvegliarti i sensi, te li risveglia. E lo si sa, una donna esuberante è un ottimo motore per l’economia. Tanto che i fabbri, circondati da cotanta abbondanza, capiscono che è il momento buono per mettersi a produrre chiavi. Perché con le chiavi chiavi. Senza chiavi, non chiavi.
Se oggi abbiamo così tanti Smith, Schmidt, Febvre, Lefebvre in giro per il continente, se esistono le rosse Ferrari ed i cioccolatosi Ferrero, orbene, nelle attribuzioni dei meriti, oltre a Cipolla: considera il pepe.
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