Io non c’ero, non sono una Fashion Icon, nemmeno una Fashionblogger, non ho un account su LookBook, (adoro LookBook) né posto quotidianamente un outfit da qualche parte. Però ho una passione, insana e rilassante, quella cioè di girovagare in rete. E tra le cose che adoro ci sono i siti di Streetstyle dall’appeal Nord Europeo e veramente internazionale. Però è risaputo la rete è un continuo rimando di link su link e a me piace un sacco saltellare qui e lì e di tanto in tanto mi ritrovo anche sui blog delle fashion signorine nostrane. Tali signorine la settimana scorsa sono state tutte attirate, come da una calamita, dalla Vogue Fashion’s Night Out. L’evento a me, che non non sono una Fashion Icon, nemmeno una Fashion blogger, non ho un account su LookBook, né posto quotidianamente un outfit da qualche parte, è parso più che altro una notte bianca come tante con la variante che ai negozi che sono più o meno in tutte le grandi città e che in queste occasioni restano aperti fino alle 23.30 si affiancava, per esempio, Stella McCartney.
Detto questo, nelle foto, perché si sa io non c’ero e non sono et cetera et cetera, ho visto piume, ho visto pellicce, ho visto capelli freschi di ferro, ho visto tante, troppe Vuitton Speedy, ho visto tacchi molte volte brutti e ho letto di signorine che si lamentavano per le caviglie doloranti. (Che le donne adorino i tacchi e se ne lamentino in egual misura è cosa giusta e risaputa, basterebbe ponderare quando ne vale la pena indossarli. Io, per esempio e sempre perché non sono una fashion blogger, in un’occasione del genere, sapendo di dover fare la coda per entrare in certi negozi, non li indosserei mai). E tutto, dicevamo, per una notte bianca e per del prosecco (buono il prosecco) gratis.
Mi è sembrato di vedere tante signorine (un po’ Totò e Peppino a Milano) che forse ammaliate dal nome Vogue si sono sentite costrette a dare il meglio di sé sfoggiando abiti e soprattutto un atteggiamento da invitate ancora single al matrimonio dell’amica che è riuscita a dire sì entro tempo massimo. Una certa ansia di apparire e ostentate che ha portato in molti casi a risultati ridicoli, tutte abbastanza standardizzate e uguali nonostante la sfacciata intenzione di risultare uniche. E mi piace pensare che uno a caso, diciamo Scott Schuman per esempio, uno che ha fatto tutto per primo e meglio di tutti, non avrebbe mai scattato loro una foto per postarla sul suo The Sartorialist
Poi vabbè, non c’ero, non sono una Fashion Icon, nemmeno una Fashion Blogger, non ho un account su LookBook, né posto quotidianamente un outfit da qualche parte.
foto:flickr