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Considerazioni sull’Energia Nucleare

Creato il 20 marzo 2011 da Obyinlondon

Considerazioni sull’Energia NucleareCi sono periodi nei quali i giornali non sanno veramente che notizie andare a pescare pur di vendere qualche copia. Non é il caso di queste settimane, dove gli eventi di scala internazionale (tutti destinati a finire nei libri di storia) hanno decisamente lasciato sia i giornalisti che gli amici da bar con un vasto ventaglio di argomenti da discutere ed analizzare.

Abbiamo la tragedia giapponese che si sta consumando sotto ai nostri occhi giorno dopo giorno, e le riflessioni che ci fornisce sono tantissime: la prima é che la natura é una forza incredibile e spietata che non guarda in faccia a nessuno.
Sappiamo anche che i giapponesi sono un popolo con un grandissimo spirito di patriottismo e – gli storici contemporanei lo sanno bene – che ha sempre dimostrato di saper uscire dai disastri umani o naturali con un ancora piú forte spirito di progresso. L’Economist stesso, con il tipico spirito d’analisi inglese, dice giustamente che “ove c’é gente che muore ci sará qualcuno che quantificherá il danno in denaro” (infatti l’hanno fatto loro) ed ipotizza anche che questa tragedia potrebbe fornire alla stagnante economia giapponese la spinta di cui aveva tanto bisogno per ripartire: i cittadini spaventati e legati da una tragedia come un immenso terremoto, un’alluvione senza precedenti, ed una minaccia nucleare, non hanno paura a prestare denaro ad un governo al quale si stringono attorno e verso il quale nutrono fiducia (almeno loro); ed un paese da sempre basato sul commercio interno non impiegherá molto tempo a rigenerarsi fino a tornare al punto di partenza, come farebbe il corpo umano con una ferita. Questo é certo almeno quanto il fatto che la cittá di Fukushima verrá ricostruita piú in fretta de L’Aquila (10 mesi soltanto per iniziare le opere di ricostruzione).

Il disastro alla centrale nucleare di Fukushima ha anche riaperto in tutto il mondo il dibattito su come l’energia nucleare possa essere tanto utile quanto pericolosa; questo a mio parere a ragione, dato che parliamo di un’energia sviluppata prima per scopi militari e poi per uso domestico.
Dopo l’incidente in questione Angela Merkel ha provveduto a tempo di record a chiudere sette vecchie centrali, che soltanto pochi mesi prima erano pronta ad estendere la data di pensionamento di altri 10 anni (potere degli indici di gradimento vicino alle elezioni).
A questo si sono accodati gli Stati Europei, e persino l’America, che oramai da tempo stanno virando la mentalitá in fatto di energia verso risorse rinnovabili e meno rischiose. Dico “quasi” perché c’é l’eccezione di un paese in Europa (almeno geograficamente) che, come uscendo dritto dagli anni 70, paventa a spada tratta che il futuro é dell’energia nucleare, che le centrali sono sicurissime, che non c’é motivo di preoccuparsi – piú o meno le stesse cose che si dicevano prima di Chernobyl.
Tutte ció che produce energia é potenzialmente pericoloso, il discorso sarebbe identificare i rischi e concordare sul buon senso nell’accettarli, non nel negarne l’esistenza, altrimenti noi cittadini finiamo con il pensare (malignamente?) che i politici che pubblicizzano il nucleare hanno interessi di altro tipo dietro alla costruzione delle centrali.

Dopotutto un referendum in Italia c’é giá stato, e mi sembrerebbe incredibile partire in quinta con la pianificazione e la costruzione delle centrali senza prima interpellare i cittadini per constatare se hanno cambiato opinione; ma dato che ora il nuovo referendum ci sará (e probabilmente il nucleare passerá), sará divertente capire quale regione italiana vorrá una centrale nucleare vicino a casa, quando per un inceneritore si fermano treni a rivoltano cittá. E poi, con quali soldi esattamente si vogliono costruire queste nuove centrali? E poi, se le prime centrali sbucheranno tra vent’anni, siamo sicuri che tra vent’anni il nucleare sará ancora il futuro? E l’Italia non era un paese ad alto rischio sismico?

Nel Regno Unito ci sono al momento diciannove centrali nucleari attive, e queste producono il 20% dell’elettricitá nazionale; ma la mentalitá generale sta rapidamente cambiando: il parlamento scozzese ha giá messo in chiaro che non verranno costruite nuove centrali nel suo territorio, e si impegna a smantellare le centrali esistenti entro il 2023 per diventare “nuclear-free”. Le cose non vanno diversamente in Galles, dove un progetto per una centrale di nuova generazione é stato rispedito al mittente dall’assemblea governativa, e lo stato costituente ha dichiarato che ogni progetto per nuove centrali verrá rifiutato.
Un sondaggio del 2005 dell’agenzia britannica Deloitte (il piú grande fornitore di servizi professionali al mondo) ha evidenziato che soltanto il 36% dei cittadini britannici é favorevole al nucleare, mentre il 62% vorrebbe che il governo si impegnasse maggiormente a fornire energia prodotta da risorse rinnovabili.
Tutte queste cose spingeranno il governo a rivedere le proprie politiche in fatto di nucleare, e man mano che il tempo passa e nuove tecnologie vengono scoperte, credo sará evidente a tutti che il rinnovabile é il prossimo “passo” nel cammino dell’evoluzione dell’uomo; tutto sta nell’identificare quando questo passaggio sia effettivamente fattibile. Per il momento il governo britannico incentiva i privati a generare la propria elettricitá, ad esempio installando pannelli solari sui tetti delle proprie case (con aiuti statali), ed entro il 2020 si é impegnato a produrre almeno il 15% dell’energia totale tramite fonti rinnovabili.

Per questo saltare ad occhi chiusi sul carro del nucleare senza prima analizzare bene i pro ed i contro mi sembra avventato ed irrazionale – specialmente in un paese che ha la fortuna di avere molto piú sole del Regno Unito.


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